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Kristin Trosits: «Per il teatro darò la vita!»

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Giornata ventosa nella quasi primaverile Colonia. Faccio due passi nel centro, in compagnia di Kristin Trosits, prima andiamo verso la meravigliosa cattedrale, simbolo della città, poi attraverso il Museo Ludwig e finalmente sulla riva del Reno, arteria di questa grande città e di tutta la regione.

Quando chiedo a Kristin di descriversi, sorride e guarda verso il fiume: «regista, una giovane regista teatrale» mi dice. Il teatro è la sua vita. Ha cominciato molto giovane, a Löbau, sua città natale, nei pressi di Dresda, nella Germania dell'Est. Non aveva neppure 10 anni. Aiutata da buoni maestri e da un ottimo mentore, ha cominciato a recitare e a coltivare il suo più grande hobby. «Ero giovane, ma l'ho fatto con molta professionalità». A soli 20 anni, il grande salto verso l'ovest, a Colonia, grande centro del paese e città dalla vita artistica e teatrale molto vivace. «Una scelta semplice» dice, «adoro viaggiare e a Colonia è molto più facile. Amo Parigi e da qui la posso raggiungere facilmente. Un'ultima ragione, ma non per questo meno importante, volevo scappare e vivere in una città più aperta, dove facilmente avrei trovato ciò di cui avevo bisogno».

Colonia è uno dei centri televisivi e mediatici della Germania, l’ideale per il suo percorso di studi. Ha potuto conoscere l'ambiente e finalmente raggiungere il canale televisivo WDR per una prima grande esperienza lavorativa. La transizione da attrice a regista fu quasi immediata, e fu così che cominciò, dirigendo “Momo” (romanzo di Michael Ende del 1986), un progetto pluri-generazionale con attori dai 12 ai 70 anni d'età.

Crescendo nel mio “Ensemble”

Nel 2008, cominciò a lavorare in vari altri progetti, e grazie a una forte amicizia con David Heitman cominciò a collaborare con la scuola di teatro THEAS, a pochi kilometri da Colonia, a Bergisch Gladbach. «La mia voglia di vivere il teatro, di divertirmi... è un'occasione pedagogica per entrare in questo mondo e tutti possono collaborare, imparando qualcosa». E’ per questo che Kristin ha cominciato a insegnare teatro, ai giovani e ai meno giovani: «Insegnare è stato un modo di apprendere, di condividere e di sognare».

Undici giovani artisti, tra i 12 e i 18 anni provenienti da diverse scuole e formazioni, sono stati selezionati per creare il “Junges Ensemble” (Young Ensemble). Il “suo” gruppo, come lo definisce Kristin, «è un gruppo unito, e la nostra filosofia è di lavorare assieme». Questi giovani talenti hanno dovuto scrivere le pièce, preparare i caratteri dei vari personaggi e concepire la scena interamente. «Uniti sono riusciti a preparare tutto, nei minimi particolari». “Besetzt” (occupied – settembre 2009) è stato un capolavoro. Il pubblico era euforico alla prima. «Hanno dato il meglio di loro per trasmettere il messaggio». Il progetto è partito da una ricerca dettagliata e minuziosa che ha portato i suoi frutti. Facendo eco al primo, hanno seguito “Leben Lassen” (loosing life – aprile 2010) sulla violenza a scuola, e “Füße Hoch” (feet up – dicembre 2010), un'introspettiva giovanile, alla ricerca della propria identità e del senso della vita. Sognando il grande teatro dell’opera.

«L'esperienza fatta in Germania non mi bastava e dovevo partire». Il suo grande sogno era e resta Parigi. Berlino sarebbe un'alternativa, soprattutto per riprendere gli studi di direzione artistica. «Altri paesi mi fanno gola... l'Italia, Londra, New York, oppure Vienna». Inizialmente, Kristin si è stabilita per un periodo di circa un anno, in una delle capitali mondiali del teatro, Parigi, dove ha potuto studiare francese. Poi, nel 2007 è partita per Lisbona dove ha terminato i suoi studi in Comunicazione e Media ed ha avuto un primo contatto con il Teatro Nazionale São Carlos. Grazie a questa avventura, è tornata nella capitale portoghese, durante il primo semestre del 2010, ed ha realizzato uno dei suoi più grandi sogni: partecipare alla realizzazione di “Eugene Onegin” di Tchaikovsky, come assistente alla direzione, a soli 24 anni.«Vedere il mio nome su quei libretti mi ha fatto piangere, mi sono sentita veramente diversa».

Si può fare cultura con così poche risorse?

«Anche in periodi duri, quando la situazione non è delle migliori, si può lottare per la cultura, per realizzare qualcosa e comunicare un messaggio», afferma la giovane regista. «Non ho paura! – continua - Sono cresciuta da sola ed è sempre più difficile lanciare progetti e trovare i fondi per finanziarli». A volte, i soldi guadagnati non bastano a ripagare le spese sostenute. Il teatro ha dei costi elevatissimi. Le luci e la scena, gli attori e la direzione hanno tutti una percentuale dietro la rappresentazione di una piccola pièce.

Se la mancanza di fondi può davvero incomodare i grandi teatri dell'opera, com'è successo al Thalia Theater di Halle, sempre in Germania, è inutile pensare alle piccole realtà, ai piccoli teatri. «Non nascerebbe più nulla, il mondo del teatro sarebbe un mondo apatico!». Invece non è così, spiega Kristin, la voglia di lottare e di produrre arte fa in modo di rendere ogni piccola pièce più interessante, più sudata. «No money, no culture...», aggiunge, e sorride guardando il Reno alla sua sinistra.

Kristin è giovane e non se ne cura, il teatro è il suo campo di battaglia: «La gente ha bisogno del teatro e il teatro ha bisogno della gente. Che sia un palco dell'opera o una piccola sala di provincia, io darò la mia vita!».

Foto: cortesia del Teatro Theas