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Liars, il futuro del post-punk è elettronico

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Patrizia Galletti

Cultura

Alla vigilia del loro concerto a Parigi, lo scorso giugno, i musicisti del trio americano Liars - eccentrici quanto divertenti - ci hanno raccontato il sesto capitolo della loro epopea. E i retroscena di un'enigmatica svolta elettronica.

Incontro con un gruppo affascinante, che chiacchiera di capanne nel bosco e preziosità grammaticali, a metà strada tra Britney Spears e i Radiohead, a pochi giorni dalle due tappe italiane, a Bologna e a Milano.

Inizio anni 2000. Il rock ribolle nella Grande Mela straziata. È qui che debuttano i Liars. Il trio, composto da Angus Andrew (voce e chitarra), Aaron Hemphill (basso) e Julian Gross (batteria), ci consegnava allora una delle dimostrazioni più appassionate di post-punk con "They Threw Us All in a Trench and Stuck a Monument on Top". Un decennio più tardi, e sei album alle spalle, i tre americani, adepti della sperimentazione in pista, si concedono una (ennesima) svolta. Elettronica. L'intervista per Cafebabel.

cafebabel: "WIXIW" è il sesto album in dodici anni. Come nasce questo disco?

"Proprio in questi giorni stiamo lavorando con Britney Spears"

Angus Andrew: "WIXIW" ha segnato una vera e propria rottura con il nostro modo di lavorare. Io e Aaron ci siamo isolati in una minuscola capanna nel bosco per comporre. Questo ci ha obbligati a confrontare le nostre idee fin dall'inizio, a condividere le nostre riflessioni: era allo stesso tempo stimolante e molto più complicato, perché è stato necessario negoziare, imparare a esporre le nostre idee anziché buttarci a capofitto nella direzione voluta! Ma alla fine, sapere che tutti sono sulla stessa barca e soprattutto d'accordo con te è molto più rassicurante…

cafebabel: è stato difficile l'approccio alla musica elettronica?

AA: All'inizio sì, abbiamo dovuto acquisire i mezzi tecnici, leggere manuali di software per imparare a controllare le macchine, gli strumenti e i loro suoni. Senza contare l'incertezza che circondava questo progetto. Questo album ha rappresentato una sfida per noi. Eravamo sulla soglia dello smisurato universo della musica elettronica, a noi sconosciuto, a chiederci in che modo ci saremmo integrati e sentiti finalmente a nostro agio.

cafebabel: ecco, com'è iniziata questa svolta elettronica?

AA: C'è più di una strada che ci ha condotto all'elettronica. È un cammino che non avevamo mai esplorato e che avevamo voglia di scoprire, per vedere cosa veniva fuori utilizzando strumenti diversi da quelli che avevamo maneggiato finora. Fare musica attraverso il computer ci è molto piaciuto, ci siamo sentiti come bambini in un negozio di caramelle: con tutti quegli strumenti a portata di dita!

Aaron Hemphill: Lo scopo era proprio questo. Avvicinarci all'elettronica per metterci alla prova e non servirci più di attrezzature con cui non ci sentivamo più a nostro agio.

cafebabel:È qualcosa che cercate di fare a ogni nuovo album, mettervi alla prova?

AA: Cerchiamo ogni volta di provare cose nuove. Ci diverte il fatto che la sperimentazione abbia un significato diverso per ognuno di noi. Per quanto ci riguarda, questo può anche voler dire cimentarsi con qualcosa di più 'tradizionale', più commerciale, come un brano per Britney Spears. Per noi è sperimentazione allo stato puro!

cafebabel:È un indizio per il vostro prossimo album…?

AA: Proprio adesso ne stiamo discutendo con lei. Abbiamo scritto alcune tracce per il suo nuovo disco (ridono).

cafebabel: Tornando a voi, i mass media, e in particolare la nota emittente americana, Radio NPR, ha definito, nel suo sito, "WIXIW" come “il migliore album dei Radiohead dopo Kid A". Siete d'accordo con questo confronto?

AH: Li rispettiamo e li apprezziamo come musicisti, ma il loro sound non ci ha mai influenzato. Quello che ci piace dei Radiohead è il coinvolgimento, il fatto che la musica sia così importante per loro. Penso che il fatto di produrre un album decisamente elettronico dopo un periodo rock possa determinare questi confronti… ma non abbiamo mai voluto fare un album che somigliasse a "Kid A"!

cafebabel: In ogni album si riconosce l'impronta “Liars". Come la definireste?

AA: C'è sempre il riferimento a sensazioni molto intime, come la tensione, la preoccupazione, il timore, il nostro o quello degli altri.

cafebabel:La cover dell'album è molto scura ed enigmatica. Di preciso, cosa significa il titolo?

"Questo album ha rappresentato una sfida per noi, l'accesso all'universo dell'elettronica"

AA: È un titolo che Aaron (il bassista, ndr) aveva dato a una delle canzoni sulla quale lavorava. Quando ci ha mostrato questo simbolo, ne abbiamo sentito subito la forza. Siamo stati sedotti sia visivamente, che dal modo in cui si pronuncia. “Wish you" ricorda qualcosa di semplice, di universale e di comune ma allo stesso tempo indeterminato, aperto. Si può augurare il meglio come il peggio a qualcuno, ed è questa incertezza ad averci convinto.

cafebabel: Dopo New York e Berlino, Los Angeles.Avete un'idea del vostro prossimo terreno di sperimentazioni?

AA: Ci siamo resi conto solo di recente che eravamo rimasti abbastanza a lungo a Los Angeles da comporci due album, e che, senza averlo fatto apposta, abbiamo seguito il ritmo di tutte le altre città in cui abbiamo vissuto: due album a New York, due a Berlino, due a L.A. Forse è arrivato il momento di lasciare Los Angeles (ridono)!

AH: A momenti sentiamo la necessità di essere in un luogo dove poterci mettere alla prova, a volte invece dove poter essere completamente liberi da ogni influenza esterna. Non credo che una città tranquilla sia sempre migliore di un luogo più aggressivo. Puoi avere bisogno a un certo punto di sentire pericolo, è qualcosa di puramente istintivo per la scrittura. Una volta decisa la direzione del prossimo album, sarà questa a dirigerci, alle Isole Figi o a Baltimora.

Foto: immagine principale e cover © IVOX music (immagine © Zen Sekizawa) Nel testo: immagini © pagina Facebook dei Liars Video: themutechannel/YouTube

Translated from Post-punk : Liars de rester inclassable