La contro-diaspora
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Dopo la terribile crisi finanziaria che ha gettato il Paese nel caos, gli argentini lasciano la propria terra. Prospettive.
Al momento dell’indipendenza dell’Argentina, nel 1816, questa nuova nazione si presentava come una terra immensa e piena da ricchezze. Il problema maggiore che caratterizzava l’economia del paese era quello di trovare la manodopera necessaria alle imprese agricole che esportavano i propri prodotti in Europa.
Attraverso diverse ondate, l’Argentina ha aperto le proprie porte agli immigranti europei. L’80% di essi provenivano dalla Spagna e dall’Italia. Sebbene queste comunità siano quelle predominanti ancora oggi, gli immigranti europei provenivano anche da Francia, Russia, Polonia, Siria, Libano, Germania, Armenia, Grecia ed Irlanda. Le comunità degli immigranti si concentrarono soprattutto nella capitale ma esistono, oggi, delle comunità straniere numerose anche nelle altre province.
L’Argentina divenne, così, un paese caratterizzato dall’incrocio tra diverse culture. Il cosmopolitismo che caratterizza l’Argentina è, al tempo stesso, la ricchezza di tale paese ma anche il fenomeno che determina la mancanza di una identità nazionale degli argentini.
Gli episodi di dicembre hanno visto la gente scendere in piazza per protestare contro la classe politica che non ha saputo ben governare il paese. Non è da sottovalutare neppure il contributo apportato dalla rigidità della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, che si sono rifiutati di concentrare una proroga nel pagamento del debito dell’Argentina già provata dalla propria recessione economica più lunga di tutta la storia.
Dopo gli episodi esplosivi di dicembre è cominciata la fuga del popolo argentino ed in modo particolare della classe media, delusa e ridotta alla fame dalla politica ultra liberista del governo. Le destinazioni principali di questa fuga sono la Spagna, l’Italia e gli Stati Uniti. Se il fenomeno ha avuto una importanza rilevante nel 2001, già nel gennaio 2002 le cifre erano più che quadruplicate. L’emorragia pare inarrestabile e potrebbe continuare fino a fare perdere al paese fino al 3% della propria popolazione nel giro di due anni.
L’emigrazione degli argentini, spesso, è un ritorno al proprio paese d’origine (come l’Italia e la Spagna). Secondo i sociologi, tale fenomeno è il risultato della combinazione di due fattori principali: la crisi politica ed economica che ha investito il paese e l’amplificazione della gravità della crisi prodotta dai media e dai discorsi delle persone. Il fenomeno dell’emigrazione interessa soprattutto la classe media, la più colpita dalla crisi. E’ questa la classe che è scesa in piazza per manifestare a dicembre, armata di pentole e di rabbia.
Gli argentini lasciano oggi il proprio paese dall’aeroporto Ezeiza di Buenos Aires, in cerca di un futuro, dignitosamente. Lasciano questa terra promessa i cui nonni, per molti di loro, avevano raggiunto, via nave, con, spesso, una sola valigia ma tanta voglia di costruire un futuro per i loro figli. Oggi, questo futuro, forse, non esiste più e la diaspora degli argentini è cominciata.