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L’Europa scommette sull’Irlanda

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Adriano Farano

Davanti al Parlamento Europeo, Bertie Ahern ha fatto subito capire che la Presidenza irlandese vuole riconciliare l’UE divisa. Un progetto ambizioso, ma fino a che punto realistico?

Col tasso di crisi europee che cresce più vertiginosamente dell’euro, riuscirà la nuova Presidenza dell’UE a risolverle tutte? Oppure cercherà di limitare i danni, per poi passare la patata bollente all’Olanda a giugno? L’ambiziosa agenda messa a punto dagli irlandesi lascia intendere la loro determinazione a lasciare il segno durante questa presidenza. Troppo irrealistico? Forse, ma...

I miracoli di Santo Bertie

All’indomani del discorso del Taoiseach (Primo Ministro) irlandese davanti al Parlamento Europeo, l’impressione comune è che l’Europa sia attanagliata da un problema insormontabile. Figuriamoci, in nemmeno sei mesi, Ahern vuole rimettere in moto l’agenda di Lisbona (che mirava a fare dell’UE l’economia più competitiva del mondo), messa a punto nel 2000 ma poi praticamente abbandonata. E persino rilanciare i negoziati sul trattato costituzionale naufragati durante la Presidenza italiana nel dicembre scorso a Bruxelles. Impresa quantomeno ardua. Se si pensa alla durezza con la quale si sono saldati. Ricordate? Francia e Germania da un lato e Polonia e Spagna dall’altro: d’accordo su tutto tranne che sulla questione più importante, il sistema di voto. Well, dopo tutto, l’Irlanda è non è il paese dei santi e dei miracoli?

E, come se non bastasse, l’Irlanda ha messo in agenda un vasto programma di giustizia e affari interni nel tentativo di assicurare più sicurezza agli europei e di migliorare le relazioni tra l’UE e la comunità internazionale.

Last but not least, altri due eventi centrali avranno luogo durante la Presidenza irlandese: l’adesione ufficiale di dieci membri il 1° maggio e il lancio dei negoziati per determinare il prossimo budget comunitario settennale.

Diplomazia dietro le quinte

Con tutto quel che già bolle in pentola, quanto potrà essere decisivo Mr. Ahern? Leader del partito di centro-destra Fianna Fáil fin dal ’94 e Taoiseach dal ’97, il cinquantaduenne Ahern è forte dell’immagine di “uomo del popolo”: un signore terra terra che ama ancora bersi una pinta nel suo pub sotto casa (e una volta lo ha persino fatto con un Presidente degli Stati Uniti!). La sua popolarità era al massimo alla fine dei primi cinque anni alla guida del Paese, quando riuscì a strappare un secondo mandato – cosa mai vista dal lontano 1969. Da quel momento in poi la sua popolarità è gradualmente calata sotto l’onda degli scandali politici e di una drammatica caduta della crescita economica irlandese. In questo contesto, con una buona performance alle redini dell’Europa, Bertie Ahern potrebbe riguadagnare credibilità in Irlanda e migliorare la sua reputazione a livello continentale. Un motivo in più per accelerare in questo senso.

Ahern è noto come un abile negoziatore che gode di ottime relazioni con gli altri leader europei. I suoi metodi diplomatici da “dietro le quinte” saranno pure in linea con l’andazzo attuale nell’UE, ma l’apparente disinteresse che lo caratterizza a essere messo sotto i riflettori non è da tutti. Soprattutto quando si guarda ai suoi predecessori.

L’ottimo bilancio delle sue precedenti presidenze, insieme a una reputazione di paese pragmatico, focalizzato sulla costruzione del consenso, sulla soluzione dei problemi e sull’importanza delle relazioni internazionali dovrebbe favorire il successo dell’Irlanda su molti fronti. Che poi questo debba tradursi in un accordo sul trattato costituzionale, nessuno può dirlo. Si accettano scommesse!

Translated from Europe bets on Ireland