La vera scelta è tra interessi e identità
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Non c’è dubbio: l’adesione turca rimetterebbe in discussione l’identità europea. Ma il capitale geopolitico offerto da Ankara è immenso. Il gioco vale la candela?
Chi sostiene l’adesione di Ankara, crede in un'Unione Europea protagonista sullo scenario mediorientale: una Turchia europea porterebbe l’Unione ad affacciarsi su nuovi paesi confinanti quali Iraq, Iran e Siria. E si troverebbe direttamente immischiata in tutti i conflitti e i drammi che affliggono il Medio Oriente: un ruolo che comporta l’assunzione di grandi responsabilità.
La dote di Ankara: soldati e petrolio
I sostenitori dell’adesione, ritengono fondamentale, in chiave di sicurezza e difesa europee, la posizione geostrategica e il potenziale militare dell’esercito turco che, nell’Alleanza Atlantica, è secondo solo a quello statunitense. In effetti la Turchia, in qualità di membro Nato dal lontano 1952, partecipa già da tempo ad operazioni di peacekeeping. Non solo. Nel contesto attuale, Ankara potrebbe giocare un ruolo decisivo nella lotta al terrorismo internazionale, al crimine organizzato e all’immigrazione clandestina. L’adesione turca fungerebbe inoltre da esempio, per tutti i paesi arabi moderati. E mostrerebbe, come sia possibile combinare riforme democratiche e rispetto delle tradizioni religiose. A livello economico, poi, le immense fonti di petrolio e gas naturale del Mar Caspio, rendono la Turchia un paese strategico per il transito dei rifornimenti energetici; la sua posizione consentirebbe la sicurezza di accesso alle forniture energetiche in provenienza dall’Asia Centrale e dalla Russia di cui l’apertura dell’oleodotto Bakou-Ceyhan è solo l’ultimo esempio.
Rischio migratorio
Ma le considerazioni degli oppositori all’adesione turca vanno al di là della geopolitica. Il rischio starebbe nella minaccia dell’identità europea. Non solo: da un certo punto di vista sarebbero gli stessi interessi strategici dell’Unione Europea ad esser intaccati con l’aumento del flusso d’immigrati turchi la cui integrazione è risultata essere cosa non facile in paesi come la Germania. L’adesione turca pone interrogativi anche rispetto ai confini futuri dell’Unione: se entrasse la Turchia, è ipotizzabile una futura domanda di adesione da parte di Ucraina, Moldavia e, a termine, Russia. In sostanza, alla base di tali preoccupazioni, c’è l’idea di un’Europa intesa come soggetto politico fondato su un’identità religiosa, politica e sociale da proteggere. E quindi l’idea di un’Unione omogenea che punti ad una posizione di leadership sul piano internazionale. E’ l’idea di un’Europa indipendente dagli Stati Uniti, forti sostenitori dell’adesione di Ankara, e che dia precedenza al compimento del processo di unificazione politica, rispetto a strategie geopolitiche future. E’ l’idea di un’Europa senza equivoci, basata su cristianesimo, democrazia e sviluppo storico dei paesi che la compongono.
Un’adesione condizionata
Ma in periodo di guerra e di rinnovate paure, la questione turca sembra mettere in gioco il significato stesso di Europa. Un’Europa intesa come unione di interessi, promuoverebbe una immediata adesione di Ankara, sia per l’accesso alle risorse energetiche, sia per il controllo militare dell’area. Un’Europa intesa come progetto politico e sociale fondato su una comune identità, non vorrebbe invece compromettersi nell’immediato.
In realtà il processo di adesione può di fatto durare fino a dieci anni e anche più. Pper questo la Commissione prevede verifiche periodiche diluite nel tempo per mettere alla prova l’adesione turca.
I negoziati devono quindi essere sicuramente avviati in dicembre come previsto, e questo anche per lanciare un messaggio di apertura al mondo islamico moderato; messaggio cruciale nella crisi in corso. Chiudere, oggi, la porta in faccia alla Turchia sarebbe un operazione inutile quanto dannosa. Non avrebbe senso compromettere le opportunità strategiche ed economiche che l’adesione turca garantisce, per paura di danneggiare un identità europea ancora tutta da costruire. Nella sua fase costitutiva, il Progetto Europa, non può che essere inclusivo e aperto. Chi oggi teme l’entrata di Ankara, sottovaluta la forza di un’Europa finalmente unita.