L’esperto: “Dobbiamo adattare le nostre società all’Islam”
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laetitia brandolinChe rapporto c’è tra Islam e società europee? Risponde Franck Frégosi, esperto di Islam europeo. Che spiega perché l’adesione turca all’Ue deve essere appoggiata.
Frank Frégosi, 33 anni, è responsabile dei progetti di ricerca del dipartimento “Società, diritto e religione in Europa” dell’università Robert Schuman a Strasburgo. Esperto di Islam contemporaneo in Francia e in Europa, in questa intervista ci concede un’analisi sugli attuali rapporti tra le società europee e l’Islam.
Professor Frégosi, in Olanda, Germania e Francia, impazza il dibattito sull’integrazione dei musulmani. Esiste forse un’ostilità europea nei confronti dell’Islam?
Esiste soprattutto una generale ossessione europea per l’Islam, scaturita principalmente dal dopo-11 settembre 2001 e dagli attentati di Al Qaida che sono arrivati proprio quando erano in corso veri e propri sforzi d’integrazione da parte delle comunità musulmane. Tuttavia, questa ossessione si manifesta in diversi modi a seconda dei paesi. Ogni stato si è focalizzato su un particolare aspetto dell’Islam: la Francia è turbata dall’uso del velo a scuola; i Paesi Bassi sono stati sconvolti dall’assassinio di Theo Van Gogh, autore di film-documentari sarcastici sull’Islam, ma anche da quello di Pym Fortuyn, che derideva gli imam e le loro prediche anti-gay; infine, l’Italia ha visto dei simpatizzanti della Lega Nord aspergere con urina di maiale i siti adibiti alla costruzione di moschee. Tali eccessi, tutti condannabili, traducono a mio avviso un eccessivo islamocentrismo. A conti fatti, l’Islam in Europa non può essere ridimensionato a pochi casi estremi come l’assassinio di Theo Van Gog.
Esiste un Islam europeo?
Da un punto di vista demografico, il fenomeno musulmano in Europa è indiscutibile. L’Islam si è profondamente radicato nel Vecchio Continente. Non solo, ormai non tutti i musulmani vengono dall’estero, molti sono infatti nati in paesi europei. Le loro caratteristiche riflettono la storia peculiare dei rispettivi stati di appartenenza. In Germania, i musulmani sono di origine turca, in Francia vengono invece dal Maghreb e nel Regno Unito dal subcontinente indiano. Questi musulmani europei rivendicano una cittadinanza rigorosa e critica e rifiutano di essere considerati come cittadini di seconda categoria.
Le comunità islamiche europee rimangono comunque uno specchio sia dei paesi di origine, che delle attuali nazioni di residenza. I musulmani turchi della Germania non hanno alcun rapporto con i musulmani magrebini della Francia. Questo nazionalismo piuttosto rigido può tuttavia essere superato. Per esempio, alcune ragazze, espulse dalla scuola pubblica in Alsazia [regione francese ndr] per aver portato il velo, non hanno esitato a proseguire i loro studi in Belgio. Appartengono al movimento musulmano radicale di origine turca, Milli Görüs, che ha preso piede soprattutto in Germania. A modo loro, i musulmani si muovono molto di più oltre confini europei. Sotto questo aspetto sono decisamente più avanti degli altri cittadini europei.
Resta il fatto che i musulmani si riuniscono in una comunità religiosa…
In Europa,la comunità musulmana non esiste some tale. Si tratta piuttosto di piccole “feudalità” in concorrenza tra di loro per attirare i credenti. In Francia, per esempio, nonostante esista attualmente un Consiglio Francese per il Culto Musulmano, le grandi federazioni musulmane non riescono a riunire tutti i credenti. In molteplici città, riscontriamo un gran numero di moschee indipendenti, di piccole comunità islamiche. In Spagna, i diversi gruppi islamici non si sono messi d’accordo per definire il programma d’insegnamento religioso musulmano. Ogni prete per la sua parrocchia! Tuttavia, c’è un fattore che minaccia i movimenti islamici: la standardizzazione dell’Islam. Questa religione è pluralista nelle sue pratiche ed interpretazioni, e tale deve restare.
Queste comunità devono adattarsi all’Europa?
La sfida da lanciare è quella di adattare le nostre società all’Islam, piuttosto che adattare l’Islam alle nostre società. Gli atteggiamenti discriminatori contro i musulmani accentuano le frustrazioni e alimentano la radicalizzazione di alcuni movimenti. La nostra sfida è dunque trovare un modo per organizzare e inquadrare meglio l’Islam in Europa, alfine di integrarlo nella nostra società nel miglior modo possibile. Inoltre, se la maggioranza degli stati ricorrono in Europa al finanziamento pubblico delle religioni, quella musulmana solo raramente riesce a beneficiarne. Esistono molti ostacoli, sia nella mentalità che nella burocrazia: in Belgio, vi sono delle formule di finanziamento, ma i musulmani non possono usufruirne perché i rappresentanti dei loro gruppi non vengono riconosciuti.
L’Islam è compatibile con i valori umanisti europei?
Bisogna prima rimettere in questione i valori: di quali valori parliamo? La cristianità per molto tempo si è plasmata in opposizione all’Islam, ma allo stesso tempo, questa religione e questa cultura hanno segnato la nostra storia. L’Europa tende a riscoprire la sua storia, seguendo l’esempio dell’Andalusia che mette in rilievo il suo passato. La Spagna per tre quarti è stata musulmana; una parte dei Balcani lo è ancora, specchio del passato dominio dell’Impero Ottomano, che oltretutto era chiamato all’inizio del ventesimo secolo “il malato d’Europa”. Oggigiorno bisogna uscire da una visione manichea della storia e dalla sistematica contrapposizione Europa cristiana-Europa musulmana. In questi termini, l’ingresso della Turchia non è particolarmente scandaloso. Lo stesso vale per l’Islam. Se Ankara entra nell’Unione Europea, l’Islam turco avrà semplicemente un peso maggiore in Europa.
Translated from « Le défi, c'est d’adapter nos sociétés à l’Islam »