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l'Europa di Emma Bonino

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Tra federalismo e ribellione, la leader dei radicali si confessa

Intervista ad Emma Bonino

Emma Bonino, ex Commissario Europeo ai tempi di Delors, è oggi euro-parlamentare e leader della Lista Bonino, movimento politico italiano collegato al Partito Radicale Trasnazionale.

Personalità storica e, al tempo stesso, anomala del mondo politico italiano, si è distinta per il suo impegno a favore di importanti referendum come quello sullaborto che hanno accompagnato la lenta modernizzazione della società italiana.

Nel momento in cui ha concesso questa intervista a café babel, Bonino aveva appena terminato un drammatico sciopero della fame per protestare contro lesclusione del suo partito dal dibattito mediatico precedente le elezioni politiche italiane. Elezioni che avevano decretato lesclusione della Lista Bonino dal Parlamento italiano. (link ad Emma Bonino)

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CAFE BABEL: Signora Bonino, lIrlanda ha appena bocciato, a sorpresa, il Trattato di Nizza. Quali sono, in questa prospettiva, le riforme istituzionali che lUnione Europea dovrebbe, a suo avviso, adottare soprattutto in vista dellallargamento ad est?

BONINO: Sono convinta del fatto che il Trattato di Nizza non sia stato un grande risultato: per quanto mi riguarda, tutta la struttura che prevede è tra il macchinoso e linefficace. Credo invece che bisogna partire proprio dal voto irlandese per dichiarare alto e forte delle verità che non si sono volute dire: se lallargamento è davvero un grande progetto, allora lUnione dovrebbe dedicarvi una parte più importante delle sue energie: politiche e finanziarie.

Da un lato, infatti, ridisegnare gli equilibri di un bilancio europeo sul quale grava per ben il 50% una politica protezionista e anacronistica come quella della Politica Agricola Comune, pare un inattaccabile tabù. Dallaltro, a forza di evitare gli scontri, la cultura del compromesso ad ogni costo azzera i contenuti del dibattito sullEuropa e non dà spazio ai veri problemi. Stiamo allargando un grande mercato, o stiamo costruendo lEuropa? Questa domanda non ha ancora avuto risposte. E nessuno vuole arrischiarsi a dire cosa pensa davvero dellEuropa: basti pensare alla dichiarazione di Jospin sulla Confederazione delle Nazioni, concetto incomprensibile e volutamente oscuro. L'unico che ha avuto il merito di proporre un progetto serio è stato Schröeder, col quale condivido in particolare lidea che lUE sia dotata, secondo il principio della sussidiarietà, di competenze limitate ma davvero esclusive.

In questo senso non nascondo che lunico modello che vedo esemplare è quello del federalismo americano: e non mi importa nulla di essere definita amerikana. Del resto sia Jean Monnet che Spinelli hanno sempre guardato alle istituzioni dOltreoceano.

Cosa ne pensa della proposta del Ministro degli Esteri tedesco Joschka Fisher, relativa ad una maggiore parlamentarizzazione dei meccanismi decisionali dellUE ?

Sono relativamente daccordo. Se le competenze dellUE debbono essere poche ma di peso, lEuropa avrà bisogno di un Parlamento molto forte e che serva da contrappeso alla politica del governo di Bruxelles. Ma il vero problema è il metodo col quale finora lEuropa è stata costruita. Che è quello dei piccoli passi. Risultato ne è che oggi la costruzione europea è illeggibile. Come spiegare infatti ad un europeo, persino ad un filo-europeo, meccanismi come la co-decisione, i 75 articoli del Trattato, o i novecento ordini del giorno annessi e connessi allultima Conferenza Inter-Governativa?

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CAFE BABEL: Maggioranza qualificata, unanimità, ponderazioni. Ma lEuropa è solo questo? Qual è, secondo Lei, il progetto che dovrebbe ispirare lazione dellUnione? In una parola: perché lEuropa?

BONINO: Innanzitutto perché nessuno Stato nazionale a lui solo è adeguato a rispondere a nessuna delle sfide degli anni 2001. Tanto è vero che pure i più grandi euro-scettici non pensano mai a proporre seriamente luscita del loro Paese dallUnione Europea. Il fatto è che se non si arriva ad una chiarificazione, a tutti è più comodo rimanere cercando di trarne i maggiori vantaggi, senza però pagarne i costi. A contrario, quale Stato potrebbe mai rifiutare di aderire allUnione Europea, se gli si garantisce laccesso a Fondi Strutturali, Politica Agricola etc., senza domandare una significativa limitazione della propria sovranità? Probabilmente, se glielo si chiedesse, anche la Nuova Zelanda accetterebbe!

Leurodeputato inglese ??? alla domanda perché lEuropa? rispondeva per rinforzare una grande zona di libero scambio da estendere a termine allaltra sponda dellAtlantico

Almeno gli euro-scettici hanno il pregio di dire chiaramente cosa vogliono. Già John Major, nel suo libro bianco, pubblicato prima ancora di Amsterdam, dichiarava che lEuropa doveva restare così comera un grande mercato , e che lunica modifica da apportare ai Trattati era la protezione degli animali. Dopo tre mesi gli sarebbe scoppiato il caso della mucca pazza Il problema è invece che gli europeisti non dicono cosa vogliono: per questo ci ritroviamo in una costruzione europea relativamente mostruosa e, soprattutto, illeggibile.

