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La (storpiatissima) cucina italiana in Francia

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Lifestyle

Apprezzata, imitata e sognata, la cucina del Bel Paese è un orgoglio, in Italia e all’estero. Ma attenzione ai malcapitati che vogliono gustare la pasta di mammà al di là delle Alpi. Ecco come i francesi hanno rivisitato la nostra gastronomia.

Parigi, anno domini 2009. Accomodato davanti a un bello schermo piatto con la meritata partita di campionato della “mia” Juventus, il cameriere di una pizzeria italiana del quartiere della Bastiglia mi porta un’altrettanto piattissima pizza “Parma”. La gusto, rassegnato, prima di richiamare il garçon cui soggiungo, col mio inconfondibile accento partenopeo: «Se questo prosciutto è di Parma, io sono di Bolzano!». Il tale non capisce. Eh sì, perché saranno pure quattro i milioni di francesi di origine italiana. Ma non si può dire che abbiano difeso la purezza della loro cucina...

Leggerezza

A cominciare dalla leggerezza. Mi raccontava il gestore, lui sì italiano, di un ristorantino aperto nel quartiere dell’Opéra: «Ho dovuto cambiare tutte le ricette dei miei primi aggiungendo sistematicamente panna e parmigiano. Se non è pesante, i francesi non apprezzano». Una conferma arriva dalla versione locale della Carbonara, con tanta panna, s’il vous plaît, quando in Italia è bandita. Per non parlare della moda, tutta parigina, degli antipastì, sott’olio e sott’aceti che saranno pure d’ispirazione italica ma chi ha mai organizzato in Italia un aperitivo a base di queste untissime specialità?

Pasta

Altra nota dolente della cucina italiana made in France è la pasta. Da gustare con groviera grattuggiato, rigorosamente scotta o, addirittura, come contorno con carne, ad esempio. Comunque sempre quando hai a cena malcapitati ospiti italiani... Divertente è la presenza di marchi simil-italiani che d’italiano hanno ben poco come Panzani: che aveva fatto appello a una disgustata Ornella Muti per una pubblicità nella quale non trovava nulla di meglio da dire che «mmh... pas mal» (non male).

Doppie consonanti

Capitolo divertente è poi quello della grammatica. Per i francesi le doppie, che nella lingua di Molière esistono ma non si pronunciano, fanno parte dell’italianità. Osso buco diventa, ad esempio, quasi sempre “osso bucco”. E che dire poi della marca di yogurt “Cremosso” (con due ‘s’)? Tellement italien...

Le “Panini”

Meritano poi una menzione speciale i prodotti ritenuti italiani che però italiani non sono. Penso al “panini” (plurale usato al singolare): una sorta di biscotto bruciato schiacciato spacciato per panino e di solito ripieno di groviera, pomodoro, prosciutto e quant’altro. O alle glaces à l’italienne, i gelati prodotti da macchinari in generale, appunto, italiani ma che poco hanno a che vedere con la tradizione artigiana nel settore.

Gli spaghetti alla carbonara per 4 persone

Tre uova, 150 grammi di pancetta a cubetti, 200 grammi di parmigiano, sale e pepe. 450 grammi di spaghetti

Sbattere le uova a parte, mettendo sale, pepe e parmigiano. In una padella far soffriggere la pancetta con poco olio fino a quando non è dorata. Cuocere gli spaghetti (al dente) e ripassarli nella padella con la pancetta. Spegnere il fuoco e aggiungere le uova, che devono essere amalgamate alla pasta velocemente senza che si cuociano. Servire con una spolverata di pepe nero.