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Le elezioni in Tunisia: a 9 mesi dalla rivoluzione nasce la democrazia
Published on October 24, 2011
Politica
È diventato quasi un proverbio : c’è molta differenza tra l’istinto e un progetto. L’istinto funzionava nove mesi fa, quando un intero paese si è ribellato – la primavera araba – contro un sistema in equilibrio precario e oramai antiquato per riuscire ad arrivare a qualcosa di nuovo. Il progetto si è messo in atto il 23 ottobre. Nove mesi dopo la caduta di Ben Ali, la Tunisia ha affrontato il suo primo test democratico per l'elezione dell’Assemblea Costituente . Tra l’istinto e il progetto passano quindi nove mesi: la nascita della democrazia richiede lo stesso tempo della nascita di un bambino. Ezequiel Scagnetti racconta la tensione e gli attriti tra aspiranti alla democrazia e religiosi alla vigilia di un grande evento elettorale.
Tutte le foto © Ezequiel Scagnetti
Il caricaturista Nidal Garyani si mette all’opera per incitare i tunisini a votare. Durante la rivoluzione l’Instance Supérieur Indépendante pour les Elections (ISIE ) – Autorità Superiore Indipendente per le elezioni – aveva invitato un gruppo di disegnatori a lavorare su un muro che doveva servire ad illustrare e promuovere le elezioni
Monia Ayari, membro del gruppo « Il moderno centro democratico », distribuisce volantini e il programma elettorale del suo partito.
« Scusi, sembrava ci fosse una manifestazione contro gl’Islamisti… » chiedevo, con lo sguardo distratto, tenendo il panino nella mano sinistra e due macchine fotografiche nello zaino. « La manifestazione non è contro di loro, è per la pace, per la libertà d’espressione e per uno stato laico », dice Mohammed Slim, 22 anni, studente di Scienze Politiche.
Il 16 ottobre, ad una settimana dalle elezioni, nelle strade di Tunisi una «simulazione di voto» ha coinvolto la cittadinanza, mentre le autorità hanno controllato che tutto avvenisse regolarmente. Uno dei punti chiave dello scrutinio: la libertà di espressione.
Nelle settimane che hanno preceduto le elezioni l’agitazione era palpabile e si vedeva nella manifestazione contro il canale televisivo Nessma, attaccato dai salafiti in seguito alla trasmissione del film Persepolis .
« Allah akbar ! », urla un sostenitore di Ennhadha (il partito Islamista) nel bel mezzo della folla incredula. Un attimo dopo era per terra e ha rischiato il linciaggio. Dopo pochi istanti sono arrivati dei poliziotti in borghese che con l’aiuto dei manifestanti più tolleranti l’hanno affidato alla polizia di Tunisi che si è occupata di allontanarlo. «Oggi in Tunisia occorre scegliere la propria battaglia, è una guerra: tocca a noi o a loro», dice una ragazza sui vent’anni armata di telecamera, sigaretta e con il pugno sinistro tenuto ben in alto.
Il fatto che i giovani si sentano così coinvolti nella nascita della democrazia è una dimostrazione della modernità di queste elezioni. Il loro contributo alla caduta di « Zaba » (il soprannome di Ben Ali) è stato determinante, ora si deve ricostruire un paese che ha un’età media tra le più basse.
I gusti sono cambiati. Con lo scoppio della primavera araba, com’è
ovvio, i manifesti di Che Guevara sono diventati più numerosi di quelli
di Ben Ali. Ma in quest’immagine si vede la volontà dei manifestanti di
consolidare il secolarismo nel proprio paese.
Nel corteo c’erano molte donne: è la prova di una certa apertura?
Un aneddoto: un tassista di Bruxelles vorrebbe tornare in Tunisia, dopo esserne stato in qualche modo cacciato nel 1987, quando Ben Ali prese il potere. Con il declino dei Trabelsi (il clan dal quale proviene la moglie di Ben Ali) , si è aperta la strada per il ritorno. « A quei tempi, qualsiasi cosa si volesse fare, bisognava prima sentire i Trabelsi. Ora è arrivato davvero il libero mercato, ma nessuno investe un solo dinaro prima che si formi un governo. Tutto dipende dall’elezione dell’Assemblea Costituente : se vincono gli Islamisti … »
I manifesti elettorali hanno tappezzato i muri di Tunisi. Le elezioni del prossimo 23 ottobre rappresentavano un vero test democratico ma anche un’insperata opportunità per alcuni di mettersi in politica. Si sono registrati più di cento partiti.
Molti degli interrogativi che ci si è posti in questi nove mesi non hanno trovato risposta. Nonostante l’euforia per l’evento, molti si chiedono cosa accadrà dopo gli scrutini. Numerose personalità pensano già al 2012, quando sarebbe il momento adatto per le elezioni presidenziali.
Tutto si è messo in moto, per domenica 16 ottobre è stata organizzata una prova di voto per assicurarsi che l’esercizio democratico vada a buon fine. Sono stati coinvolti centinaia di volontari, mentre la polizia e l’esercito controllano da vicino lo svolgimento di questa simulazione di scrutinio.
Per evitare frodi, alle urne gli elettori hanno dovuto immergere il dito in un flacone d’inchiostro indelebile, un metodo definito di « trasparenza democratica » e già utilizzato in Afghanistan il 18 settembre 2011 durante le elezioni legislative.
Translated from Les élections tunisiennes : après 9 mois, l’accouchement
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