Le passerelle si levano ad Est
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margot bezziCeche, ucraine, bulgare. Sono le ragazze dell’est le regine incontestate del mondo della moda. Perché? Fisico diafano, prestazioni meno onerose... E tanto altro.
«Guardami negli occhi. Ho detto negli occhi». Tutto è cominciato nel 1992, con questa ingiunzione un po’ impertinente, firmata Eva Herzigova, per la campagna internazionale della marca Wonderbra. Oltre ad aver fatto sognare gli uomini di tutto il mondo con il suo seno prorompente, la modella ceca ha fatto da apripista alle ragazze provenienti dall’Europa dell’est. Una volta entrata nella cerchia delle dieci modelle più pagate del mondo, colleziona in poco tempo un calendario Pirelli e un matrimonio molto “rock star”, compiendo subito dopo anche i suoi primi passi come attrice. La sua carriera diventa subito un modello che suscita diverse emulazioni: l’ucraina Milla Jovovich, la slovacca Adriana Sklenarikova e la russa Natalia Vodianova partono alla riscossa brillando ormai nel firmamento della moda. Queste ragazze, anche se ormai “pensionate” dal mondo delle passerelle, hanno saputo servirsi bene delle loro movenze feline e del loro fascino evanescente: la Jovovich ha recitato come attrice principale in numerosi film come Il quinto elemento, per poi tuffarsi nella giungla delle serate hollywoodiane. La più saggia Natalia Vodianova, vent’anni e poco più, una vera icona per gli stilisti e le redattrici di moda, si è appena sposata con un aristocratico, cui ha già regalato il secondo figlio.
Ma per ognuna di queste carriere lampo in stile Cenerentola, quante sono invece le corse di sola andata verso l’anonimato?
Bambole con la testa sulle spalle
L’ondata di ragazze provenienti dall’Est continua, nonostante le malelingue insistano sul fatto che il solo tratto che accomuna queste ragazze sia il loro viso banale, talmente insignificante da poter essere trasformato e modellato a piacimento dal trucco. Ma quali sono i segreti della bellezza slava? Occhi e capelli chiari, labbra carnose e zigomi alti; il merito va poi alle loro movenze naturali, che le distinguono dalle ragazze sudamericane, di solito molto più “costruite”. È comunque difficile parlare di un unico “tipo” slavo, perché le ceche hanno di solito curve più rotonde delle polacche, di solito più filiformi. Secondo Hugo Santo, booker nell’agenzia Marilyn, semplicemente «le ragazze dell’est fanno tendenza; ci piace la loro finezza e le loro gambe lunghe ».
I nomi della maggior parte di queste ragazze, dalle consonanti in –ka o –ova, in realtà continuano a dire ben poco al grande pubblico, sebbene tutti o quasi ne conoscano i visi. Gucci, Dior, le copertine di Vogue Usa, Elle, pubblicità di profumi e sfilate... le bombe dell’est sono ovunque. Ma non si fanno notare. Neanche l’ombra di uno scandalo scabrosi o di atteggiamenti eccessivi. Le ragazze slave hanno la testa sulle spalle, sono sobrie; troppo sobrie?
La nuova musa di Calvin Klein
Alcuni professionisti mettono in luce, ad esempio, come le agenzie di moda, ingaggiando ragazze dell’est disposte a sfruttamenti di ogni tipo e a qualsiasi carico di lavoro, riescano da un lato ad arginare i capricci delle dive – le Naomi o le Kate, tanto per fare un esempio – e dall’altro a migliorare i propri profitti, potendo pagarle a stipendi più bassi.
La cosa curiosa è però che la maggior parte di queste ragazze non avrebbe mai cominciato la carriera di modella senza passare la frontiera. Malgosia Bela, la nuova prediletta di Calvin Klein, una polacca dal fisico androgino, si è vista mettere alla porta da molte agenzie di moda a Varsavia. Tre mesi dopo essersi trasferita a New York, firma un contratto esclusivo con Jil Sander e da quel momento il suo viso è già passato sette volte dalla copertina di Vogue.
Professioniste (spesso) usa e getta
Quella di modella è una delle professioni più fantasticate del secolo, ma la vita delle modelle non si limita solo ai soldi, al glamour e ai viaggi. Alcuni reportage hanno messo alla luce i lati oscuri di alcune agenzie considerate delle elite. Droga, abusi sessuali, anoressia: le modelle che cominciano a far carriera da ragazzine, all’età di tredici o quattordici anni, a volte pagano molto cari i loro sogni di gloria; la mancata conoscenza della lingua del paese in cui soggiornano contribuisce ad acuire il loro stato di stanchezza psicologica, che già si fa sentire per la lontananza da casa; senza contare, poi, che in questo mestiere si è facilmente sostituibili e sono serrati i ritmi di ricambio, per la grande concorrenza da parte delle attrici e per la forte competizione per il successo.
Secondo gli specialisti, le ragazze slave sono più “professionali” delle altre. Lavorano duramente e seriamente, ben determinate a realizzarsi e a sfondare. In un’intervista a Libération, Cyril Brulé, proprietario dell’agenzia Viva a Parigi, afferma che queste ragazze sono soprattutto «pronte a tutto»: dimagrire, concedersi sessualmente…, perché non è così facile farsi strada in questo ambiente. Senza dimenticare che anni di regime comunista hanno lasciato il segno: le ragazze dell’est non sono abituate a vincere una concorrenza serrata e a battersi per ottenere un lavoro. Lenka Johova, che ha aperto una sua agenzia a Praga e conta tra le sue modelle la super contesa Hana Soukupova, insiste poi sul ruolo fondamentale degli agenti: «Tutte le modelle sono belle e magre» osserva. «Proprio per questo il loro successo dipende quasi esclusivamente dalla loro agenzia».
Translated from Inwazja barbarzyńcow