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La legge è uguale per (quasi) tutti, storie di omicidi in divisa. Il caso di Daniel Saenz

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Firenze

Siamo ancora negli Stati Uniti, Paese che ha dato vita ad alcune tra le storie più terribili ed aberranti per quanto riguarda le morti legate all'operato di agenti di pubblica sicurezza. L'altra settimana abbiamo affrontato il caso di Thomas Kelly, un senzatetto affetto da schizofrenia, oggi parliamo invece di Daniel Saenz, anche lui in condizioni psicofisiche instabili.

Parte XIII, continua...

Le efferatezze di cui possono rendersi protagonisti gli agenti di polizia non finiscono mai di stupire, o meglio di inquietare, come testimonia il caso che stiamo per trattare. Difficilmente, infatti, l'uso di una forza massiccia è necessario e giustificabile, ma alcune volte appare veramente inspiegabile, illogico ed incomprensibile. Come nel caso di Daniel Saenz, un 37enne che morì l'8 marzo 2013 nel carcere di El Paso a causa di un colpo di pistola sparato dall'agente Jose Flores.

I fatti

L'uomo, che soffriva di ipoglicemia, era stato ritrovato in stato paranoico sdraiato su un carrello motorizzato di un supermercato di Alberstons dopo che era stato allontanato dal De Sol Medical Center per aver aggredito alcuni pazienti, membri del personale ed un poliziotto fuori servizio. Per questo era giunta la telefonata alla centrale di polizia, solamente che gli agenti non appena ritrovarono Daniel anziché portarlo in un ospedale decisero di ammanettarlo, colpirlo ripetutamente con il taser ed arrestarlo, anziché preoccuparsi della sua situazione a livello clinico. La causa della presunta aggressione, infatti, potrebbe essere stata proprio la sua precaria situazione clinica, come ha testimoniato l'American Diabetes Association annoverando tra i sintomi dell'ipoglicemia ansia, delirio e rabbia. Al loro arrivo al carcere gli agenti si ritrovarono di fronte al rifiuto di accettare Saenz come detenuto, in quanto il ragazzo presentava una ferita alla testa che si sarebbe procurato sbattendo alla porta mentre veniva condotto in carcere. A questo punto l'agente Flores, aiutato da un'altra guardia, decise di riportare in macchina Daniel per condurlo in ospedale, con il detenuto che però oppose una resistenza passiva, rimanendo seduto a terra e facendosi trascinare per i corridoi della centrale. Arrivati all'esterno, Saenz iniziò a dimenarsi, avendo sempre le manette ai polsi, ma subito Flores gli saltò addosso premendo le ginocchia sulla sua pancia fino a quando, all'improvviso e senza che succedesse qualcosa di particolare, estrasse la pistola dalla sua fondina e lasciò partire un colpo a distanza ravvicinata che risultò letale per Daniel.

Le indagini ed il video decisivo

Per quasi un anno a livello giudiziario non avvenne niente riguardo questo caso, finchè a febbraio 2014 un gran giurì non decise di non incriminare l'agente Flores. Fino ad allora, infatti, non era filtrato niente che potesse smentire la ricostruzione della polizia, ossia di un Daniel particolarmente agitato e che avrebbe opposto una resistenza tale da non subire minimamente l'effetto del taser. L'avvocato dell'agente affermò che il colpo fosse partito quando, avendo Flores estratto la pistola per intimorire Saenz, quest'ultimò non spinse l'altro poliziotto facendolo urtare proprio contro Jose Flores che, accidentalmente, sparò. Qualche mese più tardi però, ossia a giugno, venne fuori una registrazione che documentava l'intero periodo in cui Daniel era stato alla centrale, ossia dal momento del suo arrivo al momento della sua morte. Questo video non era mai stato reso pubblico fino ad allora e rappresentava una prova incontrovertibile che la ricostruzione della difesa fosse stata falsificata in più punti: esso mostra come Daniel non abbia mai opposto la benchè minima resistenza attiva nei confronti degli agenti. Il detenuto appare per tutto il tempo ammanettato, con le mani dietro la schiena ed in posizione seduta mentre viene trasportato da più parti senza mai opporsi. Risulta poi evidente che l'agente Flores non venga urtato in alcun modo al momento in cui estrae la pistola e si alza in piedi sopra a Saenz per sparargli da un metro di distanza.

Le nuove denunce...

In seguito alla pubblicazione di queste immagini, infatti, la famiglia di Daniel decise di presentare una nuova denuncia contro la città di El Paso ed i suoi funzionari, accusandoli di forza eccessiva, negligenza, imprudenza e violazione dei diritti civili. “Invece di affrontare la cattiva condotta della polizia e l'uso di forza letalmente eccessiva, la città di El Paso ha cercato di nascondere le riprese video per oltre un anno, con il fine di nascondere la verità su ciò che è accaduto”, ha affermato l'avvocato della famiglia Saenz. “Le registrazioni video”, ha continuato il legale dell'accusa, “mostrano che gli agenti di polizia non sono stati minacciati in alcun modo da giustificare l'uso di una forza letale su un uomo in loro custodia”, tanto più che “numerosi agenti erano disponibili quella sera al carcere per immobilizzare Daniel, senza ricorrere ad una violenza mortale”. Nel frattempo l'agente Flores era stato messo in congedo amministrativo sin dalla morte di Saenz e il 28 ottobre 2013 era stato licenziato senza però che la notizia fosse resa pubblica, cosa che avvenne proprio dopo la pubblicazione del video. L'autopsia rivelò che il proiettile fuoriuscito dalla pistola dell'agente Flores attraversò la spalla sinistra ed infine raggiunse il cuore, lasciando così facilmente intuire che non si fosse trattato di un colpo accidentale, come è chiaramente visibile anche dalle immagini della telecamera di sicurezza.

… e il processo?

Sono trascorsi ormai poco meno di due anni dalla morte di Daniel Saenz per mano della follia omicida di un agente di polizia. Il registro del tribunale mostra che la denuncia è ancora in sospeso e che quindi siamo ancora lontani dalla conclusione della vicenda. Non resta che attendere, fiduciosi ancora una volta nella Giustizia, anche se difficilmente questa fiducia viene ripagata. E viste le premesse anche questa volta potrebbe ripetersi la stessa vecchia storia.