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La Polonia invita le donne sulla strada per Bruxelles

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Varsavia ha finalmente recepito la legislazione europea sulla parità. Ma la strada ancora da fare è tanta.

Grandi speranze ma anche grandi paure. Sono questi i sentimenti che ancora ispira l’allargamento dell’Unione Europea: un processo che riserva tantissime sorprese a tutti i livelli. Ma quando si arriva al tema della parità, non c’è mai molta attenzione: sia da parte dei politici che dell’opinione pubblica. Questo vale per quei paesi che diventeranno membri dell’UE nel maggio del 2004. Quindi anche per la Polonia.

Sebbene la Commissione Europea abbia considerato positivi gli sforzi considerevoli della Polonia per allinearsi all’acquis comunitario, con particolare attenzione agli standards di parità, ha ritenuto ancora prioritarie le politiche in questo senso. La Commissione ha sottolineato la necessità di stabilire un quadro comunitario di sostegno volto a sostenere l’implementazione e il rafforzamento dell’acquis nell’area dell’eguaglianza di trattamento fra uomini e donne, e la previsione di strumenti efficaci per combattere le varie forme di discriminazione (1).

I recenti emendamenti apportati al Codice del Lavoro costituiscono chiaramente un buon passo avanti, definendo più specificatamente il principio di eguaglianza di trattamento e quindi l’armonizzazione della legislazione polacca alle norme previste nella Direttiva 76/207/EEC sull’implementazione del principio di eguale trattamento per uomini e donne nell’accesso al mercato del lavoro, nella promozione e nell’aggiornamento professionale, e nelle condizioni lavorative.

Leggi imminenti, aria di cambiamento

Ma in Polonia esistono ancora gravi lacune nell’ allineamento agli standards internazionali di parità. Nel 1997, per esempio, l’apparato nazionale di eguaglianza di genere fu trasformato in un organo plenipotenziario presso il Ministero per la Famiglia e le questioni di pari opportunità non furono inserite fra le competenze principali di questo ufficio, considerando la donna solo nel contesto famigliare.

Nel 1999, il Parlamento ha bocciato il primo disegno di legge sulle pari opportunità. Il secondo progetto di legge, questa volta meno apertamente antidiscriminatorio, è ora in discussione in Parlamento. Tale progetto di legge prevede l’estensione della protezione contro la discriminazione in vari settori e a vari livelli, includendo il genere, la razza, l’etnia, le credenze religiose, l’età e l’orientamento sessuale.

Questa legge recepisce le normative presenti nelle direttive europee antidiscriminazione. L’obiettivo di questa nuova legge è di garantire un eguale trattamento, eguali opportunità e un’effettiva protezione contro la discriminazione.

Si stanno verificando indubbiamente cambiamenti positivi nel panorama legale polacco, proprio grazie all’inclusione degli standards di pari opportunità. Se non ci fosse stato il processo di armonizzazione, le leggi polacche sarebbero rimaste inalterate e il dibattito, anche se tuttora non è proprio trattato col dovuto rispetto, non si sarebbe realizzato affatto. L’impatto positivo dell’allargamento in Polonia potrebbe essere visto proprio attraverso l’adozione di una nuova legislazione sull’eguaglianza di genere, fornendo meccanismi reali di pari opportunità e innescando un cambiamento della percezione del concetto di parità nell’intera società.

Nessuna istituzione specifica

A livello istituzionale, nel novembre 2001 fu istituito un nuovo organo per la protezione dell’eguaglianza di genere in Polonia: l’Ufficio Plenipotenziario presso il Ministero per le Pari Opportunità fra Uomini e Donne. Si tratta indubbiamente di un risultato indiretto della pressione europea nei negoziati per l’adesione. Ci sono molte altre istituzioni in Polonia che hanno a che fare con la parità e la lotta contro la discriminazione. Il Gruppo parlamentare delle Donne ha giocato un ruolo importante sulla scena politica polacca. Ma purtoppo in Polonia il sistema legale non può prevedere alcun organo specifico per le indagini sull’effettiva uguaglianza di trattamento nel settore del lavoro. Esistono alcune autorità di controllo di carattere puramente amministrativo con competenze più generiche che hanno il potere di verificare l’applicazione di questo principio – ad esempio l’Ispettorato Nazionale del Lavoro – ma, in caso di violazione del principio di “pari guadagno per pari lavoro”, non possono far altro che rendere noto al datore di lavoro o al suo diretto superiore un parere sulla questione.

Un fenomeno tutt’altro che marginale

Si sono verificati significativi cambiamenti nelle attitudine sociali verso la discriminazione basata sul sesso e sul principio di eguaglianza di trattamento fra uomini e donne. Il risultato di un indagine (2) fa capire come la discriminazione in Polonia non sia affatto un problema marginale: è anzi riconosciuto dalla quasi totalità della popolazione. Una larga maggioranza degli intervistati (sia uomini che donne) crede che le principali azioni da intraprendere dovrebbero prevenire innanzitutto la violenza domestica (84%) e le violenze sessuali sul lavoro (82%); la discriminazione basata sul genere nel mercato del lavoro e l’ eguaglianza di retribuzione per una stessa mansione (85%); equilibrare le possibilità per entrambi i sessi nell’accesso e nell’avanzamento professionale (80%)

Ciò che è significativo è che l’idea di adottare una nuova legge che garantisca l’eguale trattamento fra donne e uomini è appoggiata dal 54% degli intervistati e solo il 16% degli intervistati credono che le donne godano delle stesse opportunità degli uomini nei vari aspetti della vita.

Sosteniamo le ONG

Il processo di allargamento ha dunque fornito gli strumenti politici per accrescere l’eguaglianza fra uomini e donne. Tuttavia, risulta necessario assicurare l’eguaglianza di genere stabilendo che diventi una priorità nei programmi di governo.

Un basso livello di consapevolezza dei diritti relativi alle pari opportunità di genere è ancora evidente sia nella società in generale che nel sistema giudiziario. Quindi, la cosa più importante è sicuramente l’introduzione di meccanismi speciali per assicurare che l’eguaglianza di genere non sia solo marginale nelle considerazioni sulla non-discriminazione, tramite l’istituzione e il rafforzamento di specifici meccanismi istituzionali per l’effettiva parità. Inoltre, diviene assolutamente necessario accrescere il sostegno delle ONG che lavorano per assicurare l’effettiva implementazione dell’ acquis su queste tematiche. C’è un forte convinzione tra le attiviste polacche le quali credono fermamente che l’integrazione europea, e in particolare l’armonizzazione della legge polacca secondo l’acquis communautaire nel campo delle pari opportunità, contribuirà ad eliminare le gravi distorsioni e gli effetti collaterali delle varie trasformazioni politiche ed economiche.

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(1) 2002, Rapporto Ufficiale sui progressi della Polonia verso l’adesione.

(2) “Actual problems and events” realizzata da CBOS dal 1° al 4 febbraio 2002 su un campione di 954 adulti residenti in Polonia

Translated from Poland invites women on its way to Brussels