L’honest broker che vi sorprenderà
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Contrariamente ai proclami di Prodi, Barroso brilla per pragmatismo. C’è più di un motivo (politico) per pensare che andrà più lontano del suo predecessore italico.
Dipinto da tutti - nella migliore delle ipotesi - come un honest broker o - nella peggiore - come un re Travicello, manipolato dai governi nazionali di questa o quella capitale, le dichiarazioni di intenti di Barroso sono state più realistiche e – spesso – più sensate di quelle del suo predecessore, Romano Prodi.
La magra eredità di Prodi
Cinque anni di “governo” Prodi hanno ridotto la credibilità ed il peso politici della Commissione ai minimi storici. L’istituzione che aveva da sempre trascinato tutti verso una più profonda e più ampia integrazione politica, a volte addirittura in senso federale, ha praticamente rinnegato se stessa, svolgendo un ruolo assolutamente marginale nel corso dei lavori della Convenzione sul futuro dell’Europa. Basti pensare al progetto di Costituzione battezzato “Penelope” e naufragato nell’indifferenza.
La competizione con Washington sul commercio internazionale, magnificamente interpretata da quello splendido tecnocrate chiamato Pascal Lamy, avrà scaldato i cuori di qualche benpensante, ma non ha fatto che rafforzare – anziché diminuire – le spinte protezioniste da ambo le parti. Oggi Unione europea e Stati Uniti anziché aprirsi sembrano sempre più costruirsi fortezze fatte di acciaio e sussidi agricoli, di cui fanno le spese i più poveri tra i paesi in via di sviluppo.
E poi le indimenticabili parole della ex commissaria alla cultura Viviane Reding che in più di una occasione ha lodato la Cina come esempio di diversità culturale, gettando al macero le decine di rapporti inviati a Bruxelles da molte ong che lamentavano la repressione e la sinizzazione forzata di intere regioni come l’East Turkestan ed il Tibet.
Se c’era un modo per attraversare i cinque anni più intensi della storia europea dalla fine della seconda guerra mondiale senza lasciare nessuna traccia positiva, nessun appiglio, la-commissione-che-si-voleva-governo (vedi articolo) lo ha centrato, in pieno.
Democrazia e atlantismo: la svolta di Barroso
La Commissione Barroso deve ancora dimostrare tutto. Ma poche ore dopo il voto di fiducia del Parlamento europeo, in una intervista alla Bbc, il neopresidente Barroso seppelliva gli anatemi con cui la Commissione Prodi era solita bollare chi - come i cittadini irlandesi – si rendevano colpevoli di bocciare liberamente un Trattato incomprensibile come quello partorito nell’insonnia di una notte nizzarda. Stando alle dichiarazioni, per Barroso se uno o più referenda dovessero bocciare il Trattato “costituzionale” di Giscard, sarà molto più utile porsi e porre ai dirigenti europei un problema politico piuttosto che condannare la libera scelta di una consultazione popolare.
Sui rapporti transatlantici Barroso sembra aver compreso che la dottrina tutta neo-gollista del multilaterismo propugnata dal duo latino Prodi-Solana nell’ultimo quinquennio è di segno contrario alla logica stessa che ha portato alla creazione dell’Unione europea. Quando si tratta di risolvere i grandi problemi del nostro tempo, dai disastri ambientali al terrorismo, dallo sviluppo sostenibile alla riduzione della povertà, l’Europa non può seriamente pensare o efficacemente agire da sola, ma ha bisogno di collaborare con gli Stati Uniti. La conclusione necessaria, ma non scontata, di queste analisi è la prospettiva degli Stati Uniti d’Europa e d’America propugnati, ad esempio, dal Partito Radicale Transnazionale, di un mondo occidentale unito nella difesa e nella promozione dei diritti fondamentali, della libertà e della democrazia. Per ora, in questa Europa, lontano da Marte e Venere, è importante constatare che per il nuovo presidente della Commissione non c’è più spazio per pesi e contrappesi, ma solo per la capacità e la volontà di risolvere i problemi del nostro tempo.
E’ un approccio pragmatico, dunque, ma non privo di ideali, quello scelto da Barroso. Mentre sfumano le dichiarazioni di “impegno” (tradurre “engagement”) quasi sartriano di una commissione-che-si-voleva-governo, ma che è stata incapace di governare anche solo se stessa, la nuova Commissione dichiara pochissimo, è l’antitesi dell’antiamericanismo, agisce in una discrezione in cui tutti vedono debolezza e sottomissione. Speriamo che, oltre le dichiarazioni, Barroso ci convinca nei prossimi cinque anni con le sue scelte che – come ricorda il giornalista Enrico Rufi - per qualcuno, anche in questa impossibile Europa, ha ancora un senso aver ragione con il buon senso e il pragmatismo di Camus, piuttosto che torto con l’esistenzialismo velleitario di Sartre.