La classifica di Shanghai punzecchia le università europee
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Alessandra NespoliLa classifica delle migliori università mondiali stilata dall’Università Jiao Tong di Shanghai non premia gli istituti europei. E come risposta le grandi istituzioni universitarie francesi propongono una loro classifica.
Contro la classifica delle università mondiali, detta di Shanghai, la vecchia guardia universitaria francese passa al contrattacco. Per alcuni, non è che un segno in più che la Cina, come altri paesi emergenti, sta per prendere la testa della mondializzazione. Per altri, si tratta di un affare esclusivamente nazionale. Ecco qualche chiarimento sul significato esatto di questa “classifica di Shanghai”.
La Francia risponde per l’Europa?
Originariamente, si trattava di una semplice classifica dei 500 migliori istituti del mondo, stilata dall'Università cinese di Jiao Tong, in base a criteri accademici (numero di citazioni in pubblicazioni scientifiche, Premio Nobel…). Ed è proprio qui la nota dolente. Poiché, se le università americane (Harvard, Stanford, Berkeley) piombano in testa e le loro concorrenti britanniche e tedesche riescono ancora a tenere la distanza, con una quarantina di istituti, la Francia sprofonda, piazzando in classifica solo 23 università. In questo contesto, il Ministro dell'istruzione francese, Valérie Pécresse, annuncia la creazione di una propria classifica delle università europee, verso la fine della Presidenza francese dell'Unione Europea.
L'Ecole des Mines, une “Grande Scuola” francese di ingegneria, è andata oltre: quest'anno, e per la seconda volta consecutiva, ha presentato la propria classifica delle migliori scuole mondiali. Non si è privilegiato solo il corpo accademico ma anche e soprattutto, «risultati della formazione impartita negli istituti superiori», come afferma lo stesso sito Internet. Quindi non si terrà più in considerazione l'importanza della ricerca pubblicata, ma il numero di vecchi allievi, che hanno una poltrona da direttore generale nelle 500 più grandi aziende mondiali. E così, si è assistito a un'inversione di tendenza: le Grandes Ecoles francesi ne escono molto meglio e alcuni istituti, come il Politecnico, sono in primo piano. La Vecchia Europa, e soprattutto la Francia, ora sono rassicurati.
Una classifica delle classifiche?
Ma, ancora una volta, gli specialisti sono ben lontani dall'unanimità sulla pertinenza dei criteri di selezione. Per molto la classifica di Mines è semplicemente stravolta dal gran numero di gruppi francesi, nel peso lordo dell'economia mondiale. A ciò si aggiunga il fatto che, nella maggior parte dei casi la nazionalità della sede sociale di una società è spesso identica a quella del suo dirigente. Quindi, dal momento che la maggior parte dei dirigenti francesi sono usciti dalle stesse “business school”, è normale trovare queste ultime nella top ten di questa nuova classifica. Al contrario, le università tedesche che non conoscono questo principio delle Grandes Ecoles, e per una larga parte funzionano in base al principio di reputazione, sono messe da parte. I grandi dirigenti tedeschi sono diplomati praticamente in altrettante università differenti. Finalmente, sono in corso delle trattative tra i direttori di Mines e dell'università di Jiao Tong per fondere le due classifiche e incrociare i due criteri, accademico e di efficienza.
In poche parole, non esistono ricette miracolose per una classifica degli istituti di istruzione superiore. Prima di domandarsi quando arriverà una classifica delle classifiche, forse ci si dovrebbe interrogare sul senso stesso dell'idea di una classifica di università di nazionalità, di lingua e di specializzazioni, tutto considerato molto diverse tra loro.
Translated from Classement de Shanghai : branle-le-bas de combat dans les universités européennes