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L’Economia sociale come futuro?

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Default profile picture daniela salerno

I giovani dimostranti anti–globalizzazione protestano sullo sfruttamento delle grosse aziende. Ma non sembrano rendersi conto che quello che cercano esiste già…

Durante la seconda conferenza europea sull’economia socialista che si è tenuta a Cracovia lo scorso ottobre, ho riscontrato che i miei cosmetici preferiti sono prodotti da una cooperativa. Sono stata piacevolmente sorpresa di vedere che un’azienda che realizza prodotti interessanti e competitivi può fondarsi sul principio “gli esseri umani prima del profitto”. La mostra di articoli realizzati dalle cooperative durante la conferenza aveva lo scopo di dimostrare che le cooperative in Polonia fanno tutto come si deve. Tuttavia, sebbene la conferenza stessa possa rappresentare un passo importante nell’incoraggiare lo sviluppo delle imprese di economia socialista, nell’Europa centrale e orientale questo genere di business deve fare ancora lunga strada prima di essere considerato proficuo.

La prossima cosa importante?

Parlando con Thierry Jeanetet, il general manager del consorzio no profit di assicurazione Eureka, l’economia socialista sembra l’unica via logica da seguire: il capitalismo è un sistema vecchio, diseguale, e deve essere sostituito da un modello costruito sulla solidarietà, con principi etici e sociali. Ma osservando la situazione nell’Europa centrale ed orientale, si possono avere dei dubbi sulla possibilità che l’economia socialista sia veramente la prossima cosa importante. Durante le associazioni degli anni 90, le NGO e le altre forma di attività no profit venivano fuori come funghi dopo la pioggia, ma si sono insediate soprattutto nelle grandi città, lasciando isolate le zone rurali. Inoltre, le persone coinvolte in questo “terzo settore” sono solitamente quelle con scolarizzazione superiore, quindi la percentuale media di cittadini a partecipare è veramente limitata.

A prescindere da tutte le forme di economia sociale nell’Europa centrale e orientale, le cooperative se la sono passata male e sono andate incontro ad un rapido declino negli ultimi anni. C’era un gran numero di cooperative che operava durante il periodo comunista, ma sono esistite come agenzie quasi statali per mezzo di cui sono state incorporate in politiche economico nazionali e le loro attività furono soggette ad interferenze governative. Posizioni chiave nell’ambito delle cooperative furono occupate da persone nominate dallo stato e la loro burocratizzazione, congiuntamente alla loro posizione monopolistica , diede alle cooperative una cattiva reputazione che ha influito sulla situazione attuale. Considerata come una reliquia del vecchio regime, questa forma di economia sociale non trova grande supporto fra i giovani. Andrzej Cichon, della cooperativa dei sellai polacchi, parla del buon andamento del business ma, visto che la maggior parte dei suoi membri ha un’età media di cinquant’anni, la cooperativa manca di “sangue giovane”, cosa che non promette bene per il futuro Un altro problema delle cooperative è dato dal sistema educativo che non li nomina nemmeno quindi, i più giovani, non sanno cosa sono, o se lo sanno, non ritengono che questo genere di business possa essere competitivo nei confronti delle aziende tradizionali. “Hanno la tendenza a presumere che tutto ciò che non è di proprietà dello stato o che non sia sociale sia cosa buona”, ammette Cichon. Spera, tuttavia, che l’appartenenza all’Unione Europea cambierà la situazione in quanto accesso più facilitato al suo mercato e che i fondi supplementari possano ottenere maggior supporto per le cooperative.

Problemi di immagine

La percezione pubblica negativa dell’economia socialista provocata dal comunismo, abbinata all’ideologia neo – liberale adottata dopo la sua caduta, non ha reso la vita facile alle aziende socialiste. Essendo lodata la privatizzazione commerciale, l’economia socialista non ha ottenuto un riconoscimento politico significativo. Non è stata trascurato solamente il suo ruolo e la sua importanza, come è stato sottolineato durante la conferenza di Cracovia, è stata anche discriminata a causa della sua associazione con il sistema precedente. Come risultato, durante il periodo di transizione, quando molte persone sono state messe da parte ed avevano urgente bisogno di aiuto per trovare la loro via nella nuova realtà capitalista, l’economia socialista si è trovata ad affrontare una seria crisi e non è stata in grado di sopperire alle loro necessità.

Quindi, la solidarietà, la cooperazione e l’auto aiuto che hanno giocato un ruolo così importante nell’abolizione della regola comunista negli stati dell’Europa Centrale e orientale, è come se tutte queste cose fossero sparite una volta che è stata guadagnata l’indipendenza completa Phillipe Saffra, che rappresenta la compagnia d’assicurazione MACIF in Polonia, si rende conto che la sfida alla quale si trova confrontata la sua azienda è quella di ottenere nuovamente la fiducia e la speranza dei polacchi, che hanno affidato le loro aspettative alle compagnie di assicurazioni commerciali. Quando racconta alle persone che lo scopo delle cooperative di assicurazioni non è quello di vedere prodotti ma, soprattutto, quello di sopperire alle necessità del cliente, viene considerato sia un membro di un qualche genere di setta o un venditore molto astuto.Questo e molti altri problemi che l’economia socialista deve affrontare nella regione dell’Europa centrale e orientale mi porta alla conclusione che c’è ancora molto lavoro da fare per poter dare alla gente la possibilità di adeguarsi all’economia di mercato senza perdere valori di cooperazione e di solidarietà. Tuttavia, come ho riscontrato alla conferenza, questo è possibile.

Una cooperativa è un’associazione autonoma di persone unite volontariamente per sopperire alle proprie necessità comuni, siano esse economiche, sociali e culturali attraverso un’impresa di proprietà congiunta gestita democraticamente.

Translated from Social economy is the future