L'Europa ha bisogno di una rivoluzione pacifica
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Eugenio CollinassiLe elezioni valide per il rinnovao del Parlamento europeo europeo si terranno tra soli 2 mesi, a maggio 2014. L'Europa però è ancora in crisi e i cittadini sono esasperati dalle difficoltà economiche. Perché dovrebbero recarsi a votare? Cafébabel propone un articolo di opinione.
“I politici hanno la tendenza a rimandare le decisioni difficili", dice il professor Loukas Tsoukalis, titolare della cattedra di Integrazione Europea all'Università di Atene e Presidente della Fondazione Ellenica per la Politica Estera ed Europea (ELIAMEP).
la crisi in matriosche
Tsoukalis descrive la crisi economica come una serie di matriosche: la più grande è rappresentata dalla bolla dei mutui sub prime esplosa nel 2008; poi viene la crisi europea che ha dimostrato i pericoli legati a una moneta unica senza istituzioni di supporto; infine, vengono i problemi fiscali nazionali affrontati dai singoli Stati membri. “Ora la festa è finita”, dice Tsoukalis. Ma chi pagherà il conto?
Ci sono stati errori e sbagli sia a livello nazionale che europeo. L'Ue ha mandato in fumo il lavoro di un intero decennio e, come ripete Tsoukalis, “saremo fortunati se riusciremo a ritornare ai livelli di crescita e pil del 2007, entro il 2016”. L'Ue ha sottovalutato le conseguenze dell'austerità fiscale e in particolare le divisioni che così ha creato tra gli Stati membri.
sull'orlo di una crisi di nervi
La qualità della vita della popolazione greca è diminuita drasticamente nei 3 anni durante i quali è stata soggetta alle dure misure di austerità (2009-2012). Ora, lo Stato ellenico si piazza all'ultimo posto per disuguaglianza nei salari e livello di soddisfazione della vita nell'Ue. I tassi di disoccupazione sono ancora a un livello inaccettabile e ostacolano la crescita e lo sviluppo. Non importa quanto fosse buona la situazione degli Stati membri prima della crisi: tutta l'Eurozona sta soffrendo le conseguenza di una gestione sbagliata.
Le società sono sull'orlo di una crisi di nervi. Mentre continuiamo a restare intrappolati in un circolo vizioso di austerità e recessione – i salari diminuiscono e le tasse aumentano – il rischio di disordine sociale aumenta. Eppure, la maggioranza delle persone in Europa è ancora favorevole all'Euro, perché ha paura che la situazione potrebbe peggiorare tornando alle valute locali. È cio che Tsoukalis descrive come un "equilibrio del terrore".
Un nuovo accordo
L'Europa ha bisogno di una “rivoluzione pacifica”, dice Tsoukalis. Per far sì che le nazioni e l'Ue escano dalla crisi, ci sono molti cambiamenti da intraprendere, sia a livello nazionale che europeo. L'Ue ha bisogno di "un nuovo grande accordo" per cambiare il suo approccio alla gestione delle crisi e per "sfuggire alla mentalità del gioco a somma zero che ha prevalso tra creditori e debitori, tra Nord e Sud".
Tsoukalis sostiene che la sfida più grande che l'Ue si trova ad affrontare è riuscire a "guarire in modo attivo", senza spostare la polvere sotto il tappeto, ma dando il via a un'attiva e sostanziale crescita. La crisi ci ha ricordato che l'Ue non si basa su un struttura stabile a cui fare riferimento. “L'Euro non sopravviverà senza nuove basi politiche ed economiche”. Un'unione bancaria e una un'Unione Economia e Monetaria più forti saranno vitali per arrestare il declino.
"UN ATTO CORAGGIOSO, UN ATTO COSTRUTTIVO"
C'è sempre meno fiducia nell'Europa. La gente non si fida più del sistema politico e ciò ha spianato la strada al ritorno del nazionalismo, filosofia secondo la quale ogni Stato dovrebbe guardare prima ai propri interessi. Questa dinamica si riflette anche nelle società: la gente sta diventando sempre più egocentrica e meno preoccupata per il bene comune.
Ma questo non è il momento di combattere da soli. C’è bisogno di una forte alleanza tra gli Stati membri dell’Ue che possa amplificare il prestigio, lo status e il potere del Vecchio continente nel mondo globalizzato.
Il perdurare della crisi ha però anche rinvigorito il dibattito europeo. Qual è l’idea di futuro che abbiamo in mente per l’Ue? La questione non è se si voglia “più" o "meno" Europa, ma se sia possibile crearne una migliore. Le elezioni parlamentari europee di maggio 2014 offrono ai cittadini un'occasione per far sentire la propria voce e per concretizzare le parole di Robert Schumann: "Non è più una questione di parole vane, ma di un atto coraggioso, di un atto costruttivo".
Translated from Europe needs a peaceful revolution