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La Zagabria alternativa o l'arte del nulla

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Translation by:

Eleonora Lat

Culturasocietà

A cosa vi fa pensare la Croazia? Sicuramente alla sua bellissima posizione sul mare e alle vacanze “last-minute”, ma non alla sua pulsante scena culturale – soprattutto indipendente, almeno in apparenza. L'autrice di questo reportage ha provato a negare tali dichiarazioni. C'è riuscita? Scopritelo in questo viaggio attraverso gli squat, il cinema, i circoli e altri luoghi d’ispirazione a Zagabria.

"Quando sono arrivato qui per la prima volta, ancora non esisteva (il centro culturale) Medika, né un posto dove poter bere una birra, ascoltare musica e fare qualcosa di alternativo. Per me, abituato alla vita notturna berlinese e alla sua diversità culturale, la situazione era piuttosto deprimente – dice Christian, un tedesco che vive qui da anni come attore di strada. Sono appena uscita dall'aeroporto, e già la mia tesi di partenza viene vigorosamente smentita. Christian mi offre una visita notturna del centro città. Oltrepassando l'ennesimo incrocio, mi spiega che la giocoleria è spesso e volentieri la sua unica speranza di salvezza,  che gli permette di arrivare fino alla fine del mese lavorando agli incroci più trafficati dai turisti.

Nella vita di tutti i giorni, si occupa di un'organizzazione di produzione teatrale indipendente: “spesso si tratta di un livello migliore di quelli sovvenzionati dallo Stato. Tuttavia, lo spazio concesso a questi ultimi è di gran lunga maggiore. Le cause si trovano in una politica di finanziamenti miope. Per spiegare correttamente ai politici come dovrebbe funzionare il meccanismo per sovvenzionare le arti, c’è bisogno di uno di loro dalla nostra parte. Il rischio di fallire è grande perché, quando si raggiunge il successo, bisogna conformarsi e vendere la propria anima".

Attack(o) alla cultura

"Rispetto a Belgrado, Zagabria conserva un vantaggio. Le autorità cittadine responsabili dei finanziamenti si sono rese conto, non molto tempo fa, che per lo sviluppo di un panorama culturale autonomo non è sufficiente avere un'idea" - dice Antonija di Kulturpunkt.hr. Analisi interessante, ma visti i fondi insufficienti a sostegno della cultura ci troviamo di fronte a un circolo vizioso.

Fin’ora qualsiasi organizzazione che ha voluto promuovere la cultura in modo ufficiale ha dovuto infrangere la legge e occupare (in inglese, "squatter") l’obiettivo prescelto nel proprio quartiere. Questo è il caso di Attack, ONG operativa dal 1997, nata dal sodalizio tra i manifestanti contro la guerra e il movimento anarchico che si occupa dell’educazione artistica informale, e di Medika, il primo squat nella città ad essere stato legalizzato nel 2007. Sonja Burlovic, 35 anni, conferma che la scena culturale alternativa a Zagabria è migliore rispetto a quella di Belgrado, perché molto meno commerciale. “Da notare che questo si ha non grazie alla città, ma a noi stessi (…) All’inizio della storia di Medika (la cui struttura era in passato una fabbrica di prodotti farmaceutici), vivevo in una sorta di ghetto – qui dormivo, qui lavoravo e qui mi difendevo contro le minacce di espulsione".

"Ora vivo dentro a una struttura legale, riconosciuta e finanziata dal comune, dallo Stato e dall'Ue. Organizziamo dei concerti, degli atelier di produzione cinematografica, cucito e pittura. Gestiamo anche un "infoshop", vale a dire un luogo d'incontro con gli autori. Nessuno è obbligato a vivere in uno squat, a meno che non ne sia il capo (o non sia come Anthony, un americano venuto a vivere qui dopo che il suo passaporto è scaduto".

Se vogliamo parlare di cultura alternativa, perché citare Zagabria?” mi chiede Luca. “Mochvara ( un circolo culturale del movimento studentesco che organizza diversi eventi, dalle serate poetiche ai concerti e mostre) è una sorta di mito, un tempo frequentato soprattutto dai liceali (come il club Purgeraj). Oggi è meno frequentato, anche perché nessuno ha molta voglia di spostarsi la sera... Anche Medika non è più il Medika di prima, e l’ingresso al circolo costa da 15 ai 40 kuna. Non mi sembra che rientri nell'ideologia squat", dice.

