La sostenibilità è creativa: intervista a Michael LaFond
Published on
Il presente articolo è stato originariamente redatto in lingua tedesca da Daniel Schwahn.
Durante la sua permanenza a Torino nell’ambito della Biennale Democrazia, abbiamo accompagnato Michael LaFond, direttore dell’Istituto per la sostenibilità creativa di Berlino, nella visita di diversi progetti residenziali e urbani.
Ecco l'intervista esclusiva.
Cafébabel Torino: Signor LaFond, cosa si intende per “sostenibilità creativa”?
Michael Lafond: Si tratta di un’idea, nata in buona parte a Berlino anche tramite l’Istituto per la sostenibilità creativa, con l’intento che uno sviluppo urbano sostenibile non cominci con soluzioni tecnologiche, ma piuttosto culturali. Dunque sostenibilità intesa come questione culturale o sfida. Tramite la sostenibilità creativa possiamo collaborare con le comunità locali, quindi riflettere sul modo in cui esse vivono, su cosa vogliono, sulle loro paure o i loro sogni. E d’altra parte ciò ha a che fare con le possibilità di partecipazione.
Cafébabel Torino: Che impressione le ha fatto Torino, in relazione alla sostenibilità creativa?
Michael Lafond: Torino ha soddisfatto le mie aspettative, quelle legate al concetto tipico di città italiana. Offre qualità di vita, di cui noi a Berlino o in Germania non godiamo, come ad esempio la buona cucina, l’umanità, nonché uno stile di vita abbastanza rilassato. Allo stesso tempo, Torino, come molte città, ha difficoltà reali con la partecipazione. Vale a dire, la democrazia è diversamente o niente affatto sviluppata e, di conseguenza, le possibilità di partecipazione non sono così evidenti.
Scopri cosa potrebbero imparare, l'una dall'altra, le città di Berlino e Torino secondo Michael Lafond nel video:
Cafébabel Torino: Dove sono racchiuse le grandi potenzialità o le future opportunità a Torino?
Michael LaFond: Io investirei più tempo ed energia nel progetto “Cavallerizza”, perché sviluppo urbano, sostenibilità creativa, visioni future e possibilità d’azione necessitano di locali precisi. Le persone possono inventarsi molte cose, sedere in un bar, chiacchierare e porsi degli interrogativi. Ma queste riflessioni diventeranno stimolanti solo se verranno concretizzate. E gli spazi della “Cavallerizza” sono veramente fantastici per questi obiettivi. Vedo che molta gente in questa città ha posto le basi, ma che fino ad oggi, a quanto pare, non ha una visione chiara e nessun sostegno da parte dell’Amministrazione. Perciò fanno veramente fatica. Il mio consiglio è che le diverse parti interessate , quindi i gruppi alternativi, si riuniscano in modo coordinato a una tavola rotonda con l’Università e il Comune. Potrebbe svolgersi in questo modo: ci si incontra ogni mese, indipendentemente da quanto tempo, per trovare un accordo. Ciò potrebbe portare veramente tanto alla città e offrire possibilità d’azione a molti, in particolare a una generazione più giovane. Sarebbe l’occasione per dare alla città una nuova identità.
Cafébabel Torino: Cosa si dovrebbe fare per generare sempre più entusiasmo nei cittadini su questo tema? Come ci si potrebbe avvicinare alla gente o anche al Comune, in modo che diano uno slancio a questo progetto?
Michael LaFond: Vedo due cose nell’immediato: sorprendentemente c’è una cooperazione tra Torino e Berlino (Torino incontra Berlino). È un’opportunità da ampliare ulteriormente, in modo che avvenga uno scambio maggiore tra le due città e Berlino possa trasmettere a Torino alcuni progetti o storie di successo. Ma si tratta soltanto di informazioni o ispirazioni. Penso che qui a Torino servano, come dappertutto, delle esperienze gratificanti. Non si deve solo combattere, ma investire in qualcosa e iniziare realizzando piccoli progetti. Un esempio è la Casa del Quartiere, ma può trattarsi di iniziative culturali o di un progetto di giardino. Ci sono alcuni „impegnati a fondo“, che investono tempo, rischiano tutto e si danno da fare. Sono idealisti, ma la maggior parte delle persone ha bisogno di conoscere le storie migliori, deve vedere e “toccare” esempi positivi. I Torinesi devono sostenere insieme queste esperienze gratificanti.