Participate Translate Blank profile picture
Image for Living library: non giudicare i libri dalla copertina

Living library: non giudicare i libri dalla copertina

Published on

Torino

La biblioteca vivente è un'attività con lettori e libri. Che, però, sono persone in carne ed ossa e che raccontano la loro storia in prima persona. Per combattere le discriminazioni e abbattere i muri degli stereotipi.

I libri non si giudicano dalla copertina – e nemmeno dal titolo. Anche quando tale titolo è, volutamente, provocatorio. Come 'l'immigrato musulmano', o 'lo zingaro gay': titoloni da giornale, più che da libro, che prendono alla pancia il pregiudizio ed evocano stereotipi più o meno gradevoli in ciascuno di noi. Ma le persone – quelle vere, di carne, sogni e passato – sono molto più delle etichette che si trovano appiccicate addosso.

Ed ecco che, per conoscere queste persone e queste storie “al di là del titolo” nasce la biblioteca vivente, un'attività riproposta da ormai una quindicina d'anni in tutti i Paesi d'Europa. A Torino, l'ultima si è tenuta domenica 24 gennaio in Piazza Castello, all'interno di una serie di eventi e flash mob della campagna “Attenti a NON ripetere” e organizzata in occasione della Giornata della Memoria.

Marta Gianello Guida, la presidente dell'associazione Giosef Unito, ci spiega: "La biblioteca vivente nasce proprio per opporsi al razzismo e alle discriminazioni attraverso il dialogo e il confronto". Per chi non avesse mai partecipato, gli elementi sono quelli di una qualunque biblioteca, con i suoi bibliotecari (lo staff) e la sala di lettura (delimitato da gazebi o strisce colorate). Unica diffeenza: si fa in piazza, e chiunque può fermarsi a leggere. E che, beh, i libri ci parlano nel vero e proprio senso della parola: “si tratta di persone che, a partire da un aspetto della propria identità, si danno un titolo e raccontano la propria storia.”

Libri che parlano

Ai passanti viene proposta una lista di libri (i cui titoli, come gli esempi all'inizio dell'articolo, sono decisi dai libri stessi) e, quando hanno scelto quale voglio leggere, vengono accompagnati dai "libri viventi". "L'obiettivo – prosegue Gianello Guida – è quello di contrastare la discriminazione e di far riflettere le persone sugli stereotipi e la differenza fra un gruppo e le persone singole". Durante la "lettura", il lettore può chiacchierare e porre domande a quelle categorie di cui, magari, ha tanto letto sui giornali ma che non incontra nella vita di tutti i giorni. Con l'idea che, più si conoscono le persone, meno facilmente si cade nella trappola della discriminazione: "noi non vogliamo certo convincere o far cambiare idea alle persone, quanto piuttosto dare ai libri uno spazio di parola che solitamente non hanno".

Ci sono, come in tutte le biblioteche, delle regole. Il punto fondamentale è la costruzione di uno spazio sicuro fra lettore e libro per permettere quell'interazione che non è facile nella vita di tutti i giorni. I lettori, quindi, possono fare tutte le domande che vogliono, ma il libro può decidere di non rispondere in caso non si senta. Nonostante i libri siano infatti persone formate ad affrontare domande personali e complesse su se stesse e la propria identità, infatti, gli episodi spiacevoli possono capitare, anche se, "in quasi dieci anni di esperienza – sottolinea Gianello Guida – si contano sulla dita di una mano e hanno quasi tutti a che fare con l'orientamento sessuale". Reazioni morbose, aggressive o addirittura fuori luogo, come proposte sconvenienti ad alcuni libri. Per fortuna, anche lo staff è formato per intervenire e tutelare il libro dai suoi lettori.

"Preferisco pensare ai tanti episodi belli, però. Ne ricordo sempre uno con piacere. Facevo il libro, quella volta, e il titolo aveva a che fare con l'orientamento sessuale. La lettrice era un'insegnante armena che esordì dichiarando che le persone omosessuali erano malate. Dopo aver parlato, quella ragazza mi ha raccontato che la storia della malattia le era stata insegnata così e che aveva sempre creduto fosse vero. Ha anche detto che, da allora, avrebbe raccontato ai suoi studenti in Armenia di questo incontro e di cosa avesse appreso. E l'idea di aver permesso, nel mio piccolo, un cambiamento nelle scuole di un altro paese, è forse la conquista più grande".

Ed è il motivo per cui la biblioteca vivente è stata accolta e inserita in una giornata, come quella per la Memoria, in cui insieme al ricordo per ciò che è capitato conta l'impegno nell'educazione e nell'istruzione per far sì che ciò non capiti più.

Per maggiori informazioni, contatta la rete Biblioteca vivente in Italia all'indirizzo [email protected]