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La dissidente: «Il regime bielorusso? Prende gli europei per dei mollaccioni»

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Incontriamo Olga Karach, 28 anni: «Quando portai il caffè al Kgb che mi sorvegliava sotto casa...»

Attivista per i diritti umani in Bielorussia, insegnante, consigliere comunale a Vitebsk (quarta città di questa ex repubblica sovietica ndr), la 28enne Olga Karach è oggi a Varsavia. Viene da Praga, dove ha partecipato ad una conferenza sui diritti umani. A Bruxelles, poi, ha tentato di far sentire la sua voce sul problema della libertà di stampa nel regime del padre-padrone Lukashenko. Del resto la Presidenza tedesca ha reso noto che non considera come democratiche le elezioni locali tenutesi il 14 gennaio.

Più giornali (rispetto ai tempi dell'Urss) non vuol dire più informazione

Anche se è stata diverse volte imprigionata e soggetta a maltrattamenti, la Karach sembra in forma e piena di energie: «Il movimento cui appartengo, La Nostra Casa, è attivo in ben dieci città; l’unica in cui non abbiamo un ufficio è proprio Minsk, capitale del Paese. Non perché vi manchino oppositori del regime, ma per il problema della repressione. Lukascenko» – rieletto nel 2006 coll'82% dei voti – «è diventato presidente per la prima volta nel 1994. Questo significa che i bambini che allora frequentavano la scuola elementare hanno ora vent’anni. Sono stati così indottrinati che è difficile, anche da un punto di vista psicologico, spiegare loro che hanno vissuto tutta la loro vita nel giogo di una grande bugia». Un indottrinamento, questo, che si riflette nei segmenti di popolazione che appoggiano il dittatore: secondo i dati di La Nostra Casa votano per lui le persone dai 18 ai 22 anni e gli over 65. La maggior parte degli oppositori hanno tra i 23 e i 45 anni.

Come fare allora per informare correttamente i bielorussi? Secondo la Karach (a sinistra, durante l'intervista) «deve essere un processo lento e graduale. In Bielorussia regna l’illusione della libertà dei media. La maggior parte di noi ricorda ancora l’epoca sovietica, quando era proibito tutto all’infuori della televisione di governo: per questo le persone ascoltavano Radio Free Europe. Oggi abbiamo la televisione via cavo, centinaia di giornali, internet, ma se si osserva attentamente, ci sono solo canali di intrattenimento o sulla natura, non canali di informazione. Lo stesso con la stampa: nelle edicole ci sono titoli a non finire, ma sono solo riviste di gossip, cruciverba, o riviste femminili». La Karach è categorica: i media che trattano di politica sono tutti controllati dal regime.

«L'Ue? Vorrebbe che dicessimo a Lukashenko: “Voglio distruggerti, mi autorizzi?”»

Per contro l’Unione Europea, che dichiara di voler aiutare l’opposizione in Bielorussia, ha attribuito a Alaksander Milinkevic, uno dei leader dell’opposizione, il premio Sakharov per la libertà di pensiero. Olga sorride e spiega: «La politica dell’Ue è terribilmente ambigua. Il fatto che la Russia sponsorizzi la dittatura bielorussa è pacifico. Ma l’Unione Europea, comprando gas, petrolio, prodotti tessili, sostiene la Russia! I politici dell’Ue vogliono insegnare la democrazia, ma non si pongono domande difficili sui politici dell’opposizione spariti, sul budget, sulla provenienza dei capitali e su come sono distribuiti». E Lukashenko? Olga sfodera un riso amaro: «Lui gioca il suo gioco: per lui il dialogo è per i deboli. Considera i politici Ue dei mollaccioni, perché gli danno i soldi senza far richieste». A supporto di ciò cita l’esempio del Tacis, il programma comunitario che promuove la democratizzazione, il consolidamento dello Stato di diritto e la transizione verso l'economia di mercato dei nuovi Stati indipendenti sorti dal collasso dell'Unione sovietica. «Affinché un’ong possa utilizzarne i fondi, deve ricevere l’autorizzazione per le proprie attività dal Governo. Vi immaginate andare nell’ufficio del presidente e chiedere: “Onorevole Lukashenko, voglio distruggere Lei e il Suo sistema. Potrebbe concedermi l’autorizzazione affinché possa utilizzare i fondi dell’Unione europea?” È un vero paradosso. Intanto» continua la Karach «costruendo l’oleodotto sul Baltico e affermando che il problema gas tra Bielorussia e Ucraina non la riguarda, l’Ue condanna questi Paesi ad essere dipendenti dalla Russia».

Proteste a tutto gas

Olga vede una chance perché i bielorussi prendano coscienza del problema Lukashenko: «Pensiamo ai problemi legati al gas. La gente è abituata ad averne in abbondanza e certo non vuole che ne se ne aumentino i prezzi. Se ciò accadesse ripetutamente, senza ottenere nulla in cambio, arriverebbe il momento in cui le persone scoppierebbero chiedendo: “dove sono finiti i nostri soldi?”. Ma Lukascenko non è nella posizione di spiegare il suo budget o di rispondere a simili domande».

Si parla di scontento per il rialzo dei prezzi o rivoluzione? Olga ride ancora: «Rivoluzione? In Bielorussia nessuno ha mai preparato una rivoluzione, a parte Lukashenko». Il capo dei servizi segreti, durante un discorso durato ben 24 ore, ha annunciato che a tutti gli oppositori saranno comminati 25 anni di carcere oppure la pena capitale. In Bielorussia questi discorsi si prendono sul serio. «Ma non ha avuto paura, non vuole andarsene?», domando scioccata. «La prima prigione è come il primo amore: non si scorda mai. È importante in queste battaglie non darsi mai per vinti e conservare la propria umanità. Sa che cosa sconcertò maggiormente alcuni agenti del Kgb (servizi segreti bielorussi ndr) seduti in macchina sotto casa mia? Ho chiesto loro volevano un caffè, dal momento che dovevano essere stanchi. Rimasero impietriti!».

Qui sotto le immagini del video Solidali con la Bielorussia. Da You Tube.

Translated from Olga Karatch, walcząca o człowieczeństwo