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Là dove risuona il bosco: a piedi lungo la via Francigena

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Milano

Un percorso che si snoda fra le foreste e i borghi dell'Umbria, dove risuona ancora un'antica Italia perduta: il cammino di San Francesco visto con gli occhi di un pellegrino laico, fra i monumenti di pietra e quelli arborei.

Chi vive a Milano non conosce più il suono del silenzio. Siamo costantemente circondati da voci e rumori che coprono i nostri stessi pensieri, dentro e fuori di casa: se spegniamo lo schermo della TV o del computer, di solito, riusciamo solo a sentire meglio il rombo delle macchine in strada o il vociare dei passanti sui marciapiedi.

Sembra impossibile tornare a una dimensione della vita più silenziosa e vivibile, in un certo senso più antica. La soluzione invece esiste ed è a portata di mano. Anzi, di piedi: nel cuore dell’Umbria passa l’antica strada percorsa da San Francesco nel suo pellegrinaggio fra Roma e Assisi, un percorso che si snoda attraverso le foreste e i borghi che, secondo biografi e agiografie, avrebbero visto la presenza del santo nei primi anni della sua conversione. Una camminata che va ben al di là del valore religioso, che può far ritrovare la dimensione interiore anche al pellegrino più laico.

Le tappe fondamentali della via francigena umbra sono Assisi, Foligno, Trevi, Poreta, Spoleto, Ceselli, Arrone, Piediluco e Greccio, tutti luoghi dove alla visita del Santo è seguita la costruzione di un santuario omonimo nei decenni successivi. Assisi è il luogo dove il santo è nato e dove è tornato a morire, dopo i lunghi anni di viaggi, all’età di 44 anni: meta di pellegrinaggio da ogni parte del mondo, è l’inizio della via Francigena umbra se la si prende da nord scendendo verso Roma. La parte del cammino da noi percorsa è quella fra Arrone e Piediluco, che si trovano nell’Umbria meridionale, al confine con il Lazio.

Ci accoglie una foresta fitta e bassa, fatta di querce e faggi. La foresta umbra ha davvero un fascino particolare, selvaggio e incontaminato. Si ha la sensazione di camminare in luoghi senza tempo, dove la natura rigogliosa è ancora quella che potrebbe avere visto un cavaliere medievale: le stesse colline di allora si ergono imponenti su di noi osservandoci passeggiare sul loro seno, mentre i boschi circostanti si stringono intorno al sentiero ombreggiandolo quasi minacciosi. Lungo il cammino verso Rieti, in direzione contraria alla nostra, ha dimora un albero secolare denominato il faggio di San Francesco, uno degli alberi più antichi d’Italia, che vanta oltre 1.200 inverni alle spalle. Secondo la leggenda i suoi rami nodosi offrirono riparo proprio al Santo pellegrino durante uno dei suoi primi viaggi. Al di là dei racconti, si tratta di uno dei monumenti arborei più suggestivi d’Europa.

I borghi che si attraversano lungo il cammino affascinano con edifici in pietra spessa e massiccia, e con la loro posizione: piccoli gioielli arroccati su colline selvagge come Labro, nella cui valle continua il nostro percorso. A volte si tratta di luoghi ormai abbandonati da decenni, come il paese di Umbriano, disabitato dal dopoguerra: un vero e proprio villaggio fantasma ormai colonizzato dalla vegetazione dove è possibile addentrarsi fra le rovine immerse nel silenzio più totale delle colline circostanti.

La nostra meta finale invece è Piediluco, un borgo costruito intorno alla montagna che si erge dal lago dove San Francesco tenne varie prediche fra il 1208 e il 1225, convertendo uomini, donne e animali.

L’Italia è un paese meraviglioso proprio perché vi si possono trovare gioielli nascosti in ogni suo angolo, anche nel più sconosciuto e abbandonato. Abbiamo attraversato luoghi del silenzio dove ci si scorda la presenza dell’uomo, se non per i borghi che arricchiscono i boschi, mimetizzandosi al loro interno. Un’Italia sconosciuta ai più, e proprio per questo ancora più affascinante.