Le elezioni europee non sono i campionati di calcio
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eleonora mineoA giugno del 2009 non ci sarà un'elezione europea,ma ventisette elezioni nazionali. Come si precuoce in ciascun paese il Parlamento Europeo: a confronto i sistemi elettorali in attesa che un giorno ne esista uno solo per le elezioni europee.
L'eurodeputato liberale Andrew Duff lavora da mesi ad una bozza di riforma elettorale per le elezioni europee. Ciononostante, fino al 2014 non vedremo niente di nuovo. Per ora questo è quello che passa il convento, signori.
Quattro giorni di elezioni: non interessano a nessuno
Uno dei difetti che si rimprovera alle elezioni europee da parte dei mezzi di comunicazione è che durano quattro giorni e sono quindi molto dispendiosi dal punto di vista dell'informazione. È impossibile concentrare l'attenzione del pubblico su uno stesso argomento per così tanti giorni, a meno che non si tratti dei Giochi Olimpici o i mondiali di calcio. Nell'agenda della riforma figura la riduzione del lasso di tempo dedicato alle elezioni a due giorni: sabato e domenica. In questo modo per i media sarebbe produttivo concentrare gli sforzi nella loro programmazione elettorale e tutta l'Europa starebbe per due giorni incollata agli schermi. Per adesso i Paesi che votano in un giorno diverso dalla classica domenica sono Repubblica Ceca, Danimarca, Irlanda, Italia, Olanda e Regno Unito.
L'allergia ai giovani
Spesso, dalle pagine di questo mezzo, si è puntato il dito contro l'invecchiamento di massa dei politici europei. Non è che le elezioni del Parlamento siano precluse ai giovani, ma in alcuni paesi è più difficile presentarsi quando si conservano intatte l'energia e la speranza nella politica. In Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Grecia, Lituania, Polonia, Regno Unito e Slovacchia è necessario avere 21 anni per presentarsi alle elezioni. In Francia e in Romania bisogna aspettare fino ai 23. Il colmo di quest’ allergia verso i giovani è rappresentato da Italia e Cipro dove fino ai 25 ci possiamo scordare la politica in prima linea.
La soglia minima o ghigliottina?
Ci sono Paesi che non permettono la rappresentanza elettorale alle formazioni o candidati che non superano una percentuale minima di voti. È ciò che in gergo si chiama ghigliottina elettorale (lo sbarramento), la quale rende più difficile la rappresentazione dei piccoli partiti o le formazioni nascenti e facilita il dominio dei grandi partiti. La Grecia esige un 3% di voti. Fino al 4% per Austria, Slovenia e Regno Unito. Ma Francia, Germania, Ungheria, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia arrivano ad esigere almeno il 5%.
La battaglia delle circoscrizioni
Una delle prime riforme che vuole introdurre Duff e molti altri parlamentari di tutti i partiti è la generalizzazione della divisione di ogni paese in differenti circoscrizioni regionali o anche minori. Soprattutto nei paesi di maggior superficie. Ciononostante Germania, Spagna e Romania, che hanno un'unica circoscrizione, si oppongono radicalmente: i grandi partiti perderebbero molto potere e molti europarlamentari, senza i quali –n soprattutto Germania e Spagna – non controllerebbero i gruppi politici europei e i posti chiave al Parlamento. Quanto maggiore è il numero delle circoscrizioni elettorali nelle quali si divide un Paese, maggiore è la possibilità che piccoli partiti o partiti locali ottengano rappresentanza parlamentare. Inoltre quanto più piccola è la circoscrizione, meglio il deputato conosce i suoi elettori e le loro necessità, e allo stesso tempo gli elettori lo conoscono quasi lo incontrassero per strada. La relazione tra i votanti e il votato è molto diretta. L'inconveniente è che questi deputati tralasciano con maggior facilità la disciplina del partito e la coerenza ideologica lascia molto a desiderare.
Translated from Las elecciones europeas no son el mundial de fútbol