La storia dell'altro: israeliani e palestinesi a confronto. A scuola
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Un progetto nato cinque anni fa in seno a un'Ong per mettere a confronto le diverse storie nazionali, di Israele e Palestina, è diventato un libro. Un gruppo d’insegnati israeliani e palestinesi hanno scritto un manuale di storia per c gettare le basi di una convivenza comune.
Quanti villaggi palestinesi sono stati rasi al suolo? 370 dicono gli israeliani; 418 rispondono i palestinesi. La storia, grande ostacolo e un grosso punto di riferimento in ogni conflitto, in Medio Oriente fa sentire ancora di più il suo eco. Per superarlo cinque anni fa un gruppo d'insegnanti israeliani e palestinesi (provenienti da Hebron, Betlemme e Gerusalemme Est) coordinati da Dan Bar-On (scomparso qualche mese fa) e Sami Adwan, docenti universitari impegnati nel Prime – Peace Reserch Institute for the Middle Est, un’Ong con sede a Beit Jalah, Cisgiordania, formata da israeliani e palestinesi – hanno deciso di "riscrivere" la storia. Come? Con un manuale per le scuole, La Storia dell'Altro, pubblicato in Italia dalle edizioni Una Città, (che fanno capo all'omonimo mensile forlivese) e, in versione francese da Liliana Levi editore. Il testo in versione italiana ha un'introduzione di Walter Veltroni e una prefazione dello storico francese Pierre Vidal-Naquet (anch'egli scomparso).
Una storia non condivisa
Il gruppo ha lavorato per un anno con settecento ragazzi e una dozzina d'insegnanti israeliani e palestinesi che si sono prestati a un lavoro collettivo sulla loro memoria nazionale per raccontare a specchio come pensano il passato. Nelle parole di Dan Bar-On, l'impegno è stato quello di «disarmare la storia, perché i testi scolastici sono depositari del sapere legittimato e della conoscenza rispetto alla propria nazione». Durante i lavori di preparazione i due gruppi – coordinati a loro volta da Adnan Musallam per i palestinesi e da Eyal Naveh per gli israeliani – hanno lavorato separatamente per mettere insieme le narrazioni. Il principio guida è stato quello di produrre una narrazione della quale ci si sentisse sicuri per non fare "concessioni" all'altro. Alla fine dei lavori le due versioni sono state tradotte rispettivamente in arabo e in ebraico e lette ad alta voce: «Vedere la propria storia "riscritta" da un altro e poi letta a voce alta è stato emotivamente impegnativo», ha detto Sami Adwan. Importante la necessità di due narrazioni: ogni gruppo deve accettare e rispettare la storia dell'altro. Non si chiede di condividere la memoria, ma di accettarla.
Oggi, dopo cinque anni: «il progetto di doppia narrazione del PRIME continua benché, sulla scia della guerra di Gaza e il peggioramento dei rapporti da entrambi i lati, la pressione sugli insegnanti è sempre più intensa. Ciononostante, il progetto Prime, che oggi è arrivato a coprire nove periodi storici delle relazioni israeliane-palestinesi diventerà un libro quest'anno, pubblicato in ebraico e in arabo. E speriamo che venga anche tradotto in inglese», dice Bob Loeb del PRIME.
Per comprare La storia dell'altro: il sito di Una Città