Lo Zimbawe sull’orlo dell’abisso
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Ottavio Di BellaQualunque ruolo abbia giocato un tempo il Regno Unito come colonialista nello Zimbawe, è oggi corretto che ‘interferisca’ in quella disperata situazione. Non si tratta di neocolonialismo, ma riguarda la sicurezza dei diritti umani di base e della democrazia per il popolo dello Zimbawe. Tali sforzi dovrebbero provenire da ogni parte: localmente e internazionalmente.
Glenys Kinnock MEP ci dice perché.
Assistiamo ad un evidente e pietoso dramma nello Zimbawe poiché in milioni muoiono di fame e l’HIV falcidia la popolazione, riducendo le aspettative di vita a 37 anni. La mia previsione è che questo paese, che sunziona come un feudo privato, si sta dirigendo verso lo scioglimento.
In tutta l’Africa, individui coraggiosi stanno metendo a dura prova il diritto della loro sovranità per continuare a portare avanti il proprio potere senza cercarne l’autorità nella popolazione. Il popolo del Kenia ha mostrato ch’è davvero possibile recuperare i propri diritti attraverso le urne, come nelle elezioni generalie nel dicembre del 2002. La gente dello Zimbawe ha anch’essa il diritto di chiedere la democrazia ed una fine ai loro disagi e alla loro sofferenza. Le elezioni in Zimbawe rappresentavano un momento importante per la comunità internazionale. Il processo elettivo, già profondamente incrinato, venne reso ancor più aspro da una lgeislazione di stampo draconiano, volto a sopprimere ogni dissenso e a smantellare le strutture democratiche rimaste in piedi. Non sorprende che in questo clima, e con le prove di una crisi montante, gli osservatori inglesi siano stati costretti a decidere che ‘giocare in questo modo’ non sarebbe stato né assennato né giusto.
Questa crisi non è una crisi territoriale, come Mugabe vorrebbe farci credere. E’ invece con tutta chiarezza, una crisi di legittimità, caratterizzata da un’assenza di leggi, da un cattivo governo e da un regime che ignora la volontà della gente per proteggere un sistema cinico di asservito al patronato.
Un effetto terribile e tragico della tirannia di Mugabe è stato le scarsità di cibo che ha toccato metà della popolazione dello Zimbawe. Disperazione estesa e incertezza regnano.
E’stato valutato che la popolazione dello Zimbawe dovrebbe aggirarsi approssimativamente attorno ai 14 milioni. Un recente censimento ebbe a rivelare che la popolazione è scesa a 10.4 milioni. Queste cifre rivelano quanta gente abbia lasciato lo Zimbawe – spesso per andare a vivere in campi di lavoro nei paesi confinanti. Lo Botswana non è capace di affrontare il flusso massiccio di immigranti illegali, e sta rispedendo indietro 1.600 persone ogni mese in Zimbawe. Almeno un milione Zimbawaiani sono morti a causa dell’AIDS. Il 35% di tutti gli adulti (approssimativamente due milione di persone) è infettato con l’HIV o l’AIDS – soprattutto le donne. E i morti di AIDS stanno aumentando, specialmente nelle aree dove il cibo viene negato alla popolazione. Ci sono 75.000 orfani che rappresentano il 15% di tutti i bambini dello Zimbawe. E ancota TB, malaria e le altre infezioni esplodono nelle aree urbane e rurali. Il 65% della ragazze che dovrebbero nadare a scuola non ci va. Livello alto di mortalità infantile la cui origine è chiaramente da riferirsi alle privazioni e alla povertà.
Una causa di questa fame estrema è originata dalla confisca delle terre ai coltivatori bianchi, visti come i rappresentanti dei vecchi padroni coloniali britannici. Ma tutto quello che n’è seguito è stato solo lo smantellamento del settore agricolo commerciale senza un efficae sostituzione con alcun’altra modlità di produzione di cibo. L’ONU ha definito queste misure come “insostenibili” ed asserisce che senza di esse, le conseguenze della siccità dello Zimbawe sarebbero state contenute. Un altro fattore che ha contribuito è stato la politica del regime di fissare i prezzi a livelli antieconomici, ed il loro rifiuto di permettere al settore privato di importare granoturco.
