L’eurogenerazione e le elezioni europee: la prova
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Lelia Sossella«L’Europa, è qualcosa di gigantesco…» Ma l’Europa è spesso noiosa. Nel momento di una votazione fondamentale per la democrazia europea, i giovani impegnati nei programmi come lo Sve o l’Erasmus si sentono coinvolti? Testimonianze dalla Germania.
L’entusiasmo è unanime: il progetto europeo è veramente una buona cosa. Che siano originari di uno dei Paesi membri o no, i giovani che usufruiscono attualmente dei programmi di scambio dell’Ue si interessano tutti al Vecchio continente, anche se certi confessano di non attribuirgli una gran importanza…ma ciò è dovuto al fatto che non tutti sono degli appassionati di politica. Per loro, questo è certo, l’Europa offre immense possibilità per viaggiare, incontrare delle nuove culture e tessere una rete di amicizie all’estero. Chris McNulty, volontario inglese a Monaco racconta: «Io mi sento fiero di essere europeo, perché dalla vodka polacca, passando per gli antichi templi greci, fino alla fondue savoyarde, mi sento legato a tutta questa ricchezza culturale». Ma quanti di loro parteciperanno alle elezioni del mese di giugno?
Tutti cittadini o quasi
La maggior parte dei giovani che mi circonda dice che andrà a votare. Alcuni affermano addirittura che non mancheranno le elezioni europee per nessuna ragione. «Il mio Paese ha beneficiato enormemente del sostegno dell’Ue, io sono una cittadina europea», spiega, per esempio, Fabiana, spagnola e residente a Giessen. Karsten Gödderz, studente tedesco a Bonn, annuncia che lui andrà a votare perché i sostenitori della destra sovranista (discendente non ufficiale del nazismo) non dimenticheranno di farlo. «È importante partecipare alla vita politica dell’Unione europea per perseguire gli obiettivi che si erano dati i suoi creatori: pacificare l’Europa dopo la seconda guerra mondiale. Noi abbiamo smesso di scontarci e adesso lavoriamo insieme a dei progetti comuni», continua Kei, studente tedesco a Friburgo. E poi ci sono quelli che nonostante tutto non andranno a votare, sia perché non si interessano alla politica sia perché sono scoraggiati dalla burocrazia. Il sentimento nazionale è comunque molto forte tra noi, ed è questo che fa la ricchezza dell’Europa: nessuna cultura si cancella di fronte all’Ue. Bisogna anche aggiungere che l’informazione circola male, sono numerosi coloro che non avevano sentito parlare delle elezioni di giugno. «Ho scoperto dei progetti molto ben organizzati dall’Europa, come lo Sve, o dei seminari di scambio, tuttavia non se ne parla molto in Francia. Trovo che sia un peccato», reagisce Blandine Jung, volontaria francese a Görlitz.
È come se l’Europa finisse dove comincia l’Europa dell’Est
«Una mattina ho visto una famiglia rom che mangiava in un parco. Era circondata da rappresentanti dell’ordine che sorvegliavano ogni loro minimo gesto. Questi pregiudizi mi sorprendono sempre, è come se l’Europa finisse là dove l’Europa dell’Est, comincia », ricorda Rūta Vimba, volontaria lettone a Berlino. Frontiere politiche o geografiche, alcuni parlano di frontiere culturali… «L’Europa rimane troppo poco accessibile ai non europei. È tanto più difficile quanto il loro Paese è povero, come anche il loro status sociale. Spero che l’Europa cresca tenendo conto delle persone, senza diventare un centro di potere che potrebbe essere, penso, enorme e pericoloso», rincara Alfonso Gallo Bueno, uno studente Erasmus spagnolo a Tromsø, Norvegia. In ogni caso che si pensi che questa Europa si trovi «tra la Russia e l’America», «dagli Urali al mar mediterraneo», o, «attorno alla Svizzera, dalla Norvegia fino alla Turchia », il centro dell’Europa non è mai stato definitivamente fissato . La questione fa dibattito.
Erasmus e Sve: delle opportunità!
Paul Mede, ex volontario europeo, adesso anima dei seminari in Germania, il suo paese natale: «Trovo che sia molto importante differenziare l’Europa dall’Ue, abbiamo troppo spesso la tendenza a farne un amalgama. L’Europa è qualcosa di gigantesco per me, mentre posso permettermi di criticare l’Ue, anche se succedono molte belle cose.» Hugo Bouquin, volontario francese a Norimerga scopre la sua identità europea allo stesso momento che la Germania. In tanti la pensano come lui: «Penso che i programmi di scambio come lo Sve o l’Erasmus ci sono affinché i giovani di diversi paesi si scoprano, si capiscano e formino una forza di unificazione dell’Europa. Esistono anche per demolire gli stereotipi, scherzare sulle differenze e rinforzare la propria cultura con le competenze di altre nazioni. Questi programmi danno all’Europa una vera dinamica di costruzione, ognuno di noi posa la sua pietra sull’edificio».
Translated from L’eurogénération à l’épreuve des urnes