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La Forza di Reazione Rapida Europea, tra NATO e Politica Estera di Sicurezza Comune.

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Alessandra Buono

Forse il momento in cui l’UE diventerà politicamente e militarmente indipendente da USA e NATO non è così lontano come si potrebbe pensare. Ma e' davvero un cambiamento auspicabile?

La politica estera è una delle aree in cui si può raggiungere più difficilmente la cooperazione tra le nazioni. In particolare, la cooperazione in tema di sicurezza e difesa solleva immediatamente questioni di sovranità nazionale. Bisogna conciliare differenti tradizioni storiche, prendere in considerazione sensibilità specifiche ed i pregiudizi dell’opinione pubblica. Le due caratteristiche predominanti dello Stato-nazione sin dalla sua comparsa duecento anni fa sono state quelle di una politica estera e di difesa unica ed indipendente, perseguita da ogni entità autonoma del sistema internazionale.

Indietro nella storia

Dopo la seconda guerra mondiale, la sicurezza e la difesa dell’Europa Occidentale furono organizzate nell’ambito della NATO. L’Unione dell’Europa Occidentale (UEO), creata nel 1954 come pilastro della difesa dell’integrazione europea, mirava a garantire il controllo del riarmo della Germania consentendole di divenire un membro dell’Alleanza Atlantica. Durante tutta la guerra fredda tuttavia, la volontà dei membri della Comunità Europea di estendere l’integrazione al di là dell’ambito economico e diplomatico fu trattenuta a causa del ruolo che la NATO e gli Stati Uniti giocavano come garanti della sicurezza dell’Europa Occidentale. Ma con il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, è venuta meno l’antica diretta minaccia alla sicurezza dell’Europa Occidentale.

Gli obiettivi stabiliti dai membri dell’UE a proposito della Politica Estera di Sicurezza Comune (PESC) nel Trattato dell’Unione Europea (TUE, altrimenti detto Trattato di Maastricht) nel 1992 erano ambiziosi. Il Trattato richiedeva una politica estera congiuntamente formulata ed implementata, in linea con l’”acquis communautaire”. Ciò che è ancora più significativo, la politica comune avrebbe elaborato una politica di difesa comune, che sarebbe eventualmente sfociata in una difesa comune.

Nel Trattato di Maastricht, i membri dell’UEO si accordarono nello sviluppare l’UEO come pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica (NATO), in modo che esso risultasse complementare all’attività della NATO. Ma risultò ben presto chiaro che il Trattato era una base politicamente e militarmente insufficiente dinanzi alle crescenti sfide che l’UE si trovava ad affrontare nell’arena internazionale. Nel Consiglio Europeo di Colonia nel giugno 1999, i rappresentanti dell’UE riconobbero che “l’Unione deve dotarsi di una capacità di azione autonoma, supportata da forze militari credibili, da strumenti decisionali opportuni, e dalla prontezza nel farne ricorso, per poter far fronte alle crisi internazionali, senza pregiudizio per le azioni della NATO”. Inoltre, nel Consiglio Europeo di Helsinki nel Dicembre 1999, furono fissate le cosiddette Direttive guida di Helsinki, le quali stabilivano inter alia i due seguenti obiettivi. In primo luogo, gli Stati Membri cooperando volontariamente in operazioni condotte dall’UE, devono essere in grado, entro il 2003, di dispiegare nell’arco di 60 giorni e di mantenere per almeno 1 anno forze militari di entità pari fino a 50.000-60.000 persone capaci dell’intera gamma di funzioni enunciate nell’Articolo 17 del Trattato dell’Unione Europea. In secondo luogo, verranno istituite nuove strutture politiche e militari nell’ambito del Consiglio per permettere all’Unione di assicurare la necessaria guida politica e direzione strategica per tali operazioni, il tutto rispettando la struttura istituzionale nel suo insieme.

Passo verso l’indipendenza militare

Il Consiglio Europeo di Nizza nel Dicembre 2000 approvò l’istituzione di tre nuove strutture politiche e militari permanenti, la Commissione Politica e di Sicurezza (CPS), la Commissione Militare dell’Unione Europea (CMEU), e lo Staff Militare dell’Unione Europea. In seguito ad una conferenza nel novembre 2001 sul miglioramento delle capacità, il Consiglio Europeo di Laeken dichiarò nel dicembre 2001 che “attraverso il continuo sviluppo della PESC, il rafforzamento delle sue capacità, la creazione di appropriate strutture, l’Unione è ora in grado di condurre alcune operazioni di gestione delle crisi. L’Unione sarà in grado di condurre gradualmente operazioni più esigenti, a mano a mano che gli assetti e le capacità della sua struttura continuano a svilupparsi”.

