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Letizia Battaglia: cadaveri e gelsomini, bambini e pistole

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CulturaPalermo

Dal 6 marzo all’8 maggio 2016, nello spazio ZAC dei Cantieri Culturali alla Zisa, Palermo ospita Anthologia: la grande retrospettiva della fotografa siciliana Letizia Battaglia, a cura di Paolo Falcone. Cafébabel Palermo è stato all'inaugurazione della mostra.

Letizia Battaglia è tornata a Palermo, anzi non se n'è mai andata. La città, che lei stessa ha raccontato per immagini negli ultimi 50 anni, espone oltre 140 fotografie allo spazio ZAC dei Cantieri Culturali della Zisa, tutte rigorosamente in bianco e nero. All'inaugurazione di Letizia Battaglia Anthologia, l'aria che si respira è quella delle grandi occasioni. La gente è assorta mentre osserva le foto. Bisogna leggere negli occhi di ciascuno: nostalgia e dolore di un ricordo per alcuni; felicità e rimpianto di un periodo mai vissuto per i più giovani. Un filo sottile, come quello da cui pendono le fotografie, lega tutti i visitatori tra loro con la fotografa palermitana più amata nel mondo. Quel filo è l'amore per Palermo.

Una storia d'amore lunga una vita

Non si può raccontare Letizia Battaglia senza parlare di Palermo. Un grande amore che come tutte le forti passioni è follia, disperazione, sofferenza, urlo, pianto, carne, sangue, sudore, corpi, sguardo. Qualcosa che è difficile spiegare con semplici parole. «Pensavo sempre a Palermo, avevo nostalgia di Palermo; è come una specie di follia, per un figlio mongoloide o per un amante che non ti vuole. E così io sono lì che me la godo e poi dopo c'è questa cosa piantata nel cuore che è Palermo, che mi manca e che vorrei uccidere e che mi fa soffrire, ma di cui ho bisogno,» disse una volta la fotografa.   

Ai Cantieri Culturali sono esposti cinquant'anni di storia italiana e di vita quotidiana: il sangue dei morti ammazzati, la disperazione delle donne che avevano perso i loro uomini, la fierezza mista a tenacia e rassegnazione dei magistrati, la sfrontatezza dei ragazzi di strada, la dolcezza di gesti quotidiani. Un'antologia è una raccolta di pagine scelte di un autore: non poteva esserci migliore definizione di questa per descrivere la mostra. Tutte le foto sono pagine di un'unica grande opera, sono racconti di un romanzo, sono pagine di storia che solo le immagini potevano scrivere.

La forza del contrasto 

La forza del contrasto è quella di Letizia Battaglia: è il ricamo della tenda che serve a coprire un cadavere insanguinato, è il poster dei Mondiali dell'82 che raffigura una giovane Carmen Russo mentre assiste inerte ad un triplice omicidio. È la «dolcezza della manina» del giudice Cesare Terranova crivellato di colpi, è l'infanzia della bambina con le occhiaie che stringe un pallone. È la serenità di Bambi sui cuscini del letto di una famiglia devastata dalla povertà, è un bambino con la pistola, è l'urina dei passanti sulle mura di Palazzo Reale. Sono due fidanzati inspiegabilmente infelici. 

Letizia Battaglia ha raccontato la strada e la vita, ha raccontato la società nei suoi punti più alti e più bassi. Lo stesso obiettivo ha catturato i sorrisi di Leonardo Sciascia e Renato Guttuso, ma anche lo sguardo furioso di Leoluca Bagarella, che, mentre veniva arrestato, le diede un calcio che la fece rovinosamente cadere a terra. Ha raffigurato la fierezza di Giovanni Falcone ai funerali del Generale Dalla Chiesa e il delirio onnipotente di Andreotti a fianco di Ignazio Salvo, una foto che tra gli elementi usati nel processo contro l'esponente più potente della DC. Ha colto la disperazione di un giovane Sergio Mattarella che trascinava fuori dall'auto il corpo del fratello Piersanti. Ma anche gli sguardi strafottenti degli esponenti mafiosi al Processo dei 114. A Letizia Battaglia non importava: lei doveva essere lì, sempre e comunque a portata di calci, sputi, insulti o qualche raro sorriso e stretta di mano. A viso aperto, con in mano la sua macchina fotografica. Quando le chiesero del perché non avesse mai fotografato la bellezza, rispose che se sotto un azzurro cielo meraviglioso c'era una creatura insanguinata o un ragazzo che spacciava droga, lei non poteva fotografare la bellezza.

Palermo celebra Letizia Battaglia 

«Letizia, chissà se sei stata tu a prenderti da sola il mondo o se il mondo ha preso te? Ma non importa,» scrive il giornalista Attilio Bolzoni, uno dei tanti che hanno deciso di lasciare una testimonianza tra le pagine del volume che accompagna la mostra (pubblicato dalla casa editrice Drago in due edizioni, italiana e inglese). Insieme a Bolzoni prendono parola esponenti internazionali del mondo della fotografia, del giornalismo, della cultura, della politica: Francesca Alfano Miglietti, Roberto Andò,  Christian Caujolle, Nino Di Matteo, Helen Doyle, Donna Ferrato, Graciela Iturbide, Gisela Kayser, Saverio Lodato, Simona Mafai, Dacia Maraini, Antonio e Patrizia Marras, Leoluca Orlando, Fred Ritchin, Wim Wenders, Franco Zecchin e tanti altri.

Chissà se è davvero stata lei a prendersi tutto quello che ha saputo fotografare con il suo obiettivo, o se è stato il mondo che l'ha irrimediabilmente catturata. Non importa. L'importante è che Palermo finalmente renda omaggio a Letizia Battaglia. Una splendida ottantenne, col suo caschetto di capelli rossi e gli occhi pieni di vita, che dispensa sorrisi e autografi alla sua città. Una città che ha deciso di celebrarla oggi, forse dopo averle negato per troppi anni la riconoscenza dovuta.

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Pubblicato dalla redazione locale di cafébabel Palermo.