La fine del paganesimo
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Una mostra ai Musei Capitolini prova a far luce su un periodo fondamentale per il destino dell'Urbe e di tutto il mondo occidentale
Nel I secolo i romani decidono di erigere grandi opere, da Largo Argentina, all'Ara Pacis, agli attuali Fori imperiali e Palatino, per rispondere al rapido diffondersi del cristianesimo. Ancora non sapevano di essere a ridosso di quella che verrà poi considerata "epoca cristiana", la nostra. La risposta dei giudei, seguaci di Gesù Cristo, è forte, ed ecco a voi San Giovanni in Laterano e San Paolo. Nel III secolo non c'è più nulla da fare, l'élite pagana di Roma ha perso, alea iacta est.
Una mostra ai Musei Capitolini prova a far luce su questo momento fondamentale per il destino dell'Urbe e di tutto il mondo occidentale. L'idea è quella di spiegare come si sia passati dall'età imperiale a quella cristiana, quali fattori siano stati determinanti in questo passaggio di cui ancora portiamo i sintomi. La grande crisi del III secolo è protagonista, con i suoi dubbi, le sue incertezze e le sue paure. Creare paragoni forzati non è compito del buon storico, ma possiamo tranquillamente dire che la crisi finanziaria e la paura nei confronti di un mondo cosmopolita regnavano ieri come oggi. Il timore dello "straniero" era acceso, nella Roma tardo-imperiale si immaginavano scenari catastrofici dove ignoti culti orientali sarebbero diventati le religioni dominanti in un prossimo futuro. L'incoerenza religiosa, che noi oggi chiameremmo pluralismo, regnava incontrastata dall'Italia all'Egitto. C'era un fiorire di movimenti eretici, influenze orientali, nuove scuole filosofiche e religiose. La sicurezza e la forza di Roma, fondate sul pragmatismo pagano, erano in pericolo a causa del diffondersi degli ideali caritatevoli dell'agape cristiana. Il romanzo "Soumission" di Houellebecq fu probabilmente scritto tra la fine del II e l'inizio del III secolo.
Pochi mesi fa vidi una foto sul sito de "Il Corsaro" che recitava "L'Italia è nata romana e cristiana, non morirà gay e mussulmana". E chiaro che l'autore di tale scritta non è mai stato ai Musei Capitolini. Errore ortografico a parte, mi soffermerei un attimo sul contenuto. In due righe: Roma era pagana, il cristianesimo ne ha determinato il decesso. Trattasi tra l'altro di morte violenta, le persecuzioni romane, anche la famosa "grande persecuzione" di Diocleziano del 303, sono bazzecole rispetto alle imposizioni del potere ecclesiastico perpetratesi dall'epoca romana antica a oggi. Nella Roma imperiale regnava un pluralismo religioso che dovrebbe farci sentire provinciali al solo confronto. Arianesimo, gnosticismo, manicheismo nascono in questo periodo sotto influssi orientali fusi con la tradizione neoplatonica, greca e giudaica. La presunta coincidenza tra mondo romano, quindi pagano, e mondo cristiano è a dir poco fallace. Nella Roma imperiale i culti orientali venivano integrati in quelli pagani, vigeva un politeismo nel quale ai numerosi déi già presenti se ne potevano affiancare altri. Invocare nuovi oracoli, pregare nuovi déi e seguire nuove tradizione "Made in east" era una realtà, col monoteismo cristiano tutto ciò finì. Costantinopoli, attuale Istanbul e grande centro islamico, era capitale dell'Impero romano d'oriente. Sulle passioni sessuali antiche preferisco soprassedere, basti ricordare che anche in questa campo non regnava la monotonia, ma piuttosto un generico "pluralismo di vedute", come dimostrano in maniera efficace le collezioni del Museo Archeologico di Napoli. Il quartiere di Torpignattara fu voluto e ideato da Caracalla, la moschea dei Parioli fu probabilmente eretta a cavallo tra la fine del II e l'inizio del III secolo.
La mostra, iniziata il 28 gennaio e visitabile sino al 4 ottobre, analizza proprio l'epoca della grande crisi, il '29 ante litteram, da Commodo a Diocleziano.
Buona visita.