L’amore ai tempi della cortina di ferro
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marco agostaQuando Claudio Baglioni cantava “le ragazze dell’Est”, al di là del Muro gli occidentali non venivano visti solo come latin lover, ma (soprattutto) come una porta verso la libertà.
L’amore – si sa – non conosce frontiere. Neanche ai tempi dell’ Europa divisa. Nell’era sovietica le coppie bi-nazionali non erano certo un’eccezione. Al contrario: le ragazze dell’Est venivano molto apprezzate dagli “occidentali” per quell’esoticità così intrigante mista a un’apparente docilità, per i loro modi di fare così modesti e sobri. Giovani ceche, slovacche o polacche scoprirono presto il modo per poter superare la cortina di ferro. A centinaia hanno trovato marito in Germania, Olanda o Austria per fuggire dall’Est. In Cecoslovacchia erano circa 300 ogni anno le donne che lasciavano il Paese in questa maniera, su un totale di 90000 matrimoni annui, si trattava pur sempre dello 0,3%. Le unioni transnazionali erano un modo semplice per ottenere un passaporto occidentale e diventare così cittadini di uno stato libero. Per gli uomini si trattava di un’impresa molto più ardua, visto che venivano sorvegliati attentamente. Se si trattava di cittadini in età produttiva, poi, nel 90% dei casi le loro domande venivano respinte dalle autorità. Solo ai più anziani lo Stato concedeva le nozze, liberandosi così del peso dell’assistenza. Ed alleggerendo il sistema pensionistico. È evidente che non si trattava sempre di vero amore. Per molti aspiranti esuli, soprattutto donne, il matrimonio con un occidentale appariva come l’ unica possibilità per lasciare legalmente l’Est, e avere inoltre buone speranze di ottenere un permesso per il ritorno nel proprio Paese.
Accordi di Helsinki: pronti? Via!
A permettere i matrimoni misti furono gli Accordi di Helsinki del 1975, le cui disposizioni, soprattutto in tema di diritti umani, avrebbero dovuto fare dell’Europa spaccata, quantomeno il teatro di una convivenza civile.
Spesso giravano grosse somme di denaro intorno alle “evasioni matrimoniali”: Daniela, un’infermiera di Berlino Est, conobbe nel 1987 Peter G., abitante della parte Ovest della città, e gli offrì 25000 marchi per avere la sua mano. Per non insospettire le autorità della DDR, il finto amore venne inscenato nei minimi particolari. Nel 1989, pochi mesi prima della caduta del Muro, il piano finalmente riuscì e Daniela potè raggiungere l’Occidente. L’“espatrio via marito” appariva come il metodo più sicuro per fuggire dall’Est. Dopo la caduta del Muro nel 1989 alcune coppie hanno fatto ritorno all’Est per rifarsi una vita. Con l’esperienza accumulata all’Ovest si poteva facilmente aprire un’attività redditizia e con grossi margini di crescita. L’amore ha così contribuito anche allo sviluppo delle infrastrutture nell’Europa centro-orientale.
Sulle orme di Rosa Luxemburg
Sulla via del ritorno in patria tuttavia, negli anni ’90, molti dei matrimoni est-ovest fallirono miseramente. Le donne dell’Est avevano acquistato maggiore indipendenza e il ruolo di quelle “che devono perennemente adattarsi” cominciava a star loro stretto. Le coppie ancora innamorate, ma che vivono separate per motivi di lavoro, sono costrette a portare avanti delle relazioni a distanza. Secondo la testimonianza di una coppia mista residente a Praga, queste famiglie vanno ad abitare solitamente nei pressi dell’aeroporto, cercano di recuperare il vuoto nei weekend e durante la vacanze, e crescono i figli all’insegna del bilinguismo.
Già più di un secolo fa la Signora “Gustav Lübeck”, conosciuta col nome da signorina Rosa Luxemburg, aveva beneficiato dei vantaggi di un’ “unione occidentale”. La militante politica di origine russa sposò infatti un prussiano e il matrimonio fittizio le consentì di avere un passaporto tedesco che la protesse dall’espulsione nell’impero zarista.
Oggi, invece, con l’allargamento della Ue l’aspetto politico dei legami est-ovest è praticamente scomparso e tra italiani e ceche, polacchi e francesine, tedeschi e lèttoni non c’è cortina di ferro che tenga. E il flirt (libero) è assicurato: Miluji te, ti amo, je t'aime, kocham cie, ich liebe dich, es tavi milu o semplicemente, nella lingua franca europea, I love you.
Translated from Die Liebe über den Eisernen Vorhang