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Kony 2012, Facebook e i bambini invisibili: no, non è uno sfidante di Obama

Published on

Story by

l.hogan

Translation by:

Francesca Martini

Politica

Con ogni probabilità siete andati a dormire ieri sera senza conoscere la capitale dell'Uganda e ignorando chi sia Joseph Kony. La mattina seguente potreste aver trovato la vostra home page di Facebook intasata dai post di un video intitolato Kony 2012. Non siete i soli: in meno di una settimana, il video ha già raggiunto più di 70.000.000 di visualizzazioni.

No, Joseph Kony non è un candidato dell'ultim'ora nella corsa alla Casa Bianca. Nella remota eventualità che non abbiate visto il video o che siate stati troppo distratti dai valori pacchiani del filmato per prestare la dovuta attenzione, si tratta di una campagna americana per impedire a Kony di reclutare bambini tra i "ribelli" in Uganda. Un missione da realizzare entro il 31 dicembre 2012.

Ho passato tre mesi a lavorare in Uganda nel 2011. Nei due mesi precedenti ero terrorizzata dall'idea andare in una nazione dell'Africa centrale e divoravo ogni libro che riuscivo a trovare sul paese. In questo modo sono venuta a conoscenza del gruppo di ribelli di Kony, l'Esercito di Resistenza del Signore (LRA) e della sua ventennale storia di rapimenti di decine di migliaia di bambini sfruttati come soldati e schiavi del sesso.

Un problema di ordine morale alla base del video

Il video è piuttosto superficiale; l'Uganda non è così patinata nella realtà. Sfrutta abilmente l'immagine di un grazioso bimbo biondo, il figlio del regista, e la affianca a quella dei bimbi ugandesi che soffrono. Nel mondo del no-profit questa è una tecnica relativamente nuova e anche discussa; nel 2010 un video intitolato Unwatchable rappresentava una tipica storia di stupro e omicidio nel Congo orientale trasferendo l'orrore in Inghilterra. La tecnica solleva inquietanti interrogativi morali: abbiamo bisogno di vedere persone belle e bionde prima di poterci immedesimare in una situazione?

Guardando Kony 2012, è inevitabile provare disagio e una punta di disonestà per la vacua e superficiale semplificazione del problema. Lo scopo è forse lasciar spazio all'autocompiacimento degli universitari americani per il loro attivismo, piuttosto che occuparsi di problemi reali? Il tema del video è rendere note le attività di Kony, "farlo diventare famoso", con l'idea che una sollevazione dell'opinione pubblica si tradurrà in volontà politica, e in un intervento militare americano per arrestare Kony e consegnarlo alla Corte Penale Internazionale dell'Aia, che ha spiccato un mandato di cattura per Koni nel 2005. È un'idea confusa e francamente sconcertante per chiunque sappia qualcosa della situazione in Uganda.

Reprimiamo il nostro innato scetticismo di europei sulle truppe americane che intervengono per salvare la situazione ed esaminiamo i fatti. Anzitutto, il concetto che il problema sia la volontà politica occidentale è fondamentalmente scorretto. L'Uganda ha un proprio esercito piuttosto efficace; a dire il vero è abbastanza corrotto e incline a commettere abusi dei diritti umani, ma se parliamo solo di catturare Kony ha la capacità per farlo. Effettivamente ne ha anche avuto l'opportunità svariate volte nell'ultimo decennio. Ciò che manca è la volontà politica - intendo dire la volontà politica dell'Uganda.

Se siete delle brave persone, non premete il tasto "mi piace"

L'Uganda è fortemente coinvolto in numerose missioni di pace delle Nazioni Unite e dell'Unione africana e per esse riceve un sostegno economico. Questo ha fatto sì che per un regime politico corrotto come quello ugandese fosse più redditizio inviare truppe nelle missioni regionali piuttosto che occuparsi dei conflitti interni. Inoltre, non esiste una vera e propria identità nazionale in Uganda; prevale la lealtà verso le affiliazioni tribali e regionali. La maggior parte degli ugandesi ritiene che il conflitto nel nord del paese, dominato dagli Acholi, non li riguardi. Kony è stato cacciato dal paese nel 2006 con un'imponente azione militare. Con una banda di seguaci, che al momento conta poche centinaia di persone, si sposta liberamente attraverso le frontiere poco sorvegliate del Sudan del Sud, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centrafricana. Sappiamo che ha perso la maggior parte della sua influenza, del potere e della capacità di rapire i bambini. Questo non significa che non debba essere arrestato e condotto dinanzi alla giustizia. Ma che le probabilità che venga arrestato, vista la sua posizione marginale, sono molto basse.

Attirare l'attenzione sul problema è positivo, ma una campagna per concentrare gli sforzi sulla riabilitazione delle migliaia di persone colpite dalla brutale azione di Koni sarebbe un modo migliore di utilizzare le risorse. Forse il problema non sta nell'organizzazione che c'è dietro, ma in una generazione che automaticamente clicca "mi piace" su una campagna senza prendersi un attimo di tempo per pensare a cosa sta facendo. Non abbiamo mai avuto un maggiore accesso alle informazioni (e questo è anche l'assunto del regista). Dovremmo approfittarne e riflettere criticamente sui problemi, non salire ad occhi chiusi sul carrozzone mediatico proposto dai social network. Nonostante le sue pecche, questa campagna ha generato un dibattito e un'attenzione lodevoli e senza precedenti sull'Uganda: questo è il suo merito. Siamo noi che dovremmo essere criticati se pensiamo che cliccare "mi piace" equivalga a compiere un'azione significativa. Sono andata in Uganda come stagista ed ero a malapena consapevole dei problemi che avrei dovuto affrontare: povertà, corruzione, alti livelli di HIV, instabilità politica, minaccia costante del terrorismo, mancanza di infrastrutture e industrie, livelli follemente alti di violenza sessuale - questo per citarne solo alcuni.

Non limitatevi a leggere le parole, immaginate che cosa significano nella realtà: strade sterrate, fognature che traboccano, ragazze stuprate, la polizia che picchia i ladri con le catene in mezzo alla strada, carri armati "parcheggiati" nelle rotonde (per ogni evenienza). Non possiamo aiutare a risolvere i problemi dell'Uganda semplificando la situazione per venire incontro alla nostra ridotta soglia di attenzione. E' possibile affrontare la realtà solo guardandola in faccia.

Immagini: "Kony può sembrare uno sfidante di Obama, e lo è - ma non in politica interna" (cc) Philip Hourican per la pagina facebook di Invisible Children; immagine nel testo: (cc) pagina ufficiale di Invisible Children.video: lsofort/youtube.

Story by

Translated from Kony 2012 facebook campaign: no, he’s not running against Obama