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La rivoluzione è il 3D. Ancora?

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Cultura

Dalla costosissima ondata statunitense di kolossal 3D alla “animazione partecipativa” offerta dal vecchio continente. Un’occhiata al nuovo che avanza nel cinema digitale in contemporanea all’uscita mondiale di Mostri contro Alieni il 27 marzo e alla notizia che il Festival di Cannes si aprirà, quest'anno, con Up, il nuovo film (rigorosamente da vedere con gli occhialini) della Pixar.

Cameron, Katzenbenber, Spielberg, sono alcuni dei nomi del pantheon degli dei hollywoodiani che annunciano l’avvento del 3D come una rivoluzione paragonabile al passaggio dal muto al sonoro. Sebbene il cinema tridimensionale rievoca in tutti gli occhialini di plastica, messaggeri di un cambiamento annunciato epocale qualche lustro fa ma poi disatteso, a detta degli esperti questa potrebbe essere la volta buona.

Per un porno in 3D

(Foto: Futur Film Festival)

Il 3D piace molto alle major che investono barche di dollari. Il film Avatar di Cameron in uscita per dicembre 2009 costerà 200 milioni di dollari. Altri blockbuster annunciati saranno Mostri contro Alieni, Shreck 4,Madagascar 3,Ice Age 3, Final Fantasy 4, Tron 2.0, Pirati dei Caraibi 4, Alice nel paese delle meraviglie (di Burton). Per le case di produzione rappresenta la frontiera tecnologica più avanzata per combattere la pirateria che oggi non può copiare queste pellicole. Inoltre significa abbattere i costi di distribuzione delle copie, di ritiro e stoccaggio. L’innovazione promette inoltre l’ammodernamento delle sale che diventeranno dei poli multimediali per la proiezione di eventi sportivi e concerti in 3D. A seguire avremo home theatre tridimensionale, con la possibilità di arrivare fino a sistemi di proiezione olografici. Se consideriamo che l’industria del porno si muove già per cogliere l’innovazione e la Luxotica ha in cantiere occhiali da sole con lenti adatte al cinema tridimensionale, anche stare seduti nel salotto di casa inforcando lenti scure potrà assumere contorni viziosi in futuro.

Poveri ma creativi: la Blender Foundation

Secondo il futurologo Bruce Sterling (considerato tra i padri del cyberpunk, ndr) piratare un film potrebbe costarci la vita in questo mondo digitale ad alto tasso d’investimenti. Sterling sostiene anche l’esistenza di uno scenario alternativo: un cinema ad alta tecnologia ma più anarchico grazie alle possibilità della rete. L’effetto YouTube applicato alla settima arte dove tutti, con pochi soldi sono registi improvvisati. Il cinema 2.0, partecipativo, sviluppato con software open source, con storyboard collettivi e pezzi della fase di produzione affidati a call lanciate a community di appassionati dotati delle giuste conoscenze. È la strada intrapresa dalla Blender Foundation, progetto dell’olandese Ton Roosendaal che ha creato un software open source per la modellazione tridimensionale. Già due cortometraggi all’attivo, Elephants Dream e il recente Big Buck Bunny, vincitore di due premi al Festival di animazione olandese 2008. La storia del software Blender è singolare: nato come prodotto commerciale, in seguito al fallimento della società che lo aveva sviluppato, è resuscitato come programma fruibile e modificabile da chiunque a costo zero.

Secondo Enrico Valenza, lead artist di Big Buck Bunny le potenzialità di modellazione 3D di Blender sono molto simili a quelle offerte da Autodesk Maya, il programma utilizzato dalla major per film come Il Signore degli Anelli e Spiderman. Con la differenza che dietro ai progetti della Blender Foundation non ci sono montagne di dollari ma una community di utenti che lavora come una vera e propria società di produzione. Un po’ la via europea del cinema ad alta tecnologia di chi è povero ma creativo.