Lo sport basco: dalla campagna alle Olimpiadi
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Elena BorghettiI Paesi Baschi hanno una ricca tradizione sportiva. Tra passato e futuro, nazionalismi e globalizzazione, la sopravvivenza dei suoi sport tradizionali sembra assicurata. La testimonianza di una basca che ci racconta il suo Paese attraverso lo sport.
Il linguista George Steiner ha recentemente dichiarato: «Il basco è una lingua misteriosa, strana e potente. Forse è per questa ragione che alcuni baschi non riescono ad accettare il mondo esteriore». Le affermazioni provocatorie di Steiner, secondo il quale lingue “strane” darebbero origine a popoli ottusi, bizzarri e disorganizzati, hanno scatenato le ire delle minoranze linguistiche spagnole. La verità è che in quest’epoca di omologazione fittizia e appiattimento le stranezze non possono che essere le benvenute. A patto però che la diversità culturale e linguistica dell’Europa –sport incluso – venga rispettata, anche quando produce europei ottusi.
I baschi sono veramente così strani?
Steiner ci ha omaggiati con tutti questi “complimenti” senza prima aver conosciuto gli sport tradizionali della campagna basca: gli herri kirolak (sport popolari in euskera, la lingua basca), caratterizzati per la forza, l’abilità e la destrezza che richiedono. Le origini di questi sport risalgono, nella maggior parte dei casi, al lavoro quotidiano nei campi. I più conosciuti sono forse gli aizkolaris (tagliatori di tronchi), gli harrijosatzailes (sollevatori di pietre), gli idi-probak (trascinatori di pietre per buoi), e i segalariak (falciatori). Esistono anche altri sport più diffusi a livello internazionale, come la soka tira, o tiro alla fune, che ha una federazione nazionale e che prese parte persino alle prime Olimpiadi moderne. Bisogna ammetterlo: gli herri kirolak suscitano da sempre un sorrisetto malizioso, e si prestano bene all’immagine stereotipata del basco rozzo. Ma prendiamo in considerazione anche il rovescio della medaglia: convertire il lavoro agricolo in una forma di sport significa che i baschi non solo sono dei grandi lavoratori, ma sono anche dotati di un grande senso pratico. Al giorno d’oggi è impossibile conciliare sport e lavoro senza l’aiuto economico di uno sponsor. L’affare si complica se aggiungiamo gli ostacoli di un’epoca in cui il concetto di ozio, considerato una mera perdita di tempo, non era nemmeno contemplato.
I baschi quindi, non avendo altra alternativa se non quella di lavorare, decisero che sarebbe stato meglio allenarsi durante le ore lavorative e sfoggiare le loro abilità in occasione di feste patronali e popolari. Noi basche poi, che ci vantiamo di vivere in una società matriarcale, abbiamo incoraggiato lo sport ingannando i nostri mariti, che ogni domenica puntualmente ci facevano trovare tutto il prato falciato.
La pelota basca, lo sport più gettonato
Lo sport nazionale per eccellenza, e quello che suscita il più grande entusiasmo, è senza ombra di dubbio la pelota (sport che consiste nel lanciare una palla contro un muro tramite una racchetta, ndr). I Paesi Baschi hanno partecipato con questo sport a diverse Olimpiadi, e hanno anche una federazione nazionale riconosciuta a livello mondiale. Le sue origini si perdono nella storia, ed esistono persino alcune leggende che narrano di personaggi mitologici che giocavano a pelota con delle pietre. In tutti i villaggi baschi, grandi o piccoli che siano, esiste un muro (frontón) dedicato appositamente alla pratica di questo sport. Ne esistono differenti varianti: pelota a mano, in cui la palla viene lanciata direttamente con la mano, menzionata anche in alcune cronache medievali; la pala, dove si utilizza una racchetta di legno per lanciare la palla contro la parete, ed evitare così grandi sofferenze; e la spettacolare cesta punta, praticata con una specie di cesta a forma affusolata dove la pelota viene riposta e poi lanciata a gran velocità contro la parete. Quest’ultima variante viene praticata anche in Francia, Messico, Filippine e Stati Uniti. A Miami, dove ne vanno letteralmente pazzi, si possono trovare parecchi sferodromi (impianti chiusi per la pratica di questo sport, ndr) chiamati jai alai (l’allegro gioco).
I Baschi, come lo testimoniano numerose vicende storiche, sono famosi per essere sempre stati degli eccellenti marinai. Le estropadak sono delle imbarcazioni a remi un tempo utilizzate per la pesca, e successivamente evolutesi nell’attuale variante sportiva. Le regate, un tempo precluse ai pescatori, hanno conquistato attualmente uno status professionale. La gara più antica ed importante è quella della Bandera de la Concha, disputatasi per la prima volta nel 1979. Le regate riscuotono inoltre un grandissimo successo non soltanto nei Paesi Baschi, ma anche nelle montagne cantabriche, a nord della Spagna. Per secoli noi baschi abbiamo convertito il lavoro in sport. Nel Ventunesimo secolo invece facciamo esattamente il contrario: lo sport è diventato un lavoro. Il Governo Basco ha organizzato persino delle Olimpiadi di Herri Kirolak: il destino di questi sport sembra essere così garantito.
E ora basche invece non abbiamo più qualcuno che falci l’erba per noi, perché i ragazzi di oggi preferiscono dedicarsi al calcio, allo sci, alla pallacanestro, o al più raffinato golf. Ma questo non ha più molta importanza dato che, grazie alla crisi immobiliare, non abbiamo più nemmeno un giardino.
Translated from El deporte vasco: del campo a sus propios Juegos Olímpicos