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La madre di tutte le lobby europee

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Ottavio Di Bella

Nei meandri di Bruxelles D.C. si nasconde l’ERT, la principale lobby del Vecchio Continente. Che potrebbe favorire l’integrazione europea. A patto che esca dall’anonimato.

Cos’hanno in comune il Mercato Unico e la Strategia di Lisbona? Il fatto che non si tratta solo d'importanti progetti europei ma anche di iniziative proposte dalla Tavola Rotonda degli industriali Europei

È ormai cosa nota. “Bruxelles D.C.” è diventata la nuova capitale mondiale dei lobbisti che tentano di dire la loro sulla crescente legislazione partorita ogni giorno dalla Commissione europea. Gran parte del diritto commerciale è stato scritto dalle istituzioni europee. Le aziende europee si sono coalizzate all’interno di diversi gruppi d’interesse e le società più grandi hanno persino aperto degli uffici a Bruxelles. Stranamente, questi gruppi d’interesse non hanno avuto l’impatto sulla legislazione UE che gli osservatori potrebbero aspettarsi. Il vero vincitore, chi è capace di influire sull’agenda delle istituzioni di Bruxelles, è invece una modesta organizzazione di 45 membri, la Tavola Rotonda degli industriali Europei o “ERT”, che passa per lo più inosservata soprattutto dai non adetti ai lavori.

Potere e influenza

L’ERT (che sta per “European Round Table of Industrialists”) fu fondata nel 1983 per riunire amministratori delegati e manager di alto livello delle multinazionali con sede in Europa. L’accesso è strettamente personale, e vi si accede solo su invito. Presieduta attualmente da Gerhard Cromme dell’impresa ThyssenKrupp, la lista dei suoi membri suona come un “Who’s Who” dell’élite manageriale europea. I membri dell’ERT s’incontrano due volte l’anno nei paesi che detengono la Presidenza UE. La gran parte del lavoro è svolta attualmente da nove gruppi impegnati su tematiche come concorrenza, relazioni economiche, relazioni esterne, lavoro o tassazione.

Quel che appare come un think tank di altissimo livello, è un’organizzazione unica che combina un accesso personale e privilegiato ai politici nazionali di riferimento e ai membri della Commissione, con pubblicazioni molto specialistiche. I suoi membri rappresentano un fatturato annuo pari a circa 950 miliardi di euro e 4 milioni di forza lavoro in tutto il mondo. La creazione di un Mercato Unico europeo dinamico e competitivo coincide coi loro interessi. Gli indaffaratissimi membri dell’ERT non sprecano il loro tempo a fumar sigari o a giocare a golf. Pensano piuttosto a concepire quell'agenda di lavori che scandirà il ritmo dell'integrazione europea.

Mercato Unico e strategia di Lisbona all’attivo

Ad esempio si è soliti attribuire alla Commissione europea di Jacques Delors l'idea di lanciare il Mercato Unico. Ma sono pochi a conoscere il discorso “l’Europa anni novanta” pronunciato nel 1985 dal presidente dell’ERT di allora, Wisse Dekker, un discorso che conteneva elementi fondamentali rintracciabili poco dopo nel “Programma 1992” della Commissione.

Un esempio più recente della collaborazione tra l’ERT e la Commissione è rappresentato dal nuovo obiettivo UE di diventare “l'economia della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo”. Lanciata nel 2000, questa “Strategia di Lisbona” ed alcune delle sue caratteristiche (per esempio il cd “benchmarking” delle performance economiche degli stati membri) sono molto care alle idee tradizionalmente attribuite all’ERT. Nel quadro di rapporti pubblicati a cavallo tra fine anni ‘90 e inizio 2000, l’ERT elaborò l’obiettivo di fondo della strategia: l’innovazione basata sulla conoscenza, la competizione dinamica ed un Mercato Unico degno di questo nome dovrebbero incentivare la crescita economica e generare posti di lavoro. Non sorprende quindi che, nei suoi rapporti regolari, l’ERT adesso punti il dito contro la lentezza con la quale l’Europa stia avanzando nel senso di traguardi che essa stessa ha contribuito a fissare.

Un pericolo per la democrazia?

Da un giudizio su questi due esempi, e sui casi in cui la Commissione e l’ERT hanno unito in modo manifesto le loro forze per portar avanti questioni chiave, va sottolineato come l’ERT abbia avuto un successo impressionante nel farsi ascoltare. Alcuni possono temere che si tratti di un altro esempio di influenza illegittima ed antidemocratica sull’UE da parte delle aziende. Un rapporto dell'Osservatorio Societario Europeo del 2000 ha persino stabilito che l’ERT eccelle nel plasmare l'integrazione europea “sulla base delle preferenze delle aziende transnazionali europee”.

Ma tra Commissione e ERT non vi è alcuna relazione simbiotica. Infatti, l’ERT, poichè rappresenta alcuni dei più grandi attori del business globale, è un naturale alleato per la Commissione con una gamma considerevole d’interessi ricoperti. Il mandato della Commissione è quello di promuovere una sempre più intensa integrazione ed ambo le parti posson trarre profitto da una reciproca collaborazione.

L’ERT non rappresenta gruppi d’interesse particolari ma il mondo degli affari nel suo insieme; non è un gruppo lobbistico oscuro ma un piccolo club di eminenti personalità. Questa combinazione di interesse generale, azioni particolari ed accesso personalizzato ai politici che danno vita a determinate politiche, ha permesso all'ERT di essere straordinariamente attiva nel corso degli ultimi vent’anni. E comunque, il timore ch’essa plasmi l’integrazione europea più dei capi di stato eletti democraticamente è esagerato. Le sue attività sono oggetto di accurate pubblicazioni e, al momento di decidere una nuova legislazione, sono pur sempre i governi europei ad avere l’ultima parola.

Ciononostante, è allarmante che la mancanza di conoscenza circa il funzionamento delle istituzioni UE venga superata dalla mancanza di conoscenza circa i soggetti lobbistici che pur esistono. Una crescente consapevolezza circa il ruolo dell'ERT e degli altri gruppi di interesse nel processo di genesi delle politiche europee, non solo contribuirà a un migliore controllo pubblico, ma renderà in generale anche meno oscuro il modo in cui si fanno affari nel Vecchio Continente.

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Translated from The ERT: Driving Force Behind European Integration