Le unioni gay? In Europa dilagano
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Dopo Olanda e Belgio, persino la cattolicissima Spagna ha riconosciuto il matrimonio gay. Panoramica della situazione: da Oslo a Belgrado.
“Quando si fa politica non si rinuncia ad avere delle convinzioni morali. Si può pensare che l'omosessualità sia un peccato senza che questo abbia ripercussioni sulla politica.” Correva l’ottobre 2004 e, con queste parole, il democristiano Rocco Buttiglione dava il via allo scandalo che lo avrebbe condotto a rinunciare al posto di Commissario europeo alla Giustizia e agli Affari Interni. Ma, al di là delle (s)fortune politiche di quel filosofo prestato alla politica che è Buttiglione, le sue dichiarazioni hanno avuto almeno un merito: quello di riaccendere il dibattito sul matrimonio gay in Europa.
Una realtà in molti paesi d’Europa
In realtà il riconoscimento delle coppie omosessuali è fin d’ora una realtà nella maggior parte dei paesi europei. Seppur con forme diverse sono in tanti ad essersi impegnati su questa via: dal Belgio alla Danimarca, dalla Norvegia all’Olanda e alla Finlandia per arrivare a Francia, Germania, Islanda, Lussemburgo, Portogallo, Spagna e Ungheria. Dal 2003 il Belgio ha raggiunto l’Olanda come secondo paese a riconoscere il matrimonio gay: le unioni omosessuali godono degli stessi diritti delle coppie eterosessuali. Resta, però, vietata l’adozione, contrariamente ai Paesi Bassi che la consentono, salvo se i bambini in questione sono stranieri. Quanto alla Danimarca, è dall’89 che la patria di Andersen riconosce le unioni civili tra omosessuali: le coppie godono degli stessi diritti in materia di alloggi, pensioni, immigrazione ed adozione. Ma il progresso degli scandinavi non si ferma qui. Dopo la Norvegia anche la Svezia ha approvato, nel 1994, la legge che prevede le unioni civili, ma Stoccolma è stata la prima al mondo a permettere alle coppie gay registrate di adottare bambini provenienti da altri paesi.
Dalla “vita in comune” in Germania ai privilegi dei londinesi
Per quanto riguarda gli altri paesi, la legge sulla "vita in comune" tra omosessuali, entrata in vigore il 1° agosto 2001 in Germania, prevede una serie di diritti-doveri per i coniugi: dal nome comune agli alimenti, dall'eredità alla previdenza e assicurazione. Attualmente, la Gran Bretagna non riconosce alcun diritto alle coppie dello stesso sesso. Nella sola Londra è, però, possibile formalizzare le unioni tra omosessuali con un certificato che è però privo di valore legale. Blair ha promesso che entro l’anno sarà discusso un progetto di legge per riconoscere le coppie gay. In Francia, poi, è attivo dal ’99, il “Patto civile di solidarietà”: introdotto dal premier socialista Jospin, il cosiddetto “Pacs” prevede norme fiscali per consentire la denuncia dei redditi in comune, sconti sulla tassa di successione, facilitazioni per mantenere l’appartamento in affitto in caso di morte del “coniuge”, congedi in caso di eventi gravi al partner, facilitazioni per la previdenza sociale. Il Pacs regola anche la fine del rapporto. Nella Spagna post-franchista, il governo catalano ha approvato la legge sulle coppie di fatto il 30 giugno 1998, mettemdo le coppie gay allo stesso livello legale di quelle eterosessuali. Leggi simili sono state approvate in seguito anche in Aragona e Navarra. A livello nazionale, le riforme del primo ministro Zapatero fanno sì che la Spagna sia la terza nazione europea a permettere i matrimoni gay.
Dall’Italia alla Bulgaria: i diritti civili in pericolo
E in Italia? Come vanno le cose al riguardo? Dal punto di vista giuridico, non esiste alcuna legge specifica. Alcuni comuni, come Bologna, Firenze o Pisa, a partire dal 1997 hanno approvato l'istituzione del registro per le "unioni civili". Al momento sono sei le proposte di legge nazionali per i diritti delle coppie gay e le unioni di fatto. Ma il Belpaese sembra ancora all’età della pietra nella lotta per i diritti civili. Almeno stando alle dichiarazioni sul caso Buttiglione del Ministro per gli italiani nel mondo, Mirko Tremaglia: “Povera Europa: i culattoni sono in maggioranza”.
In altri paesi, le cose vanno persino peggio. Nel 2001 durante il Gay Pride di Belgrado, gruppi di estrema destra hanno picchiato i partecipanti alla sfilata e la polizia non ha mosso un dito. In
e
(su pressione dell’Unione Europea) è stato cancellato l’articolo del codice civile che prevedeva pene sino alla carcerazione per gli omosessuali. In Albania o Kossovo parlare di omosessualità è un assoluto tabù. Esistono, però, “isole felici” anche nei Balcani: a e il Gay Pride viene organizzato ogni anno. E in , che quest’anno festeggia i vent’anni dell’associazionismo gay, il governo progressista della passata legislatura aveva in programma di riconoscere il matrimonio gay.
Romania
Bulgaria
Zagabria
Lubiana
Slovenia
Dall’avanguardismo di Belgio e Olanda ai passi da gigante dell’Europa dell’Est: certo, per il riconoscimento delle unioni civili la strada è ancora lunga. Chi sarà il prossimo ad approvare i matrimoni gay, adesso che anche la roccaforte di Zapatero è stata espugnata?
(Articolo aggiornato il 1° luglio 2005)