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Lavorare di più? Anche sessantacinque ore a settimana

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Francesca Barca

Mentre l'Europa discute del "no" al Trattato di Lisbona, i ventisette hanno approvato, a maggioranza qualificata, una direttiva che permette l’aumento delle ore lavorative settimanali. Questo e altro nell’appuntamento settimanale con le ultime notizie da Bruxelles.

Se l’Irlanda dice «no»

Meno della metà dei cittadini irlandesi hanno votato per il referendum sulla ratifica del Trattato di Lisbona. In altre parole: un milione e mezzo di cittadini hanno deciso sul futuro di cinquecento milioni. Questa è democrazia? Il «no» ha vinto con il 53, 43% dei voti, e il Governo si prepara al peggio. Il Trattato di Lisbona è già stato ratificato in diciotto Paesi e ora si discute sul da farsi con questo “contrattempo”. La lotta continua o il Trattato è morto?

L’Ue aumenta le ore di lavoro

Dopo più di dieci anni di discussioni e nessun cambiamento, i ministri del lavoro dell’Ue si sono messi d’accordo per una riforma che prenda in considerazione un aumento delle ore lavorative settimanali. L’Inghilterra è riuscita a raggiungere il massimo: è stato stabilito che in casi speciali si può arrivare a 65 ore settimanali. La direttiva, che ora deve passare l’esame del Parlamento, prevede la possibilità di arrivare a 48 ore, ma anche a 60 o 65 se il lavoratore è d’accordo o se c’è un accordo di categoria. Spagna, Grecia e Belgio si oppongono. I sindacati, nonostante le proteste, sono soddisfatti perché i lavoratori precari, grazie a questa direttiva, possono beneficiare degli stessi diritti dei loro colleghi “fissi” sotto molti punti di vista. In ogni caso, molti deputati sono contrari, e il dibattito continua.

Germania e Francia contro l’inquinamento. Si o no?

Il Presidente francese Nicolas Sarkozy e la sua collega tedesca Angela Merkel, hanno annunciato di sostenere gli attuali standard europei sulla riduzione delle polveri sottili. Gli obiettivi Ue sarebbero di passare dagli attuali 160g/Km a 120g/km entro il 2012. La Cancelliera tedesca si è vista però cadere addosso le critiche degli ecologisti, Greenpeace in testa, che sostengono che ha ceduto alle pressioni dell’industria automobilistica tedesca.

Il petrolio infiamma l’Europa

L’aumento del prezzo del petrolio genera il panico, e la Commissione europea cerca di fare da paciere. Le manifestazioni degli agricoltori della settimana scorsa in tutta Europa, insieme a quelle di pescatori e camionisti, hanno trasformato la riunione di Ecofin (Consiglio Economia e Finanza, cioè la riunione dei ministri delle finanze dei Paesi Ue, ndr) in uno scenario di lotta. La Commissione europea ha annunciato piani per ridurre le imposte e incentivi per aiutare i settori in difficoltà, sia a medio che a lungo termine. Nell’immediato i Paesi Ue possono intervenire per aiutare i lavoratori più colpiti, ma con misure che non intralcino il mercato sul lungo periodo. Il ministro delle Politiche Agricole, Zaia, e quello delle infrastrutture, Matteoli, sostengono che il problema, da finanziario e sociale, «può diventare di ordine pubblico».

Translated from Ireland stamps its Eurosceptic foot