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La fantascienza è oggi: e se i grandi autori avessero ragione?

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Un biglietto di prima classe per Marte, un grande occhio che osserva le nostre vite, l’aumento vertiginoso del consumo di droghe e psicofarmaci, la fine del libro, la dittatura della tecnologia. Fantascienza? No, realtà. Eppure i grandi scrittori del genere ci avevano avvertiti. È azzardato considerarli dei profeti, piuttosto che degli allucinati sognatori? Orwell, Bradbury, K.

Dick: una breve ricognizione attorno alla fantasia che diventa realtà.

La fantascienza, lo si sa, è considerata narrativa di genere. Nutre piccole e organizzate bande di fanatici restando una letteratura di nicchia, snobbata dai critici raffinati. Eppure i grandi nomi che l'hanno resa celebre, con il loro pessimismo cosmico e apparentemente paradossale, sembrano essere quanto mai attuali, a tal punto che le loro “fantasticherie” possono essere considerate piuttosto delle profezie.

George Orwell: "the big brother is watching you"

Scoprire che uno degli autori preferiti di Julian Assange sia George Orwell non stupisce più di tanto. La società distopica e autoritaria che lo scrittore britannico ha profetizzato nelle pagine del suo famoso libro "1984", scritto nel 1948, assomiglia molto a quella odierna del fenomeno WikiLeaks. Siamo tanto lontani dallo slogan orwelliano "the big brother is watching you"? Oggi la sorveglianza è dappertutto ed è in grado di registrare tutto ciò che facciamo o che ci accade ogni giorno. Dove abbiamo ritirato i soldi? Cosa abbiamo comprato con la nostra carta di credito? A che ora siamo arrivati a lavoro? Quante volte le telecamere a circuito chiuso hanno immortalato noi o la nostra casa? Per non parlare di quando siamo noi stessi ad affidare spontaneamente la nostra vita ai social network. I nostri amici, le nostre foto, le nostre preferenze su cibo, vestiti, locali, musica, film, libri. Nel 2008, il giornalista francese Raphael Meltz aveva già dimostrato quanto potesse essere facile scrivere una biografia dettagliata di una persona qualunque pubblicando sul periodico "le Tigre" l'intera vita di un certo Marc L., aggiunto a caso su Facebook. Ma vedere la propria vita su un giornale è niente rispetto alla sorte che, ad esempio, è toccata ai due dipendenti della ditta Alten, licenziati per aver denigrato l'azienda sul medesimo social network.

Internet può rappresentare una via di fuga eccellente per avere un'informazione libera e non controllata dal potere?

I confini tra "rete di amici" e "scheda di segnalazione" sono meno definiti di quanto si possa pensare. Negli Stati Uniti, tra mille polemiche, è allo studio un disegno di legge che, se sarà approvato dal Congresso, permetterà alle agenzie investigative federali di irrompere senza mandato nei profili dei social network e acquisire tutti i dati che desiderano. In Italia, senza clamore, lo hanno già fatto. Siamo i primi in Europa. Così come siamo primi ad aver parlato e scritto di un certo "partito dell'amore" (non quello di Cicciolina) che ricorda tanto il MINAMOR (MINistero dell'AMORe) orwelliano, la cui funzione, nel romanzo,  è di controllare i membri del partito unico (la nostra "casta" dei politici) e di convertire i dissidenti alla sua ideologia. Nel romanzo, enormi pannelli in tutta la città ci ricordano che "la guerra è pace", "la libertà è schiavitù", "l'ignoranza è forza". Per noi non è una novità. Anzi, facciamo di più. Quelli erano solo dei semplici pannelli pubblicitari, mica come i nuovi che da questa estate occupano la metro parigina, forniti di telecamere interne che registrano i comportamenti del "consumatore".

