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La Capitale dai mille volti: viaggio nella nuova Berlino

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Politica

Come vive la politica Berlino, capitale della Germania riunificata, con alle spalle una delle storie più travagliate d'Europa? Oggi motore pulsante di rinascita nazionale, è polo d’attrazione di studenti, artisti e lavoratori di mezzo continente.

«Se i dipendenti delle ferrovie decidessero di occupare i binari, prima da bravi tedeschi comprerebbero tutti il biglietto». Con questa citazione attribuita a Lenin, pare che il padre della Rivoluzione descrivesse le abitudine politiche tedesche. Una politica non umorale, senza slanci o passioni ma fatta di regole e ragionamento. È cambiato qualcosa nell'ultimo, turbolento, secolo e mezzo?

A prima vista la politica a Berlino non si sente. Forse la città è troppo ariosa, troppo larga, troppo grande per accorgersene. I palazzi dirigenziali se ne stanno infrattati a Mitte, zona del centro storico, mentre già nei quartieri limitrofi quasi non ci si accorge se il Dalai Lama parla alla Porta di Brandeburgo o se qualche Presidente straniero è in visita in città. Niente blocchi, niente ripercussioni sul traffico. I tram viaggiano con regolare, teutonica puntualità.

«In fondo qui tutto funziona»

«Probabilmente è una questione culturale» ci dice Bekir Yilmaz, presidente della Türkische Gemeinde zu Berlin (la comunità turca più importante della città). «La comunità turca, ad esempio, vive la politica con più identificazione, in modo più comunitario. I tedeschi hanno una visione più individualistica. Forse anche perché, in fondo, tutto funziona».

In effetti stiamo parlando della quarta potenza economica del mondo, di una democrazia stabile e di un Paese con standard qualitativi di vita altissimi e servizi dall'eccellenza proverbiale. Di motivi per scendere nelle strade e manifestare non ce ne sono molti.

«È anche una questione di necessità», conferma Yilmaz. «La comunità turca ha dovuto impegnarsi di più politicamente perché partivamo da una posizione minoritaria. Per i tedeschi è diverso».

La capitale giovane

Sarà. Ma la sensazione che qui la politica manchi di qualcosa rimane. Certo, Berlino non è il centro economico della Germania: Monaco è la città più ricca, Amburgo la più industriosa e la Bce ha sede a Francoforte. E molti ministeri sono ancora a Bonn. Forse la città ha avuto poco tempo per riabituarsi al suo ruolo di capitale: in fondo Parlamento e Cancelleria sono a Berlino da meno di dieci anni.

Eppure la politica qui è stata molto attiva già negli anni Sessanta e Settanta, quando Berlino Ovest era “città di confine”. Qui le battaglie del Sessantotto sono state fondamentali, e qui ha sede quella che, a detta di molti, è l'università più politicizzata del Paese, la Freie Universität Berlin (l'Università della allora Berlino Ovest).

«Ma l'impegno politico sta scemando. Gli eletti dell'AStA (Allgemeinen Studierendenausschusse, il Comitato Generale degli Studenti) sono quasi tutti a sinistra, ma la percentuale dei votanti è così bassa che non possiamo definirci "rappresentanti". Siamo, piuttosto, un network che offre sevizi e possibilità agli studenti», racconta Bastian, membro del Comitato.

Alla domanda sul ruolo di Berlino come capitale, il giovane risponde: «La Germania, al contrario di Italia e Francia, ad esempio, ha una struttura federale, per cui i cittadini fanno più spesso riferimento alle autorità locali. Ciononostante quando si manifesta contro qualcosa di rilievo (come la guerra in Irak o l’introduzione delle tasse universitarie) è Berlino che assume un ruolo centrale nella protesta».

La Berlino politica dunque esiste: la presenza non solo del Parlamento e del Cancellierato ma anche delle sedi dei ministeri e di tutti gli altri enti statali assicura buone possibilità di accesso alla politica “alta”.

Berlino: laboratorio per l'Europa di domani?

Ce lo racconta Anna-Lena After, collaboratrice della PolitikFabrik. Il suo è un ufficio di consulenze che si occupa di progetti che avvicinino la gente alla politica, finanziato da fondazioni e istituzioni e rivolto a studenti e giovani di tutta Europa: «Questa è probabilmente la città più multiculturale e più interessante non solo della Germania, ma di tutta l'Europa. La politica non è affatto lontana da Berlino, ma non la occupa interamente. È un aspetto come gli altri e questo le permette di lavorare meglio. Berlino è una città che ha non due volti, ma mille».

Una città vitale, avanzata, sperimentale, pulsante e multiculturale: la “nuova capitale d’Europa” – come si sente dire da ogni parte, per il suo dinamismo e la sua accessibilità, anche economica – si gode i privilegi della nuova dimensione (infrastrutture, opportunità) senza assilli e senza disturbo. E forse anche senza un pizzico di quella grandeur (vera, passata o presunta) che aleggia nell'aria di capitali come Londra, Roma o Parigi.

Magari la città ci perde in fascino e in autoconsapevolezza, ma ci guadagna in organizzazione e in tranquillità. La città dei mille volti si parla e si confronta ogni giorno, ma senza che uno prevalga sugli altri. Ce lo conferma anche l'Onorevole Ströbele, deputato al Bundestag eletto nei Verdi nella circoscrizione Kreuzberg-Friedrichshain. «Non tutte le strade portano a Berlino, parafrasando un famoso detto. E Berlino è una città che ha mille centri. Ed è giusto che sia così: essere policentrici può essere la soluzione giusta per i problemi e le necessità del mondo moderno» .

Una risposta interessante alle sfide dell'Europa di domani: il laboratorio berlinese è in funzione e la città si candida seriamente ad essere la capitale non solo di una Germania ormai dotata di unità ed identità, ma anche di un'Europa che cerca oggi di guadagnarsi sia la prima che la seconda.