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L'Europeismo tradito e il populismo che avanza. (opinione)

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Luca Arcari

Nel Parlamento Europeo si avvicina l'elezione del Presidente dell'assemblea. La battaglia si fa sempre più accesa, e per l'ambita poltrona c'è chi è disposto a sacrificare i propri valori.

“La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, […], e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale.”

Dal Manifesto di Ventotene di A. Spinelli e E. Rossi, 1944.

Il quadro politico attuale vede la forte crescita dei movimenti populisti in tutto il mondo. La crisi economica, la frustrazione dettata da condizioni di vita che tendono mediamente a non migliorare e una distribuzione delle ricchezze sempre più disomogenea è probabilmente il substrato di cui si nutre e che accresce la rabbia del “popolo”, su cui queste forze si basano. Ed ecco allora i vari Trump, Orban, Farage, Le Pen, Grillo, Kaczyński, Petry e molti altri. Politici che guidano gruppi numericamente sempre più importanti, detenendo già il potere o preparandosi a conquistarlo correndo da possibili vincitori le prossime elezioni nei rispettivi paesi. Tutto l’insieme non è affatto rasserenante, ma non inaspettato. Già Altiero Spinelli oltre 70 anni ne parlava chiaramente nel Manifesto di Ventotene, destra e sinistra erano due distinzioni che sarebbero venute a cadere; la vera linea di divisione politica avrebbe separato chi aveva come orizzonte politico e spazio di discussione quello internazionale, in primis europeo, e chi invece avrebbe cercato le risposte rinchiudendosi nell’ambito nazionale. “Make America Great Again”, “Britain First”, “Padroni a Casa Nostra”: i movimenti populisti di oggi sono i totalitarismi nazionalistici di ieri e si posizionano evidentemente da un lato della barricata, quello che oggi definiremmo il fronte “eurofobico” o “euroscettico”.

Dall’altra parte del fronte, dice Spinelli, dovremmo trovare le forze europeiste, divise da alcuni valori (per esempio “il maggiore o minore socialismo da istituire”) ma accomunate dalla visione dello spazio politico del loro agire: l’Europa. A quanto sembra però, le idee di Spinelli non sono oggi condivise da tutti gli attori del fronte europeista (o presunto tale). Recentemente si è appreso di trattative in atto tra il partito euroscettico italiano “Movimento 5 stelle” e gli europeisti di “ALDE” (Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa) per una confluenza dei primi in quello che attualmente è il quarto maggiore gruppo politico al Parlamento Europeo. Convergono in qualche modo i loro diversi diversi ideali e posizioni sull’Europa? Probabilmente no, come anche non convergevano gli ideali del Partito Popolare Italiano e di altre formazioni liberali minori con quelli del primo governo Mussolini da loro appoggiato dopo la marcia su Roma del 1922. Dall’unione dei deputati il gruppo diventerebbe tuttavia il terzo per ampiezza, e potrebbe esserci chi, turandosi il naso, accetterebbe i “grillini” per accrescere il peso di ALDE in seno all’assemblea, alla vigilia dell’elezione del nuovo Presidente. E forse è proprio l’elezione dell’importante carica, a cui mira anche il leader belga di ALDE Guy Verhofstadt, ad aver avvicinato i due gruppi che fino a qualche mese fa si scambiavano parole non certo lusinghiere. Ma cavalcare l’onda del malcontento popolare sperando di sfruttarla è un esercizio di equilibrismo rischioso, e la probabilità di essere disarcionati è molto alta. Questa non è una strategia vincente, e la storia ce lo insegna.

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