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La lunga marcia delle intercettazioni telefoniche

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Politica

Prevista in tempi brevi la discussione alla Camera della legge sulle intercettazione telefoniche prevista nel Lodo Alfano. Una manifestazione nazionale di protesta a Roma il 5 novembre, promossa dall’Unione nazionale dei cronisti.

La politica italiana tenta per la terza volta in dieci anni d’imporre il proprio veto alla pubblicazione delle intercettazioni attraverso disegni di legge proposti dai ministri della Giustizia: in principio fu il guardasigilli Flick nel 1998 (primo Governo Prodi), poi il Ministro Mastella nel 2007 (secondo Governo Prodi), ora è la volta del Ministro Angelino Alfano. Un “bavaglio” che destra e sinistra hanno provato a imporre, invocando di volta in volta il diritto alla privacy e lo spettro delle “intercettazioni selvagge”, chiamando in causa i costi a carico dello Stato o denunciando le manipolazioni della stampa.

Destra e sinistra unite contro le intercettazioni

(Foto: Zakidi Zakcomics/Flickr)Se i precedenti disegni di legge si arenarono in Senato, questa volta il Governo sembra deciso a portare in fondo la propria battaglia, forte di una maggioranza schiacciante. Una legge che nasce dall’insofferenza dei politici per l’ingerenza del potere giudiziario e della stampa nei propri “affari di bottega”, e che si sovrappone a una normativa già garantista nei confronti dei membri del Parlamento: questi difatti non possono essere intercettati se non a seguito di una loro votazione, che è necessaria anche nel caso in cui vengano ascoltati “casualmente” (ad esempio: viene intercettato il Signor Rossi che chiama l’Onorevole Verdi) mettendo in luce comportamenti penalmente rilevanti.

Sono proprio queste intercettazioni “casuali” ad aver portato alla luce delle cronache alcuni dei più cocenti scandali degli ultimi anni, vicende che vedono uomini di potere a colloquio con parlamentari di destra e sinistra: colloqui che talvolta non hanno valore dal punto di vista giudiziario ma che rivelano gli intrecci tra potere economico e politico. Non è un caso che il disegno di legge del ministro Mastella fosse votato all’unanimità dalla Camera nel 2007 (447 sì, una manciata di astenuti, nessun voto contrario) prima che il montare del malcontento popolare portasse a bloccarlo in Senato. Ed è proprio in seguito alle intercettazioni della moglie del guardasigilli – Sandra Lonardo, Presidente del Consiglio Regionale della Campania, in un’inchiesta su favoritismi, nomine politiche, appalti truccati – che questi in un accorato “j’accuse” alla magistratura prima si dimetterà da Ministro (dichiarando «tra l’amore per la mia famiglia e il potere, scelgo il primo»), e poi farà cadere il governo Prodi nel gennaio 2008.

Ma nella bufera delle intercettazioni era finito anche l’allora capo dell’opposizione Silvio Berlusconi. Nel dicembre 2007 il settimanale L’Espresso aveva pubblicato lunghi stralci delle sue conversazioni con Agostino Saccà, direttore di Rai fiction - la tv statale italiana - intercettate dal Tribunale di Napoli nell’ambito di un’inchiesta per corruzione. Berlusconi in queste telefonate rendeva evidente come la Rai sia un giocattolo utile a fine politici, cioè per per piazzare “attrice favorite” e contrattare voti attra(Foto: ZioDave/Flickr)verso raccomandazioni e favoritismi.  Al clamore che ne segue corrisponde l’alzata di scudi della politica, dal post-comunista Bertinotti, Presidente della Camera, che afferma che «non esiste pubblicazione di intercettazioni buone o cattive, sono tutte cattive», alle reazioni dello stesso Berlusconi («in certe situazioni in Rai si lavora soltanto se ti prostituisci oppure se sei di sinistra»).

Ora, rieletto premier per la terza volta, Berlusconi ha, tra i primi pensieri, quello di porre un limite alle intercettazioni e vietare la pubblicazione di queste e di tutti gli atti delle indagini: è la proposta di legge che viene formalizzata dal Ministro Alfano. Giorgio Santelli, direttore dell’Associazione Articolo 21, ci dice che la sua probabile approvazione sarà «una pietra tombale per la cronaca giudiziaria». Ecco un esempio: nel caso di indagini per bancarotta fraudolenta si potrebbe parlare solamente, ad esempio, di «arresti che sembrerebbero fare riferimento a vicende legate al mondo della finanza», null’altro. Molti scandali, truffe e raggiri dell’ultimo decennio probabilmente non sarebbero ancora emersi.