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CAFE BABEL: UnEuropa più forte, nel progetto come nelle istituzioni, potrebbe svolgere un ruolo di primo piano sulla scena internazionale. In questo contesto geopolitico in divenire, come potrebbero evolvere i rapporti con Washington? Partnership o competizione?

BONINO: Per nostra fortuna, per essere partner non è obbligatorio avere delle visioni identiche. Il problema è che non siamo partner, allEuropa manca tutta una serie di requisiti per poter contare sulla scena internazionale. Io penso che lUE debba divenire una federazione le cui competenze siano ristrette e riconducibili essenzialmente alla politica estera e di difesa. Oggi invece abbiamo in comune lagricoltura, ma non la politica estera, se non su base unanime: per cui alla fine per raggiungere lunanimità, si scrivono delle cose che non vogliono dire niente per nessuno. Durante la guerra del Kossovo per esempio lUE ha reso noti dei documenti sulla politica di Milosevic che a mio avviso non leggeva nemmeno Milosevic

Adesso mi sembra piuttosto venuto il momento, da un lato, di delegificare molto tutto ciò che attiene al mercato interno, perché altrimenti rischiamo di stabilire delle norme persino sulla lunghezza dei chiodi cosa che per altro già avviene. E dallaltro, costruire delle altre competenze comuni. Ma lì casca lasino. Perché vi sono dei Paesi che, ad esempio, di politica estera e di difesa comune non ne vogliono nemmeno sentir parlare. Per cui a forza di voler restare uniti, e di aver a paura dello scontro di idee, stiamo costruendo una specie di mostro che tenta di star bene a tutti e che poi non è sostenibile.

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CAFE BABEL: Da un rapporto Eurostat, pubblicato martedì da Le Monde, emerge che linvecchiamento della popolazione UE pare inarrestabile. Siamo rassegnati a vedere unEuropa più vecchia, anche nei progetti e negli stimoli di mutamento? Quale può essere, a suo avviso, il margine che hanno i giovani di inserirsi nel dibattito sul futuro dellEuropa?

BONINO: Noi abbiamo anche questa visione di unEuropa anagraficamente vecchia, perché ci rifiutiamo di vedere gli immigrati come degli europei. LEuropa vecchia è quella con la pelle bianca, col capello biondo etc. E ci rifiutiamo di vedere che per esempio sono giovanissimi i nuovi arrivati, che sono peraltro gli ex immigrati dei Paesi dellEst, che saranno cittadini europei a pieno titolo nel giro di quattro anni, ma chissà perché ancora immigrati li chiamiamo. Se invece prendiamo la popolazione di chi vive nel continente europeo, mi sembra abbastanza equilibrata, e il problema dellinvecchiamento si pone fino ad un certo punto.

Tra laltro leconomia ne ha bisogno, e la società li teme: anche qui è mancato un vero dibattito di accettazione e comprensione del fenomeno migratorio in generale.

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CAFE BABEL: Esiste o può esistere una cultura europea?

BONINO: Questi astrattismi mi hanno sempre fatto impressione

Se diamo uno sguardo alla storia europea: razionalismo della Grecia antica, Roma, civiltà barbara e latina che si incrociano

anche civiltà che abbiamo espulso: perché noi nasciamo con gli arabi, ma a partire dalla reconquista del 1492 abbiamo deciso che siamo cattolici, apostolici e romani, e abbiamo scelto di espellere gli arabi dallAndalusia. Cosa sintende per valori? Se ogni volta non mi vengono declinati concretamente, mi prende sempre la varicella... Io credo che dobbiamo condividere dei principi, ma dei principi che siano tradotti in azione e non che restino delle inutili suppellettili per la domenica mattina.

Prendiamo il caso dei diritti delluomo, grande valore comune europeo. E gli immigrati come li stiamo trattando? La verità è che i valori più importanti vengono sacrificati sullaltare delleconomia e del commercio grande elemento di politica internazionale, ma che non deve essere il solo. Per cui noi senza colpo ferire trattiamo con Milosevic o con Saddam Hussein, con la Cina o con la Russia: e quei valori che la domenica predichiamo, dal lunedì al venerdì

Guardi bene che io non sono unestremista: non credo che debbano prevalere solo i diritti umani, per cui non si fanno affari coi Paesi che non li proteggono. Perché a quel punto, potremmo smettere di commercializzare tra di noi, od anche con lItalia o chi per esso. Ma il fatto di mettersi nellottica che una persona vale come un diamante, non viene nemmeno preso in considerazione dalle classi dirigenti.

Certo, è chiaro che gli strumenti sono diversi: non è che possiamo dichiarare guerra alla Cina o alla Russia, perché altrimenti prendiamo delle randellate che non finiscono più. Ma dal dichiarare guerra al comportarsi, ad esempio, come se in Cecenia non stesse succedendo nulla

UnEuropa ipocrita, quindi.

BONINO: Comunque con due pesi e due misure. Noi rischiamo di essere rigorosissimi sui diritti umani col Benin, perché tanto non ci commercializziamo un bel niente. Con la Sierra Leone già un po meno, perché lì ci sono i diamanti. Con la Cina non ne parliamo, e con la Russia pare che la Cecenia non esista più.

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