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La scelta Libera: i vent’anni di lotta alle mafie di un movimento “giovane e ovunque”

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PalermoMilano

Un libro che racconta una delle realtà più importanti e consolidate nel nostro Paese. Libera è il movimento antimafia per eccellenza, costruito attorno alla figura carismatica di don Luigi Ciotti. L’associazione ha da poco festeggiato i vent’anni di attività, e il traguardo necessita di un bilancio per vedere quanta strada è stata fatta dal 1995 e quanta se ne potrà fare ancora nel futuro.

La scelta Libera. Giovani nel movimento antimafia” (edizioni Gruppo Abele) è più di un libro. Fortemente voluto dal professor Nando dalla Chiesa, e scritto insieme a Ludovica Ioppolo, Martina Mazzeo  e Martina Panzarasa, è un’accurata analisi della creatura di don Ciotti. Una creatura che «raccoglie e mobilita, da vent’anni, decine di migliaia di giovani: la meglio gioventù».

Il libro, nelle librerie da novembre 2014, è stato al centro di una serata andata in scena a Milano, allo Spazio Melampo, lo scorso 31 marzo. Pochi giorni dopo la tradizionale “Giornata della Memoria e dell'Impegno per ricordare le vittime innocenti di tutte le mafie”, celebrata il 21 marzo a Bologna, dalla Chiesa, Mazzeo e Panzarasa, in compagnia della coordinatrice di Libera Milano Lucilla Andreucci e di Lorenzo Frigerio, di Libera Informazione, si sono seduti intorno al tavolo per presentare il loro lavoro e discutere del «popolo» di Libera.

Un popolo “giovane e in cammino”

La parola “popolo” viene infatti ripetuta più volte dal professor dalla Chiesa, che definisce «popolo in cammino» le migliaia di persone che ruotano attorno a Libera. «Nasce come associazione di associazioni, dimostrando fin da subito la sua forza d’impatto – racconta –. Col tempo la richiesta dei cittadini, e la voglia di partecipare, aumenta e Libera diventa così “popolo in cammino”. Un popolo giovane e ovunque, capace di portare migliaia di giovani in piazza a manifestare come nessun altro partito o movimento sa fare». 

Lo dimostra la fotografia scattata da Martina Panzarasa, autrice di un capitolo dedicato alla composizione del popolo di Libera: dei 700 questionari distribuiti alla marcia di Latina nel 2014, il 27% è stato compilato da under 18, e il 41% di giovani appartenenti alla fascia 19-30 anni.

L’importanza del racconto

Il libro vuole sottolineare l’importanza dell’intero movimento antimafia, un argomento, secondo dalla Chiesa, «poco analizzato e poco considerato». E il capitolo curato da Martina Mazzeo vuole infatti offrire una “bibliografia ragionata” del movimento antimafia contemporaneo: «È da sottolineare in particolare l’assenza di una memoria sul movimento anti 'ndrangheta e anti camorra – rimarca il professore –. È con la forza dell’identità e del racconto che Libera è l’unica organizzazione che può giocarsela ad armi pari con la 'ndrangheta. Libera prende persone sconosciute e le racconta, perché un popolo che non ha nulla da raccontare è debole».

Un’associazione di associazioni dunque, 1500 nel 2012, ma che ruota intorno alle persone. Gli iscritti attuali, circa 6mila, sono molti meno delle centinaia di migliaia di persone che scendono in piazza in occasione delle giornate della Memoria. Ma la forza di Libera è proprio questa: essere in grado di portare ai più giovani un messaggio sano e pulito, dare valore alle persone e dare la possibilità a queste di non essere presenti solamente una volta all’anno, in occasione della marcia di primavera. «Un impegno civile che si trasforma in sentimento, e si traduce poi in impegno concreto» prova a sintetizzare Lucilla Andreucci.

La concretezza di Libera

Il lavoro di Libera è culturale, volto a tenere viva la memoria per le vittime, ma anche concreto. Lo dimostrano le numerose battaglie portate avanti (con successo), come la raccolta di un milione di firme per il riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, concretizzatasi con la legge 109 del 1996. Libera si costituisce parte civile nei processi, come quello contro il boss Totò Riina per la Strage del Rapido 904 (assolto pochi giorni fa dalla corte d’assise di Firenze), in cui 17 innocenti persero la vita. Secondo dalla Chiesa tutto ciò è fondamentale: «È un impegno preso di fronte alla giustizia per non far scendere l’oblio sui processi, ed evitare che l’esito venga manipolato. Libera è stata presente anche al fianco di Denise, la figlia di Lea Garofalo: ma non ha condizionato il processo, ha semplicemente evitato che Denise si sentisse sola nel portare avanti le sue accuse verso il padre e la sua famiglia».