Solamente il 50% della terra che è stata un tempo coltivata viene adesso utilizzata – e le riserve di semi e di fertilizzanti sono scarse. Più di 100.000 braccianti hanno perso il loro lavoro e versano in stato di bisogno.
In più, è evidente che a coloro che non possono mostrare una scheda di appartenenza al partito dominante viene negato il cibo dalle organizzazioni controllate dal regime. Il settore commerciale legato agli approvvigionamenti è amministrato dallo ZANU-PF e a tutt’oggi essi pattugliano le importazioni di cibo e permette agli ufficiali di partito di ottenere, come dice il Gruppo Internazionale di Crisi, “profitti nel racket della rivendita”. I ‘Green Bombers’ (la milizia di giovani di Mugabe) e i sedicenti veterani di guerra montano il panico e il terrore nelle code per il cibo. Sanno che qualunque cosa facciano la loro impunitù resta garantita.
In tutta la storia coloniale, la sete di democrazia, di pace e di sicurezza è stato un processo inarrestabile e la gente dell’Africa si è preparata sempre più a ergersi e a combattere per quei diritti. Sono stanchi dei vecchi leader di liberazione, che trattano l’ufficio come un bene personale, e che usano argomenti e tattiche appartenenti ad un’altra era.
Il fallimento dell’Africa, in termini generali, di mettere ordine in casa propria, mette in pericolo la prospettiva di un’interruzione col passato.
Allo stesso modo, l’Unione Europea deve adesso confermare chiaramente e rafforzare la sua determinazione per imporre ‘sanzioni economiche intelligenti’, e prendere ulteriori misure coercitive contro il regime di Mugabe. Noi dobbiamo, a mio modo di vedere, estendere le sanzioni che hanno come bersaglio quegli uomini d’affari responsabili del finanziamento del regime dello ZANU-PF, ivi inclusi i beneficiari principali della concussione e della corruzione. Si potrebbe anche considerare l’ipotesi di portar via il diritto a risiedere in Europa ed anche l’accesso ai membri delle relative famiglie al lavoro, alle nostre scuole e alle università. È anche tempo di chiamare per nome e di ricoprire di vergogna coloro che cospirano ed agiscono in collusione con le attività dello ZANU-PF. Il che potrebbe includere il metter in mostra gli azionisti, le banche e le maison finanziarie che hanno supportato il regime.
Il Commonwealth, inoltre, dovrebbe sospendere pienamente lo Zimbawe finchè lo ZANU-PF continua a fasri beffe dei principi della Dichiarazione di Harare. Ci sono le altre misure che potrebbero essere prese e finchè la situazione continua a deteriorarsi, ogni ipotesi dovrebbe essere esplorata – inclusa la possibilità di un boicottaggio sportivo e culturale.
Il Governo britannico ha messo in piedi una coalizione internazionale vasta contro il regime di Mugabe e capisce chiaramente che si dovrebbe registrare più movimento da parte dei vicini dello Zimbawe. Bisogna seguitare a proteggere l’integrità delle sanzioni e bandire agli Zimbawiani dovunque e in ogni caso, l’ingresso nell’Unione Europea ogni volta vi sia la discrezionalità per far così.
Lo Zimbawe è realmente importante. Ha le credenziali per comportarsi come un motore per sviluppo regionale e per lo sradicamento della povertà. Così come stanno le cose, lo Zimbawe si sta impoverendo e sta destabilizzando la regione. L’Africa meridionale ne tiene la chiave e si dovrebbe ammettere che la liberazione si è tramutata in tirannia. Ciò ch’è necessario è una leadership intenzionata a costruire il futuro – non lo zelo eccessivo di leader ossessionati dai fantasmi del passato, o quanti preferiscano il simbolismo politico alla povertà della loro gente. La realtà è che il regime di Mugabe rappresenta esso stesso il brutto passato dell’Africa.
Translated from Zimbabwe on the Brink