"La maggioranza degli italiani é ancora eurofila"
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Alla vigilia delle elezioni Europee cosa succede in Italia? Ne abbiamo parlato con Vincenzo Emanuele, ricercatore del CISE (Centro Italiano di Studi Elettorali).
Il dado è tratto. Dopo una campagna elettorale giocata a voce bassa, salvo le parole infuocate degli ultimi giorni, ci siamo, l'Italia é entrata nella settimana calda per le elezioni del Parlamento Europeo. A pochi giorni dal voto del 25 maggio, i sondaggi fotografano una partita a due tra il PD di Matteo Renzi e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, mentre Forza Italia è in caduta libera, dilaniata dalla crisi del suo leader e scossa dalle vicende giudiziarie. E anche il paese che guiderà il prossimo semestre europeo, seppur con le particolarità che lo contraddistinguono, si prepara ad affrontare l'europee più importanti della storia con gli stessi fantasmi che attraversano il continente: l’astensione, l’euroscetticismo e un clima di sfiducia verso i partiti, le istituzioni europee e in particolare la moneta unica. Abbiamo parlato di tutto questo con Vincenzo Emanuele, ricercatore presso il CISE (Centro Italiano di Studi Elettorali)
Café Babel: La fotografia della vigilia delle europee è una partita a due tra Renzi e Grillo, con il primo che conserva un discreto margine di vantaggio sul Movimento 5 Stelle, mentre Berlusconi gioca il ruolo inedito del terzo incomodo. Cosa succede? Ci saranno delle sorprese, le rimonte a cui siamo abituati?
V.E.: Tutti i sondaggi riportano il PD con un largo margine sul M5S e anche il CISE conferma questo risultato. Tuttavia bisogna prestare attenzione alla sistematica sotto-rappresentazione del M5S in sondaggi di tipo CATI (cioè fatti con interviste su telefoni fissi).
CB: Questo significa il partito di Grillo può crescere ancora?
V.E.: Si, alla fine dalle urne il M5S potrebbe uscire ancora più forte, proprio come l’anno scorso. A mio parere potrebbe addirittura superare il successo di febbraio 2013 (25,6%). Se gli elettori dovessero percepire queste elezioni come una partita a due, potrebbe esserci un'ulteriore polarizzazione dell’elettorato di centro-destra sul M5S in funzione anti-PD. Ulteriori sorprese potrebbero arrivare anche dai piccoli partiti, tra cui Lega Nord, Fratelli d’Italia e la Lista Tsipras che lottano per raggiungere il 4%. In teoria, potrebbero anche farcela tutti. Nella logica delle elezioni europee, definite come elezioni di “secondo ordine”, il voto è più libero e meno strategico perché non c’è in palio il governo nazionale.
CB: Le hanno definite le Europee più importanti della storia perché arrivano in un momento cruciale e per la prima volta il presidente della Commissione sarà espressione “diretta” del voto popolare. In Italia sono legate alle dinamiche della politica nazionale, oppure seguono delle logiche indipendenti?
V.E.: In Italia le elezioni sono sempre un test nazionale e in particolare un test sul governo in carica. Le Europee vengono prima di tutto viste in questa logica. Tuttavia, non è da sottovalutare il fatto che partiti come la Lega basino tutta la propria campagna sulla moneta unica, sfruttando un sentimento anti-euro largamente diffuso. Circa un terzo degli italiani vorrebbe tornare alla lira. In questo senso le elezioni europee 2014 sembrano davvero le prime “vere” elezioni europee, cioè le prime in cui i temi europei sono al centro della scena, sebbene i temi nazionali sia ancora molto forti.
CB: I giovani. Molti sondaggi collocano il PD in testa grazie al voto degli over 45, mentre tra i giovanissimi e i trentenni vince il Movimento 5 Stelle. Come si potrebbe spiegare questo dato?
V.E.: È un dato ormai consolidato, anche l’anno scorso alle elezioni politiche i giovani hanno premiato il M5S. I giovani sono meno interessati alla politica e, dal momento che la percepiscono come qualcosa di lontano e tendenzialmente sporco e corrotto, si indirizzano più facilmente al M5S. L’elettorato del Pd, invece, è piuttosto anziano. Questo perché le categorie di riferimento sono i lavoratori dipendenti del pubblico impiego e i pensionati, tra i quali i democratici sono largamente il primo partito. Inoltre è anche un sintomo del progressivo invecchiamento della generazione socializzatasi alla politica nel ’68: una generazione particolarmente di sinistra, oggi giunta attorno ai 65 anni…
CB: Grillo si è espresso su posizioni antieuropeiste anche se non aderirà al progetto europeo euroscettico guidato da Marine Le Pen e sposato dalla Lega Nord. Se i giovani premiano il M5S, si tratta di una manifestazione antieuropeista della nuova generazione?
V.E.: Quando parliamo di giovani dobbiamo fare attenzione. Una variabile cruciale è il livello di istruzione. Chi ha fatto l’università, ha preso parte all’esperienza Erasmus, tende a sviluppare sentimenti di apertura verso il mondo esterno e tende ad essere eurofilo. I meno scolarizzati invece sono più facilmente preda di una retorica euroscettica, ma non penso che chi vota M5S lo faccia perché è contro l’Europa. Le ragioni principali che guidano il voto al M5S sono il sentimento anti casta e la guerra ai partiti tradizionali, dinamiche nazionali più che europee.
Se consideriamo l’insieme delle liste che si sono espresse su posizioni euroscettiche, dal M5S alla Lega e Fratelli d’Italia e in parte Forza Italia e il loro probabile peso elettorale, sarebbe azzardato dire che nel nostro paese l’euroscetticismo è un sentimento forte e diffuso?
V: Si tratta senza dubbio di un sentimento in forte crescita, ma non lamentiamoci troppo, nel resto d’Europa i sentimenti euroscettici sono molto più forti, basta guardare i dati dell’Eurobarometro. D’altra parte, dopo 6 anni di crisi e di politiche di austerità, mi sarei meravigliato se l’euroscetticismo non fosse cresciuto. Partiti come la Lega, il M5S e FI politicizzano questo sentimento e non fanno altro che sviluppare un meccanismo auto-rinforzante, cristallizzando in molti elettori sentimenti negativi verso l’Europa. Comunque, secondo l’ultimo sondaggio del CISE, un elettore su 3 vorrebbe uscire dall’Euro e poco meno di 1 su 5 considera “un male” l’UE. La maggioranza degli italiani è ancora eurofila…
Postilla finale. Cosa si potrebbe dire sulla partecipazione alle elezioni europee? Anche l’Italia segue il trend europeo della forte astensione?
V: Senz’altro l’affluenza sarà bassa, il punto, tuttavia, è capire qual è la soglia per giudicare la partecipazione come un dato particolarmente basso.
Cioè?
Mi spiego: alle elezioni del 2008 la partecipazione era stata del 80%, alle europee 2009 del 65% (-15 punti). Se il trend rimane questo, l’affluenza fisiologica attesa sarà del 60% dato che alle politiche 2013 fu del 75%. Diciamo che una partecipazione inferiore al 60% sarebbe un brutto risultato, mentre una partecipazione tra il 60% e il 65% sarebbe da giudicare positivamente. Non dimentichiamoci che, nonostante il trend di forte calo negli ultimi 20 anni, ancora nel 2009 l’affluenza alle urne in Italia collocava il paese al quarto posto in Europa, dopo Lussemburgo, Belgio e Malta. Di fatto un livello di gran lunga più alto livello tra le grandi democrazie (Germania, Francia, Spagna, UK, Polonia).