E’ dunque evidente che è stato messo in atto un chiaro modello di miglioramento ed integrazione di una strategia di difesa comune ed è stato compiuto un passo verso una forma di indipendenza militare dell’UE negli ultimi dieci anni. Ma l’Unione Europea sottolinea prontamente che “la Nato resta la base della difesa collettiva dei suoi membri e continuerà a giocare un ruolo importante nella gestione delle crisi”. Lo sviluppo di una Forza di Reazione Rapida Europea (FRR) “condurrà ad una sincera partnership strategica tra NATO ed EU nella gestione delle crisi, con il dovuto rispetto dell’autonomia decisionale delle due organizzazioni. Le strutture militari dell’UE saranno separabili ma non separate dalla NATO. L’obiettivo è che non ci dovrebbe essere nessun duplicato non necessario”.

Ma la questione più importante per l’autonomia dell’EU quanto la sua sovranità politica dipende dalla relazione tra le strutture militari dell’UE e della NATO. Storicamente gli Stati-nazione o federazioni hanno sempre usato le proprie capacità militari per proteggere i propri interessi politici, economici e geopolitici nel mondo. L’esempio perfetto a riguardo sono gli Stati Uniti che hanno usato la loro potenza militare in numerose occasioni per perseguire i propri interessi nel mondo. Gli USA sanno che il primo obiettivo della loro politica estera è di assicurarsi che nessun’altra entità nel sistema internazionale possa sfidare la loro superiorità politica o militare nel futuro. Una di queste potenziali future sfide potrebbe venire dall’Unione Europea, qualora quest’ultima riuscisse a giocare un ruolo completamente autonomo dal punto di vista politico e militare nell’arena internazionale. Questa è la ragione per cui gli USA cercavano di limitare le capacità operative della FRR nel dicembre 2001 usando la scusa dell’”interesse vitale nazionale” della Turchia. La giustificazione a quel tempo era che primo, l’UE non sarebbe stata in grado di usare le strutture della NATO e secondo, che la Turchia avrebbe dovuto prendere parte alla progettazione di operazioni militari condotte dalla FRR in aree geografiche teatro di interessi geopolitici vitali per la Turchia.

La NATO destinata a scomparire ?

Nonostante tutti i discorsi di “stretta cooperazione” e l’attento quanto artefatto linguaggio diplomatico tra l’UE e la NATO, gli ufficiali di entrambe le organizzazioni sanno molto bene che potrebbe arrivare il momento in cui l’UE potrebbe diventare dal punto di vista politico ed economico sufficientemente potente da cogliere l’occasione storica di sostituire la sua sicurezza collettiva, attualmente organizzata nell’ambito della NATO, con una forza militare europea completamente autonoma. In questo caso la NATO perderebbe la sua raison d’être e si dissolverebbe. Ma allora ci dovremmo chiedere se è auspicabile la creazione di un nuovo super-blocco di sicurezza, cioè l’UE, e se è desiderabile un altro rivale tra le due potenze imperiali, gli USA ed i 25 Stati membri dell’UE.

Forse il momento in cui l’UE diventerà politicamente e militarmente indipendente da USA e NATO non è così lontano come si potrebbe pensare.La posizione del Presidente Chirac sulla seconda risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU a proposito del disarmo dell’Iraq potrebbe essere la prima indicazione di una posizione politica europea sovrana sul più importante aspetto delle relazioni internazionali, ossia la sicurezza. La nuova Costituzione dell’Unione Europea rafforzerà notevolmente il processo d’integrazione, e l’entrata dei nuovi dieci membri, e possibilmente di altri due nel 2007, accrescerà ugualmente la sicurezza dell’unione incrementando il controllo geopolitico del continente europeo. Questi due fattori accentueranno definitivamente la libertà d’azione dell’UE come organizzazione internazionale. Ciò che gli Stati membri dell’UE ed il resto del mondo ne faranno scaturire resta da vedere, negli sviluppi a breve e lungo termine, nell’arena internazionale.

Translated from The European Union Rapid Reaction Force, between NATO and a Common Foreign and Security Policy