La generazione colpita dagli attentati di Parigi
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Ripercorrendo le prime pagine di alcuni giornali europei, ci siamo chiesti chi si è voluto colpire con gli attentati di Parigi. Cinque redattori di cafébabel raccontano ciò che più li ha segnati guardando questi titoli e queste foto.
Generazione Bataclan
L'ho vista ieri sera a mezzanotte. Subito, mi sono sentito colpito senza veramente provare a capire perché. Forse perché Libération è un giornale noto per queste prime pagine; perché quella che avevano pubblicato lunedi 12 gennaio 2015, dopo gli attentati a Charlie Hebdo, mi aveva già chiamato in causa; perché è il quotidiano con cui forse ho più affinità... ho cliccato su "Condividi", questo è tutto. Il giorno dopo, prima di acquistare il giornale in edicola, ho ancora riflettuto sulla prima pagina. È la mia generazione che è rappresentata nella foto, con tutto ciò che ha di più bello: festosa, cosmopolita, libera. "La generazione Bataclan" mi parla ancora di più, è quella di chi mi è più vicina: quella che ascolta il rock, che lavora nella musica e fa le ore piccole. Dimenticando tutto il resto, ho sentito che la prima di Libé stava parlando a me. Poi, a ben vedere la ventina di persone immortalate da Federico Stucin domenica sera in place de la République, mi sono reso conto che stava parlando a noi tutti. (Matthieu)
Cos'è allora la "guerra"?
La prima pagina di questo giornale mi chiama a riflettere. Perché? Vediamo una giovane donna che avrebbe potuto trovarsi benissimo a bere un bicchiere ad un tavolino, di venerdì sera, in una qualunque metropoli d'Europa. E ora la vediamo piangere e portare dei fiori. E soprattutto porta con sé il suo smartphone, uno strumento della nostra generazione a cui nessuno può fare a meno e che nei giorni scorsi è stato usato in maniera massiccia per informarsi, scambiarsi messaggi, per rassicurare, per fuggire (#porteouverte). Ieri ho sentito una testimonianza in TV, una persona che era al Bataclan ricordava la scena di orrore, i corpi inanimati e insanguinati a terra, in un silenzio di tomba interrotto solo dalle suonerie dei telefoni nascosti nelle tasche delle vittime. Il titolo della Taz rivolge una domanda a una generazione che, appunto, si caratterizza per il fatto di essere cresciuta in pace: "Cos'è allora la 'guerra'?". Si riferisce principalmente alle dichiarazioni politiche, soprattutto francesi ma in parte internazionali, agli attacchi di venerdì a Parigi; ma anche alla nostra incapacità, come giovane generazione europea, di rispondere a questa domanda. Cos'è allora la guerra? Non lo sappiamo, non la conosciamo e non vogliamo conoscerla. (Katha)
Un atto di guerra
Non sono a favore della pubblicazione di immagini di persone che piangono dopo un evento come gli attentati di Parigi. Perché, in generale, lo trovo piuttosto insensibile e sensazionalista. Ma in tal caso mi sento commossa da questa prima pagina, perché penso che rispecchi molto bene i sentimenti che ho potuto vedere a Parigi dopo gli attacchi. Non è che le strade siano piene di gente in lacrime, ma gli attacchi hanno colpito tutti, senza nessuna differenza di razza, età o condizione sociale. Ma soprattutto, come possiamo vedere anche in queste foto, questi attacchi hanno colpito in modo particolare i giovani. Erano indirizzati a noi, al nostro modo di vita. Ora, tutti piangiamo. (Naiara)
Uccisi senza pietà nel nome del terrorismo*
Sono stufo di vedere immagini di morte e distruzione sulle prime pagine dei giornali britannici. Troppo spesso la loro copertura si concentra sulle persone che hanno condotto gli attacchi, e riscontro una tendenza preoccupante verso sensazionalismo e islamofobia, che non fa altro che diffondere altro odio. Mentre gran parte della stampa britannica ha messo l'accento su chi ha perpetrato l'attentato, il Guardian sceglie invece di aprire con le vittime. Le facce di coloro che sono stati uccisi negli attacchi, perlopiù giovani di diverse nazionalità, che sorridono al lettore dalla prima pagina, servono a ricordarci la vera portata della tragedia di Parigi. Più efficacemente di quanto possa fare un'immagine di un poliziotto con la pistola. (Joseph)*
Il massacro della meglio gioventù
Tutti i giornali italiani oggi dedicano ampio spazio alla morte di Valeria Solesin: venerdì era al concerto al Bataclan e di lei si erano perse le tracce. Qualche flebile speranza. Poi la triste conferma. Alcuni colleghi di redazione o amici conoscevano, direttamente o indirettamente, Valeria o altri giovani rimasti vittima degli attentati di Parigi. L'Unità è uno dei pochi giornali che, in scia alle altre testate europee, decide di mettere un accento chiaro sulla "meglio gioventù" che è stata il bersaglio dell'attacco. O più esattamente: i terroristi hanno mirato a tutti quei luoghi di incontro e convivialità di un normale venerdì sera. Accanto e tra le 129 persone che oggi non ci sono più, troviamo genitori, parenti, amici: una popolazione intera che è stata profondamente toccata e ferita. (Lorenzo)
*Aggiornamento: questo commento è stato integrato in un secondo momento rispetto alla prima versione dell'articolo.