Lockout Day 2013: il silenzio dei poveri
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Maria Giovanna VarasanoLa recente commemorazione del Lockout del 1913 a Dublino ha avuto il merito di rappresentare le ingiustizie sociali dell’Irlanda del passato. Ma nessuno ha parlato della povertà dilagante oggigiorno in Europa.
Sabato 31 agosto molte persone si sono radunate a O’Connell street nel centro di Dublino per partecipare alla commemorazione di Stato del centesimo anniversario del Lockout del 1913. Al temppo, nella capitale irlandese, lavoratori appartenenti ai sindacati furono licenziati da datori di lavoro senza scrupoli, decisi ad annientare il nascente organismo che rappresentava gli impiegati. L’evento è stato organizzato per solidarietà nei confronti di coloro che in passato si sono battuti per i diritti sociali.
CHE ALLEGRA COMPAGNIA!
O’Connell street, a Dublino, è stato il luogo ideale per tutti coloro che amano le rappresentazioni storiche e i costumi d’epoca. A volte sembrava di assistere a una performance all’aperto di Sherlock Holmes. C’erano spettacoli musicali, letture da parte di importanti attori irlandesi, una ricostruzione del Lockout del 1913 con personaggi agghindati con costumi del tempo e i giornali storici pieni di fotografie di lavoratori in calzoncini corti, donne con buffi cappelli e poliziotti fuori moda con uniformi antiquate. Proprio un’allegra compagnia, vero?
Si è riflettuto molto sul passato ma ci sono state poche riflessioni sul presente. Nessun discorso significativo da parte dei politici e pochi confronti tra la situazione sociale dell’Irlanda prima dell’indipendenza del 1913 e dopo la crisi del 2013. Gli eventi sono stati commemorati con un minuto di silenzio che è stato più eccessivo che solenne. Alcuni hanno paragonato la passione del passato con l’apatia attuale, Paddy Malone, uno spettatore proveniente da Islandbridge ha rimarcato: "distribuiamo le nostre conoscenze sulla crisi finanziaria nei pub, ma non lottiamo per i nostri diritti come hanno fatto i nostri antenati".
Il passato è un altro paese
È vero, la città di Dublino nel 1913 era, per molti versi, ben lontana dalla moderna capitale di oggi. Le condizioni degli alloggi erano pessime e, a quel tempo, erano considerate le peggiori dell’occidente europeo. In città, le famiglie che vivevano in una sola stanza erano 20.000 e la tubercolosi dilagava tra i poveri.
Furono proprio queste condizioni spaventose a segnare l’inizio di una politica socialista radicale, in una nazione originariamente conservatrice e dominata dalla chiesa cattolica. Jim Larkin e James Connolly, i fondatori della Irish transports e della General workers union, che erano stati alla guida dei lavoratori nell’industrializzata Belfast, cominciarono a organizzare sindacati di lavoratori a Dublino per migliorare le loro condizioni sociali. Quando i facoltosi datori di lavoro, capeggiati dal potente magnate dell’industria pubblicitaria William Martin Murphy, licenziarono circa 300 lavoratori nel luglio del 1913, lentamente Dublino cadde nel caos e nelle più totale povertà. Le violenze della polizia causarono tre morti e la bancarotta portò altre persone prematuramente alla tomba. Nel lontano 1914, gli operai, sull’orlo della miseria, ritornarono a malincuore ai loro posti di lavoro e firmarono documenti in cui si impegnavano a non iscriversi ai sindacati.
Lo sciopero ebbe fine, ma la gente fu radicalizzata, politicizzata e si affermò saldamente il principio della solidarietà. Nonostante le critiche al vetriolo dei media, la ribellione degli operai e la loro giusta causa catturarono l’immaginazione degli irlandesi.
La povertà del passato può essere difficile da digerire. Era più cruda, più estrema. Il romanziere inglese Leslie Poles Hartley scrisse: "the past is a different country". La situazione dei lavoratori nell’Europa del 2013 è molto diversa da quella del 1913, ma due aspetti sono costanti: la povertà è ancora dilagante e pochi privilegiati guidano la società, i media e l’economia.
rimanere in silenzio
Dall’inizio della crisi finanziaria, una povertà reale, concreta e disperata è riapparsa in Europa. 120 milioni di persone sono a rischio di povertà o di esclusione sociale e 50 milioni vivono in un nucleo familiare in cui nessuno ha un lavoro. Coloro che affermano che la povertà del ventunesimo secolo è soggettiva devono considerare due statistiche: nel nostro continente 43 milioni di persone sono incapaci di procurarsi il cibo per nutrirsi adeguatamente e almeno 4 milioni di persone sono senza dimora.
Ma non è solo la disoccupazione che ha consolidato la povertà in Europa. La sottoccupazione e la bassa qualità dei posti di lavoro si sono diffusi in quanto i datori di lavoro sfruttano persone disperate e disposte a qualsiasi tipo di occupazione. Alcuni sono tagliati fuori dal sistema e altri vi sono intrappolati. A Berlino, "capitale dell’economia", è risaputo che alcuni giovani lavorano per mezzo euro l’ora.
Oggi, la povertà a Dublino, come in molte città europee, non è così evidente come nel 1913. Se diamo una rapida occhiata a Connelly street, vediamo ragazzi che bevono bibite analcoliche e fissano i loro i-phone. Ma la povertà è in agguato, confinata negli angoli, nei vicoli bui e nei cassonetti dei rifiuti. Sappiamo che è lì, ma non facciamo niente. Siamo troppo felici di rimanere in silenzio.
Video Credits: Irish Congress of Trade Unions/youtube
Translated from A 21st century lockout: social injustice in Ireland