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LA PETITE NAPULITANA

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Sono una napoletana arrivata nella ridente cittadina di Bruxelles, capitale dell'Unione Europea, per fare uno stage presso il Parlamento europeo. Sarà la mia prima esperienza di questo tipo e sono sicura che non mancheranno forti emozioni.

E POI SE NE LAVANO LE MANI

Io veramente non ho parole!

Dopo una settimana e mezzo dal Brexit i leader che lo hanno voluto si sono dimessi, se ne sono letteralmente lavati le mani. Primo fra tutti Farage che ha “ottenuto quello che voleva” e ora vuole “ritornare alla sua vita” per spendere e spandere il suo stipendio europeo.

Molti lo hanno paragonato, insieme ai suoi compagni, il topo che abbandona la nave che sta affondando. Lo Schettino inglese, insomma.

Non voglio neanche immaginare come si sentano ora tutti quegli inglesi che hanno votato per il Brexit: pecorelle senza più il pastore, un gregge allo sbaraglio.

Si erano fidati delle parole e delle promesse di queste persone che si sono riempiete la bocca di altisonanti dogmi ma che, nei fatti, non avevano la più pallida idea di cosa stessero parlando.

La settimana dopo il Brexit sono corsa a Londra per vedere come erano gli animi e quello che ho trovato è stato il caos.

Ora, io immagino che Londra sia sempre una città viva e  piena di turisti, con milioni di persone che affollano le strade ma in quel giorno ho avuto l’impressione di un’agitazione maggiore.

Ho partecipato ad una manifestazione pro-euro insieme ai miei fratelli inglesi e alla fine ci siamo messi a ballare a ritmo di tamburo . Molto baccante!

Ma voglio sottolineare un paio di episodi che mi hanno raggelato. Mentre ero sulla nave che mi avrebbe portato in Inghilterra ho incrociato una ragazzina che non poteva avere più di 12 anni. Lei, come le sue amichette, era inglese e in quel momento si guardava in giro sospettosa cercando di individuare persone musulmane, disprezzando quelle che finivano nel mirino. Ma non è finita perché alla domanda “E i cinesi?” la risposta è stata “Loro vanno ancora bene. Per ora!!”.

Non credo servano particolari commenti. La cosa più triste è che queste parole sono uscite da una bambina.

Ancora, mentre assistevo al famoso cambio della guardia, dove le persone si ammassano una sopra l’altra, è capitato che un uomo, presumibilmente indiano, abbia urtato una donna inglese e si è sentito rimproverare con un “non toccarmi immigrato!”. Tutto davanti agli occhi del figlio piccolo di lui.

Non credo servano particolari commenti neanche in questo caso.

Queste sono le conseguenze reali e tangibili del Brexit. Un paese che era famoso per il suo multietnicissimo è diventato improvvisamente razzista.

Ma io ancora credo in quella grande maggioranza di persone che invece decide di accogliere ed aiutare altri come loro ma semplicemente meno fortunati.

L’IPOCRISIA

Non ci sono altri aggettivi se non ipocrisia per questa situazione. Chi voleva l’uscita ora si ritira dalle scene e chi invece pretendeva di essere una persona tollerante ne approfitta per sprigionare tutta la sua intolleranza, annegato in un mare di demagogia.

Questo mi riporta a quando, una settimana prima del referendum inglese, il presidente israeliano, Reuven Rivlin, e quello palestinese, Mahmud Abás, hanno tenuto un discorso al Parlamento Europeo.

Quest’ultimo ha invocato la fine della guerra descrivendo la reale e terribile situazione del suo popolo, costretto alla miseria dall’occupazione israeliana, costretto a vedersi le case distrutte e i pozzi prosciugati, nonché disposto a rinunciare a più della metà del suo territorio originario purché si raggiunga la pace. Tutto ciò che chiede è l’effettiva attuazione del diritto internazionale che prevede l’intervento difensivo di altri Stati contro azioni di guerra. Cosa che evidentemente fa eccezione per Israele.

Il presidente israeliano, dal’altra parte, fa buon viso a cattivo gioco e non fa altro che dire agli europei ciò che vogliono sentirsi dire, e cioè che il suo paese è in prima linea per la pace ed è pronto ad accettare la risoluzione Due Stati Due Popoli con Gerusalemme capitale di entrambi. 

Un po’ ipocrita direi, considerando le continue azioni di occupazione e distruzione che le sue truppe attuano nei territori palestinesi. Ma nessuno è perfetto.

LE PECORELLE

Poi ora è spuntata la notizia del referendum Ungherese del prossimo 2 ottobre che chiederà ai cittadini “Vuoi che l’Unione europea abbia il diritto di disporre il ricollocamento obbligatorio di cittadini non ungheresi in Ungheria senza il consenso del Parlamento?”.

Molti considerano la manovra come una pre-Unghexit.

Io ora non so se tutto questo viene fatto in nome di quello che si presume possa essere l’effettivo bene comune del paese, ma sta di fatto che nel caso di riuscita sarà un’ulteriore sconfitta. Un ritorno a quello che il filosofo Johann Gottfried Herder nella seconda metà del ‘700 definì nazionalismo,che non è un male di per sé (a meno che non sfoci in movimenti fasciti, chiaro) ma che non potrà mai essere quello che era poiché all’epoca non c’erano internet, Facebook o tutti gli altri social appresso che sono oggi una finestra sul mondo e noi tutti siamo incapaci di farci gli affari nostri.

Chiudo con una semplice domanda: e se al posto di tutte quelle persone ci fossi tu?

Love you all, à bientôt!!