Ho 23 anni e non posso dire che Zagabria abbia molto da offrire. Certo, in termini di arte “classica” – come i musei tradizionali e concerti di musica – va abbastanza bene. Non si può dire lo stesso della scena artistica alternativa (…). Se si considera la scena culturale della città, non si può paragonare Zagabria a Sarajevo, Belgrado o Lubiana”.

Fortunatamente, Luca ammette che ci sono persone che lavorano sodo per cercare di animare la scena culturale. Alcune delle iniziative degne di nota sono state “Screen on the green” (durante il quale era possibile guardare un cartone animato rimanendo seduti sull’erba), il Museo degli Amori Spezzati, creato nel 2007, per non parlare del festival internazionale di Animafest (tenuto nei due cinema leggendari della città – Tuskanac e Kino Europa). Peccato solo che la maggior parte degli eventi degni di nota si svolgano nelle zone marittime.

Il Centro Studentesco, (ex) fucina di talenti

Il centro è attivo dal 1957 e ha come obiettivo quello di favorire le condizioni di vita degli studenti. Ora questi sono rimasti in 1.000, e occupano lo spazio inizialmente destinato a una fiera internazionale.

Dopo il mio incontro con Sanja, faccio visita al Centro Studentesco il quale, nonostante il suo nome istituzionale, è un punto cardine della cultura croata. Oltrepasso il parcheggio, entro e, dopo un patio poco invitante, scopro una costruzione incompleta e un’impalcatura, testimoni di un lavoro di restaurazione andato a male. Quasi un simbolo della condizione dell'arte contemporanea croata. Su cinquanta persone che si trovano qui, solo in pochi si occupano di cultura in senso stretto. Eppure da questo Centro sono uscite alcune celebrità internazionali come Gordan Tudor, Ana Horvat (musicista), Oliver Frljić, Miran Kurspahić (teatro) e anche Ines Matijevic e Jelena Kovačević (arti visuali).

Incontro Silvija Stipanova, che si occupa degli eventi teatrali del Centro. Mentre aspetta l’esibizione dei talenti jazz croati con il Quartetto Amstel di Amsterdam, Sylvija critica fortemente l’atteggiamento di Luca: “ogni cosa dipende da chi se ne interessa e dall'atteggiamento che si ha verso l’arte. Credetemi, se qualcuno volesse organizzare a Zagabria intrattenimenti di buon livello, non avrebbe alcun problema (…) La domanda principale riguarda la definizione di cultura sperimentale, alternativa o indipendente. Per noi conta la qualità. Se un lavoro non merita di essere istituzionalizzato per ragioni di qualità, non vedo la ragione per cui dovremmo discuterne”, taglia corto Sylvija.

Tuttavia, la sovvenzione dei progetti culturali da parte del governo e dei finanziamenti europei è solo uno dei tanti mezzi per assicurare lo sviluppo della cultura croata. Zagabria è considerata un centro molto forte e pronto a combattere per i diritti dei suoi attivisti (come si vede con Attack, il circolo Mochvara e Medika) e artisti indipendenti, come per esempio Clubture (organizzazione che rappresenta una piattaforma per scambi di esperienze culturali, con il fine di una democratizzazione e decentralizzazione della cultura, operativa dal 2002).

Se a livello politico abbiamo assistito a un avvicinamento marcato della Croazia al resto dell'Europa, così il panorama culturale sembra avere lo stesso appetito: una forzatura che si è vista soprattutto nel cambio di nome del leggendario studio cinematografico Kino Balkan, diventato Kino Europa.

Quest'articolo fa parte di una serie di reportage sui Balcani realizzati da cafebabel.com tra il 2011 e il 2012, un progetto co-finanziato dalla Commissione Europea con il sostegno della Fondazione Allianz Kulturstiftung.

Foto di Julien Faure per gentile concessione del Centro Studentesco di Zagabria.

Translated from Zagrzeb: kulturalnie, alternatywnie (?)