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La "questione morale" della sinistra europea

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In Francia non ha vinto Le Pen. Ha perso la sinistra. E l'antifascismo sbandierato nel day-after dai socialisti, non è altro che il mesto requiem di un riformismo che, ormai, in Europa non c'è più.

La stampa e gli analisti europei sono concordi nel sottolineare, con toni a volte allarmistici, l'avanzata dell'estrema destra in Francia.

Bisogna leggere peró i dati di queste, come di tutte le elezioni, con la lente di ingrandimento, per vedere se gli allarmismi sono giustificati e per analizzare i grandi orientamenti politici di un Paese.

In realtà, l'ammissione di Jean-Marie Le Pen al secondo turno delle presidenziali non deve nascondere alcuni dati essenziali e caratteristici di queste elezioni:

- in termini assoluti il leader del FN non aumenta il suo consenso se non di 200.000 voti rispetto alle presidenziali del '95;

- il candidato socialista Lionel Jospin perde oltre 2.500.000 voti sempre rispetto al primo turno delle precedenti presidenziali.

Fatte queste considerazioni spesso nascoste da una valutazione "in termini percentuali", è possibile dire che:

- l'estrema destra non è una forza montante e inarrestabile nel mondo politico francese, quindi gli allarmismi sono ingiustificati;

- l'ammissione di Le Pen al secondo turno è stata resa possibile dall'emorragía socialista.

Nell'ambito di elezioni che hanno visto il record dell'astensionismo, gli elettori di sinistra sono quelli che hanno votato di meno e se hanno votato hanno preferito premiare i candidati dell'estrema sinistra, piuttosto che il rosa annacquato di Jospin.

E cosí, ad un anno dal disastro elettorale della sinistra italiana, gli elettori francesi sanzionano il fallimento di un'altra esperienza di governo di sinistra, di un altro modello di "sinistra possibile".

Nel caso italiano ci si era adagiati a trovare le cause di una sconfitta senza precedenti nello strapotere mediatico della destra e nella pericolosa confusione di potere di un mostro chiamato Silvio Berlusconi.

Ma fortunatamente (da questo punto di vista!) la Francia non è l'Italia. Nessun francese potrebbe mai adire alla poltrona di primo ministro possedendo un impero mediatico, né accumulare una tale quantità di concessioni pubbliche.

Non si puó dunque coprire la sconfitta della sinistra francese con la foglia di fico dell'alibi mediatico.

In realtà è possibile leggere la sconfitta della sinistra francese nell'ottica di una crisi generale e profonda della sinistra in Europa.

Soltanto alcuni anni fa' gli stati maggiori del socialismo europeo si vantavano di controllare 13 dei 15 governi dell'Unione Europea. Oggi, come alcuni esponenti di destra dichiarano fieramente, un fantasma si aggira per l'Europa, quello della sinistra, che attendendo il voto tedesco non ha quasi più nessun peso.

Eppure vediamo che di fronte all'avanzata di fenomeni più o meno inquietanti come Berlusconi e Le Pen la reazione della sinistra si limita al moralismo. "E' una vergogna!" si dice. E basta!

Il risultato è che si apre la strada ad una destra borghese ed in pantofole, senza progetti di cambiamento e destinata a compiere un'unica missione fondamentale: l'ordinaria amministrazione.

Si cerca a sinistra la voglia di cambiare le cose. Si trova il nulla vestito da moralismo. "E' una vergogna" si dice, e poi? E poi il cosiddetto "popolo di sinistra" quello che si presume dedito alla "partecipazione" politica è il meno attratto dal voto, perchè non si puó essere attraenti con progetti ormai invecchiati. E poi le prediche non fanno parte della politica, anzi la frustrano. E poi si lascia la strada del cambiamento a forze che o vogliono un ritorno all'epoca del muro di Berlino, o interpretano meglio della sinistra tradizionale le esigenze del mondo del lavoro (non dimentichiamo che il FN è il primo partito operaio in Francia). E poi restano i governi della ordinaria amministrazione, che impongono le politiche di un liberalismo perverso senza colpo ferire, perchè l'opposizione è solo moralismo.

L'unico posto in cui una delle forze "di sinistra" governa saldamente è l'Inghilterra del New Labour e di un riformismo che sacrifica tutto il sacrificabile sull'altare della ordinaria amministrazione.

Se intendiamo con sinistra il blocco delle forze riformiste e di cambiamento, quelli che hanno un progetto di cambiamento della società, possiamo dire che la sinistra non esiste in Europa.

Ma è giusto rassegnarsi a non poter pensare un futuro possibile? E' giusto essere giovani ed accontentarsi della ordinaria amministrazione?

E' giusto essere codardi?

In realtà perdere la voglia di cambiare le cose e di studiare dei progetti per il futuro nostro e dei nostri figli, trincerarsi dietro un moralismo sacrosanto, ma inutile, non significa uccidere la sinistra, significa decretare la morte dello spirito critico, della ricerca politica, dell'alternativa possibile, della ricerca della soluzione ai problemi. Significa trasformare la politica in pubblica amministrazione. Significa uccidere la politica.

Spetta a noi giovani europei uccidere i carnefici della politica.

Spetta a noi fondare una nuova alternativa possibile vuota di ogni moralismo e ancorata al futuro.