La Finlandia oltre il metal
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Il metal sta alla Finlandia, come la pasta all'Italia. Che sia cibo o musica, nell'Europa dei cliché è difficile scrollarsi di dosso gli stereotipi. A Helsinki i Black Lizard e Jaakko Eino Kalevi ci stanno provando.
La Olympia Hall di Atene è gremita di persone di tutte le nazionalità, ma c’è una bandiera che domina su tutte le altre: quella della Finlandia. È il lontano 2006 a.C. (avanti crisi, nda.) e al Eurovision Song Contest si omaggia la band vincitrice. Lordi, un gruppo rock-metal, si esibisce di fronte a una folla in visibilio cantando Hard Rock Halleluja. Dettaglio non indifferente: il gruppo è travestito.
Non vale solo per i finlandesi: a volte, scollarsi di dosso uno stereotipo può diventare davvero difficile. A maggior ragione se i membri della band che vi rappresenta a un festival europeo, si travestono da mostri e suonano il metal. Sebbene 5 anni dopo la vittoria di Lordi ad Atene, le uniche band rock presenti nella classifica dei cd più venduti in Finlandia, siano ancora quelle devote al metallo, il panorama della musica emergente finlandese è variegato; e per capirlo non serve andare a Helsinki.
Qualcosa di diverso
È giovedì pomeriggio e piove a dirotto. In realtà, se non fosse per un cartello alto 2 metri che indica gli orari dei concerti, sarebbe difficile capire che a Groningen sia in corso il festival Eurosonics. Una scala di metallo, color bronzo, dai gradini forati corre fino al primo piano del De Spieghel. Lo staff fissa le luci e garantisce l’impermeabilità del back stage. Paltsa-Kai, Joni, Lauri e Onni, alias Black Lizard, arrivano qualche minuto dopo di me. Le gocce d’acqua che cadono regolari sulla tettoia di plastica tengono il tempo al nostro incontro.
“Stiamo cercando di fare qualcosa di completamente diverso”, afferma Paltsa-Kai (voce) nascosto dietro ai suoi Ray-Ban, quando gli chiedo se la cultura del loro Paese abbia influenzato la loro musica. In effetti è difficile trovare un gruppo simile ai Black Lizard senza tornare agli anni ’70. Il loro è un rock psichedelico avvolgente che evita le strutture classiche dei brani rock e pop: “Per scrivere una canzone non hai bisogno che di un solo riff”, sentenzia Joni (chitarra e sintetizzatore), la fotocopia finnica di Jimmy Page. Capello lungo con boccoli e lattina di birra in mano, è lui che racconta la genesi del gruppo: “Io e Paltsa-Kai suoniamo insieme da quando siamo ragazzi. Avevamo un altro gruppo, ma non ha funzionato. Abbiamo chiuso con gli altri e abbiamo incontrato Lauri e Onni” – parla lentamente, il ritmo cadenzato è lo stesso delle trame della sua chitarra. Onni (batteria) mi racconta come abbia cambiato genere di ascolto quando si è unito alla band: “Prima ascoltavo metal, stoner rock e progressive, ma le cose cambiano di continuo”, dice – uno sguardo di intesa con gli altri. Vengono da Helsinki e nonostante si considerino unici nel panorama nazionale, secondo loro “la scena musicale emergente finlandese si è arricchita negli ultimi anni”. I generi che vanno di più? “C’è il punk-rock, oltre alle band consolidate indie e stoner”, analizza Paltsa-Kai che spiega come sia difficile affermarsi al di fuori dei cliché: “A Helsinki ci sono molte band e un solo canale di diffusione per la musica underground: Radio Helsinki; sta tutto nella tua convinzione personale, nel cercare la visibilità”. “Tra l’altro ora abbiamo anche internet in Finlandia”, sdrammatizza Onni – se la ridono tutti.
Più su del Rock
Helsinki a parte, la passione per il metal “rimane una caratteristica della Finlandia e, soprattutto, dei centri più piccoli”, secondo Jaakko Eino Kalevi, classe ’84, di Jyväskylä. È soltanto la distanza tra Groningen e Helsinki ad accomunare lui – un dj-produttore che fonde funk, jazz ed electro – e i Black Lizard.
Questo ragazzo alto 2 metri ha proprio il look da metallaro: cappotto fino alle caviglie e capelli lisci che coprono le spalle. Realizza musica da 10 anni, ma la sua passione per i suoni parte da più lontano, “da una chitarra, regalo per il decimo compleanno, e dai Guns N’Roses”. Sarà perché il suo ultimo EP, rilasciato dalla Domino, si chiama Dreamzone – il nome è dedicato a un fumetto realizzato da un suo amico – che, a volte, Jaakko si perde in una zona immaginaria, alla ricerca delle sue risposte. A Helsinki fa anche l’autista di tram. “È un lavoro di routine che mi aiuta a trovare ispirazione per la mia musica: a volta la creatività deriva dalla frustrazione”, confessa. Se per una riposta ci vogliono 30 secondi, per creare una canzone molto di più: “Alcuni brani si sono sviluppati nel corso di un anno. Spesso inizio con la batteria e magari trovo un giusto effetto solo molto tempo dopo”, racconta.
Secondo Jaakko “a Helsinki, i concerti e le serate si stanno trasferendo verso la periferia” e, nonostante la varietà dei generi sia un elemento positivo, “ciò limita anche le collaborazioni fra musicisti”. Come i Black Lizard, anche lui si sente “unico”: “A Helsinki non si sono musicisti del mio genere. Anche i gruppi invitati a questo festival sono molto diversi fra di loro”. L'aspetto più caratteristico della Finlandia? “L’isolamento; in fondo siamo come un’isola e di sicuro i meno europei di tutta la scandinavia”, afferma. Eppure lui stesso, nei suoi brani ha utilizzato il francese e il tedesco. In fondo però, tutto torna. Quando infatti gli chiedo se si sarebbe aspettato tutto questo successo in patria, risponde: “In realtà, credo di essere molto più conosciuto in Inghilterra che in Finlandia”.