La Transiberiana di Nicolas Ancion
Published on
Translation by:
Valentina MurgoloNon sul Ring berlinese ma sul mitico treno che collega Mosca a Vladivostok, la Transiberiana: è qui che decide di imbarcarsi Nicolas Ancion, autore de “L’Homme qui valait 35 milliards”. Intervista ad uno scrittore che trova ispirazione in viaggi e attraversamenti di confini...
CaféBabel: Perché scegliere di viaggiare sulla Transiberiana in particolare?
NICOLAS ANCION : Da cinque anni, in famiglia, viaggiamo almeno tre mesi all'anno. I miei figli e mia moglie morivano dalla voglia di fare un viaggio via terra dal cuore dell'Europa fino nella più profonda Asia.
C'è un baratro tra l'immagine che sia ha dei teani leggendari e la loro realtà più concreta. La transiberiana è una linea ferroviaria, non un treno lussuoso come l'Oreint-Express che si vede nei film. Il treno stesso delude il viaggiatore che si aspetta di salire a bordo di un congegno unico come il Concorde o il Titanic.
Cafébabel : I passeggeri della Transiberiana fanno spesso ricorso alla vodka per creare dei legami, secondo il famoso slogan “Vodka connecting people”. Come è andato l'approccio agli altri viaggiatori?
N.A : Quando i russi o i mongoli salgono sul treno, passano in modalità « viaggio» : si tolgono le scarpe e mettono i tapochkis, delle pantofole in plastica o usa e getta. Lasciano la porta dello scompartimento aperta e i poverini che sono sulle cuccette in alto passano una buona parte del tragitto in piedi nel corridoio. Essendo in quattro abbiamo deciso di stare sempre nello stesso scompartimento.
Il punto in comune tra tutti quelli che sono in viaggio è il cibo spazzatura: zuppe cinesi già pronte, patatine, bottiglie di bibite a volontà. In fondo il treno non è così diverso dalle città che collega e attraversa. Per quanto mi riguarda, non ho visto nè bevuto vodka durante il tragitto. Ciò che ha permesso dei contatti è stata piuttosto la mia presa multipla per condividere le rare prese elettriche funzionanti nei corridoi.
Cafébabel : Blaise Cendrars aveva scritto “La prosa della Transiberiana e della piccola Jehanne de France”, senza mai essere salito sul celebre treno. Per te si tratta di un luogo di ispirazione?
N.A. : Non scrivo mai su ciò che vivo o vedo. Non utilizzo nè l'osservazione nè la trascrizione di ciò che sento o temo, la mia attività creativa è sempre un lavoro di pura immaginazione. Tuttavia, a lungo andare, il mio immaginario è stato fatalmente contaminato da ciò che vivo, scopro, esploro, leggo.
Cafébabel : Qual è stato il luogo che ti ha più colpito durante questio viaggio?
N.A. : Credo che i luoghi più memorabili non abbiano nemmeno un nome, nella mia mente. Sono questi paesini in Siberia, dove la maggior parte delle case sembrano abbandonate e dove ci si chiede come siano gli ultimi abitanti. Sono ad ore ed ore di distanza dalle città principali e, sin da ottobre, la neve colora di bianco i tetti. Come si vive in questi luoghi?
Cafébabel : Qual è stata l'esperienza più spiacevole?
N.A. : Il momento in cui il treno locale ha rallentato nella stazione di Vladimir, prima tappa dopo Mosca, e i bambini sono scesi mentre io portavo giù le valigie. Mia figlia scende sulla banchina nella notte russa e.. le porte si richiudono in faccia a suo fratello. Il treno riparte, lasciando mia figlia di 14 anni sulla banchina sperduta di una cittadina russa. Abbiamo cercato invano di forzare la porta, cercato di azionare ogni leva. Fortunatamente mia moglie parle russo e ha urlato in direzione di un gruppo di poliziotto seduti in treno. Questi hanno azionato il sistema di frenatura e mia figlia ha potuto tornare a bordo del treno, tremante. Ha visto il treno ripartire senza di lei, a notte fonda.
Cafébabel : C'è stato un elemento che non ti saresti mai aspettato durante il viaggio?
N.A. : Ho scoperto un'allergia alle coperte mongole in pelle di cammello. Per dieci giorni ho avuto l'orticaria dopo aver preso il treno notturno da Oulan-Bator al confine cinese.
Cafébabel : Se dovessi riassumere questo viaggio in una sola parola quale sarebbe?
N.A. : Forse "tranquillizzante" sarebbe un buon termine. In tutto, l'avventura da San Pietroburgo a Pechino è durata poco più che tre settimane. Dopo qualche tappa, il nostro scompartimento era come un bozzolo mobile su rotaie, che permetteva, senza fretta, di passare dall'Europa all'Asia a velocità umana...
Translated from Le Transsibérien de Nicolas Ancion