Bradbury e la morte del libro

Non solo i nostri dati personali ormai sono affidati alla rete, ma anche la nostra cultura. Tutto ciò che Apple tocca diventa oro. E così con l’i-pad si sdogana finalmente la moda degli e-book. Nonostante si neghi la futura morte del libro cartaceo, anche ai libri potrebbe toccare la stessa sorte dei dischi (per la disgrazia delle case discografiche): si va sempre più perdendo il concetto di “oggetto culturale” e lo si affida ai bit. Negli Usa, nell'ultimo anno, le vendite di e-book sono aumentate del 193% e l'Europa sembra seguire la tendenza. Pensare che basti versare per errore un caffè sul tuo i-pad per perdere tutta la tua biblioteca fa spavento. Non è un mondo così diverso da quello profetizzato da Ray Bradbury nel suo capolavoro "Fahreneit 451", dove possedere dei libri è un reato e squadre di implacabili "pompieri" educati all'odio per la letteratura, bruciano i libri e ne puniscono i possessori. Oggi non serve neanche la violenza. Basta il mercato. Essere più cool. I messaggi mainstream possono così essere controllati e all'umanità non resta che formarsi un'unica opinione attraverso gli schermi, imbottendosi di pillole.

Philip K. Dick, le droghe e Marte

Appunto. Le pillole. Secondo l'ultimo rapporto dell'OEDT, sono ben 33 nel 2010 le nuove droghe immesse nel mercato illegale europeo, anche grazie alla vendita su internet. Tra queste spicca la cosiddetta "Spice", popolarissima tra i più giovani, venduta su internet come un mix di erbe legali, ma che ha esattamente gli stessi effetti della cannabis. E intanto si continua anche con quelle vecchie. Tecniche sempre più sofisticate per nasconderla e spacciarla, consumi al galoppo e un raddoppio in un anno dei decessi: la cocaina continua ad essere, dopo la cannabis, la droga più amata dagli europei. È un tema caro allo scrittore americano Philip K. Dick, che da buon consumatore di anfetamine, di droga ha sempre infarcito le sue storie e la sua immagine del futuro. Tra tutte "Un oscuro scrutare" in cui la società è dominata dalla cosiddetta "Sostanza Morte". Ma non è necessario fermarsi qui.

Il progetto finale, in collaborazione con Google, sarà l'istallazione della prima comunità terrestre su MarteAnche ciò che più di tutto sembra essere pura fantascienza, come, ad esempio, l'umanità su Marte (altro tema ricorrente nei romanzi di Dick) non sembra essere così lontana. Sono circa 80mila, infatti, le persone che si sono messe in lista d'attesa per fare un viaggio nello spazio. Costo del biglietto? Solo 126mila sterline. Parola di Richard Branson e della sua "Virgin Galactic", che intende essere la prima compagnia al mondo ad organizzare viaggi di linea nello spazio. È il primo passo del progetto lanciato in collaborazione con Google (quindi "Virgle") per creare la prima colonia umana permanente su Marte. Un'ottima ipotesi in vista del completo esaurimento di materie prime sulla terra. Quindi, conviene cominciare a mettere i soldi da parte. E se non ce li avete, vi attaccate.

In una società in cui la spiritualità sta scomparendo e le religioni non sembrano essere più in grado di canalizzare le tensioni ultime dell'umanità, solo la tecnologia sembra poter ricoprire il ruolo di nuova divinità dell'era moderna. Ciascuno di noi non esiste senza tecnologia, senza tv, senza portatile, senza palmare. È quello che ha scritto Neil Gaiman, scrittore contemporaneo di fantasy, nel suo pluripremiato libro "American Gods", in cui le vecchie divinità africane, nordiche, slave, destinate a scomparire in quanto nessuno le pensa più, sono costrette ad ingaggiare una lotta all'ultimo sangue con i nuovi miti del progresso.

Ok, miei cari folli e scapestrati scrittori: d'ora in avanti vi leggeremo con più attenzione. Sempre meglio che ascoltare i politici, visto che quello che dicono non si realizza mai.

Foto: (cc)Emanuele Rosso/flickr; (cc)St Stev/flickr; (cc)adamfeuer/flickr; Dave Malkoff/flickr; video: YouTube