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La crisi europea spiegata a mio zio reazionario 

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Vera Ventura

Sono state dette molte cose sulla Grecia in queste ultime settimane. Non torneremo a parlare dei cliché diffusi qui e là sulla supposta mancanza di fair play da parte dei greci, o sui conti truccati al momento dell'ingresso nell'Unione Europea nel 1981, o sull'ammontare degli aiuti europei destinati alla Grecia. Questi dibattito è ormai deuseto. 

"BISOGNOSI DAVANTI ALLE AVVERSITÀ" 

In realtà non è questo il problema. La domanda posta al popolo greco domenica 5 luglio ci ha immersi in una riflessione su cosa siano l'Unione e la cittadinanza europea e cosa dovrebbero essere. Siamo davvero noi – popoli e nazioni europee – «uniti nella diversità» come dice il motto dell'UE?

RICATTO TECNOCRATICO

Il messaggio ripetuto dai vari dirigenti dell'UE (o forse dovremmo dire tecnocrati) era quello di un'Europa predisposta a negoziare, certo, ma i termini di questo negoziato restano inflessibili. L'UE sarà neoliberale o non lo sarà. In effetti, mentre il popolo greco si è pronunciato sull'accettazione o meno delle misure economiche di austerity proposte dall'Europa per «risanare la sua economia» i vari Juncker, Schulz e Dijsselbloem hanno modificato i termini del referendum. Pur senza il diritto di farlo, hanno trasformato questa consultazione popolare nell'appartenenza o no della Grecia all'UE. Come se l'Unione non potesse cambiare e si trattasse di una forza immutabile incapace di adattarsi ed evolvere. A questo punto è legittimo chiedersi dove sia la diversità in tutto questo e come sia possibile parlare di unione quando la scelta offerta ai greci è tra «vivere in ginocchio o morire liberi»?

L'AMNESIA EUROPEA 

Il vecchio continente sembra avere la memoria corta. Non solo ha dimenticato i molti Paesi europei che hanno beneficiato di un cancellamento del debito (la Germania prima di tutti), ma ha dimenticato soprattutto il proprio motto. Sintomo di un'Europa malata, in cui i tecnocrati hanno troppo spesso e per troppo tempo operato senza dover rendere conto a nessuno. Ora che tutti i riflettori sono puntati su di lei,  Bruxelles è in assetto da combattimento, i ricatti si intensificano e le minacce abbondano.

IL FALLIMENTO NEOLIBERALE 

Fortunatamente la Grecia ha scelto l'unica soluzione possibile per uscire dalla crisi, infliggendo in questo modo una sonora sconfitta all'Europa neoliberale. Come può l'Europa sperare ancora di continuare a funzionare come prima di fronte a una tale negazione di democrazia da parte dei suoi dirigenti? La Commissione ha rotto il rapporto di fiducia che i cittadini avevano, ingenuamente, riposto in lei. L'Europa è stata creata per proteggere i popoli europei e oggi li ha messi gli uni contro gli altri per poter continuare a esistere. Alexis Tsipras affronterà con un solido mandato i dirigenti conservatori, terrificati dall'idea di veder sparire l'idea di sistema liberale che hanno a lungo coltivato. 

L'AUSTERITY UCCIDE

Certo, l'Europa non è più in guerra. Tuttavia il nostro sistema politico esce dalla crisi più che indebolito. L'economia dell'austerità ha fatto sprofondare molti paesi nella povertà sociale. È impossibile chiudere gli occhi di fronte ai disastri causati dal rigore finanziario. Impossibile rimanere insensibili davanti al moltiplicarsi (di quattro volte) del tasso di suicidi in Grecia, all'impoverimento della sua società, alla disoccupazione galoppante, all'aumento del 43% del suo tasso di mortalità infantile. Questi indici non sono lontani da quelli di un paese in guerra e, nonostante questo, il solo interesse dei tecnocrati è stato chiedere quando i creditori greci sarebbero stati rimborsati. Specialmente perché questi tecnocrati, questi "europeisti convinti", sono proprio i rappresentanti dei creditori. I dirigenti francesi, tedeschi, lussemburghesi ecc. potranno anche dire che si tratta di denaro pubblico, ma noi oggi sappiamo che salvando le banche nel 2010 i nostri Stati hanno salvato il debito privato dei creditori della Grecia. Per questo sono i soli responsabili della situazione. Il mancato pagamento greco è una nostra responsabilità comune, un nostro fardello, e non solamente il frutto di una cattiva gestione finanziaria in Grecia. Inoltre, non sono certo neutrali i nostri Stati, diventati usurai salvando le loro banche. Alla fine, gli aiuti dei Paesi europei e del FMI servono a pagare i debiti della Grecia verso... i Paesi europei e il FMI. 

LA RINASCITA DELL'OXI

Oxi, no in greco, tre lettere che vogliono cambiare l'Europa. La riconquista è cominciata in Grecia. Respingendo il ricatto e l'asservimento, la Grecia ha aperto un nuovo capitolo in Europa, quello della rinascita sociale, dopo il dictat dell'austerity. Come in Cile nel 1988, il no al referendum – che aveva messo fine alla dittatura di Pinochet – porterà una vaga speranza e un rinnovamento politico mai visto in Europa dai tempi della CECA. Le conseguenze della vittoria del no al referendum rimangono incerte. L'esito del sì, invece, era ben chiaro: la lunga storia di rassegnazione sarebbe continuata per la Grecia e i popoli europei. Davanti a una tale scelta, la Grecia si è mostrata forte e si è aggrappata alla speranza di trasformare questa vecchia Europa, che un tempo aveva creato e dotato dei suoi principi fondamentali. Sta a noi mostrarle la nostra riconoscenza e sostegno. 

Translated from La crise européenne expliquée à mon oncle réactionnaire