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La marcia delle donne, in 75 città europee

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Translation by:

Laura Baro

società

Qual è stato l’impatto della Marcia delle Donne sul piano internazionale? Siamo andati a vedere le città europee che si sono mobilitate per condannare la misoginia, il machismo, l'odio e l'intolleranza. Il pretesto era l’investitura di Trump, ma in fin dei conti le marce sono un inno a favore dei diritti umani.

«Non finisce qui. Adesso è il momento di indossare le vostre scarpe più comode, riunire amici e familiari e fare la storia. Andiamo avanti». La marcia delle donne che si è tenuta in tutto il mondo lo scorso fine settimana porta con sé tre conclusioni. Primo: in Europa non tutti i paesi si mobilitano allo stesso modo. Secondo: viviamo in un mondo altamente interconnesso, e non è possibile prevedere la portata di un evento nato su Facebook. Terzo: di fronte a un'ingiustizia o a qualcosa che non ci trova d’accordo, è importante far conoscere la nostra opinione perché, per quanto possa sembrare ridicolo, c'è sempre qualcuno che condivide la stessa preoccupazione o lo stesso dilemma. E si sa che, parlando di rivoluzioni, quattro occhi vedono meglio di due.

La marcia è nata da un’idea lanciata su Facebook contro l'investitura di Donald Trump, personaggio ben noto per molti discutibili aspetti, ma in particolare per i suoi commenti misogini e sessisti. L’evento ha fatto il giro del mondo, ed è riuscito a mobilitare circa cinque milioni di persone in totale (solo a Washington i partecipanti erano circa un milione), che hanno protestato contro una realtà politica certamente democratica ma considerata ingiusta. L'opinione generale è che l'atteggiamento del nuovo presidente non può essere ignorato: non sono solo i gruppi minoritari a perdere, ma è l'intera società a fare un passo indietro.

Le marce hanno fatto il giro del mondo. In Europa, dove i dati sull’affluenza non sono ancora stati resi noti, la partecipazione è stata molto varia nelle diverse zone geografiche. In totale, 75 città in 29 diversi paesi europei hanno organizzato "marce sorelle", in cui donne e uomini sono scesi in piazza per condividere ciò che pensano, sentono e credono. I quattro paesi con il maggior numero di marce sono stati il Regno Unito, con manifestazioni in 15 città (quella di Londra con 80.000 persone sembra essere stata la più numerosa); la Francia con 8 marce; 7 in Germania e 5 in Portogallo. I dati delle altre città sono disponibili su questa cartina.

(Elaborazione propria su dati di Women's March Global)

Tuttavia, i venti di protesta non hanno soffiato su tutta l'Europa. Nella maggior parte dei paesi, solo una o due città (soprattutto le capitali e le grandi città) si sono unite al movimento. E in altri paesi nemmeno quello. Cipro, Estonia, Croazia, Malta e Ucraina, sono rimaste in disparte. Nei Balcani, ad eccezione di Kosovo e Serbia, non sono state organizzate manifestazioni. I motivi dell'assenza? Mostrare solidarietà a una "causa" americana potrebbe non interessare tutti. Ma non dobbiamo dimenticare che anche l'Europa ha le sue battaglie da combattere, e questa marcia dopotutto era una buona occasione per guardare dentro casa propria e gridare al mondo ciò che si pensa sia giusto. La Polonia è un buon esempio di come le manifestazioni siano utili: la recente protesta #CzarnyProtest è riuscita ad impedire al governo di implementare un divieto di aborto pressoché completo. In Macedonia, dove non sono state organizzate marce, la rivoluzione femminista non è più un tabù, e grazie alle proteste di alcuni mesi fa le donne sono ora molto consapevoli del potere della loro voce.

Pochi giorni fa, mentre Donald Trump e il suo entourage, composto per lo più da uomini, firmavano una legge che blocca i fondi federali alle ONG internazionali che forniscono consulenza e assistenza nelle questioni di pianificazione familiare, salute sessuale e aborto, molti si saranno chiesti a cosa serve protestare. È il momento di gettare la spugna? La risposta è No. Prima di tutto perché la storia si ripete. E secondo perché, come dice Noam Chomsky:

"Certe battaglie non si vincono dall’oggi al domani (You don't win victories tomorrow)."

Mai nella vita vedrete in una foto sette donne che firmano una legge su ciò che possono o non possono fare gli uomini con i loro organi riproduttivi.

Story by

Ana Valiente

Spanish freelance journalist based in Madrid. Currently exploring the boundless world of documentary filmmaking.

Translated from La Marcha de las Mujeres, en 75 ciudades europeas