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La mafia europea in 5 punti: global, più ricca e meno violenta.

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Politica

L’avanguardia della criminalità organizzata è moderna e internazionale. A livello europeo, il malaffare elevato a sistema, non è più un fenomeno marginale che interessa solo l’Italia, nella sua denominazione di “mafia”. Le holding del crimine, hanno esteso i loro tentacoli in tutta Europa, parlano più lingue e approfittano del ritardo legislativo in Europa. Analisi in cinque punti.

1) La mafia italiana ha i suoi discepoli

L’evento emblematico fu la strage di Duisburg del 2007. L’Europa si accorse che le mafie assomigliano sempre di più a delle imprese transnazionali che gestiscono beni e servizi. Traffico di droga, prostituzione, tratta di esseri umani, contraffazione di beni e moneta: queste le principali attività che impegnano i nuovi malavitosi nei 27 Paesi dell’Ue. I dati del “Global Risk Report 2011” promosso dal World Economic Forum rivelano un giro d’affari imponente: 311 miliardi di euro. Le gerarchie possono sorprendere: quasi l’80 % di questi traffici è concentrato in Spagna (90,1 miliardi), Italia (81,5 miliardi) e Regno Unito (45,2 miliardi). Al modello criminale mafioso italiano, basato sull’estorsione, la minaccia, la corruzione, il controllo dei mercati e del territorio in generale, si stanno ispirando sempre più le organizzazione criminali che operano in altri Paesi, specialmente nei Balcani e nei Paesi dell’Est.

2) Cinque rotte principali

Dall’ultima valutazione fatta dall’EUROPOL, sulla minaccia del crimine organizzato nell’Unione (European Organised Crime Threat Assessment, 2011), è possibile tracciare una mappa della “Mala-Europa” e della sua economia parallela. La polizia europea ha individuato 5 principali centri logistici (“hub”) del crimine organizzato, chiamati con le loro coordinate geografiche: Paesi Bassi-Belgio (Nord-Ovest), Repubbliche Baltiche (Nord-Est), Spagna del Sud-Portogallo (Sud-Ovest), il Sud Italia (Sud), ed infine Bulgaria-Romani-Grecia (Sud-Est). Proprio quest’ultimo è quello che recentemente ha avuto il maggior sviluppo, grazie al consolidamento dei traffici lungo la via del Mar Nero, alla proliferazione delle rotte dei Balcani e all’aumento dell’immigrazione illegale dalla Grecia.

3) Global e multietnica

Il Rapporto ha evidenziato in particolare la fluidità che caratterizza l’attività delle organizzazioni criminali europee. Queste sono pronte a creare reti interetniche (quando le rotte del malaffare attraversano più Paesi), ma anche a diversificare le loro attività, come fanno i mercanti di droga, che per finanziarsi creano moneta contraffatta. E’ da sottolineare, tuttavia, il ruolo cruciale svolto dalle organizzazioni criminali extra-comunitarie, che promuovono verso l’Europa ogni sorta di traffico illecito: da quello di droga (gestito principalmente da gruppi africani dell’Ovest e albanesi), alla tratta di esseri umani (alimentato da gruppi nigeriani e cinesi). Queste organizzazioni e le loro attività, non minano solo l’economia sana del vecchio continente (già provata dalla crisi economica) ma costituiscono una minaccia agli stessi principi fondanti dell’Unione Europea, impegnata a creare uno “spazio di libertà, sicurezza e giustizia”.

4)  L'Ue è in ritardo

Per quanto riguarda la sicurezza, negli ultimi anni, l’Ue ha concentrato i suoi sforzi principalmente nella lotta al terrorismo, faticando ad interpretare il fenomeno meno visibile ed eclatante della criminalità organizzata di stampo mafioso. Nel rapporto EUROPOL la parola mafia, nella sua versione aggettivata inglese (“mafia-type”), viene citata solo due volte, preferendo invece parlare più genericamente di “italian criminal group”. L’Italia è certamente il Paese che conosce da più tempo e più a fondo la piaga del malaffare organizzato, tanto da avere una legislazione all’avanguardia in questa materia. I gruppi criminali del sud Italia, da soli, sono indicati dall’EUROPOL come uno specifico “hub” del crimine, mentre gli altri quatto “hub” raggruppano addirittura più Paesi. La mafia italiana partecipa, in larga scala, alla contraffazione della moneta, al commercio delle armi, della droga, alla gestione dell’immigrazione clandestina e al traffico illecito dei rifiuti tossici verso i Paesi dell’Est o dell’Africa. E’ così che dall’Italia arriva il richiamo più forte perché UE si impegni in un’efficace lotta alle mafie e i primi risultati sono arrivati.

5) Pochi strumenti di contrasto

La Commissaria europea per gli Affari interni, Cecilia Malmström, dopo un incontro con il prete italiano anti-mafia, Don Ciotti, ha promesso che entro il 2011 l’Unione si sarebbe dotata di specifiche norme sulla confisca e riuso dei beni della criminalità organizzata. Inoltre, la Commissaria ha dato incarico di redigere il rapporto "Strategia di sicurezza interna dell'Unione Europea" alla deputata europea Rita Borsellino (sorella di Paolo Borsellino, giudice italiano ucciso dalla mafia siciliana). Ma le difficoltà non sono poche: la criminalità organizzata (specialmente quella di tipo mafioso) sta diventando sempre meno violenta e sempre più “affaristica”, ciò richiede strumenti di contrasto maggiormente sottili, che l’Europa ancora non conosce (in Italia esistono invece reati specifici come “associazione mafiosa”, o “concorso esterno in associazione mafiosa”). Inoltre alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, pongono limiti severi a tutti quei provvedimenti che limitano la libertà personale e la privacy, anche con finalità di contrasto al crimine.

Immagini: home-page (cc)  sacks08/flickr; mappa (cc) Global Risk Report 2011